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Alike, parte la sfida contro le disfunzioni del mondo digital

Autore: D Sechi


Presentato a Milano il nuovo progetto che esplora le sfide di internet, co-prodotto con UNA e ideato da Stefano Maggi, di We Are Social, Fabrizio Martire e Alessandro Mininno, di Gummy Industries

C’avevate creduto, ci siete cascati, con entrambe le gambe, e ora non è proprio così agevole riportarsi a galla, riemergere, anche perché di appigli sicuri non è che se ne vedano così tanti e, anzi, potrebbero pure trasformarsi in tranelli inaspettati. Il digitale ci aveva convinto, come l’era dell’Acquario, un nuovo Rinascimento, la virata decisiva verso il Paradiso in terra (per i più ottimisti tra i creduloni). Invece, non è andata così, qualcuno se ne è approfittato, le distorsioni hanno cominciato a palesarsi e oggi la società virtuale si è trasformata in un inferno, un po’ come quella reale. E come spesso accade, soprattutto al cinema, è giunto il momento della riscossa, dei cavalieri senza macchia e senza paura che arrivano per dare una sterzata, o almeno per provarci. Che poi saremmo noi, o chi ha voglia di non appiattirsi, di non conformarsi, di non seguire l’andazzo ormai generalizzato.

Facciamo la conta

Milano, in un pomeriggio di sole ben augurante, si è ritrovata per un primo check in, quasi per contarsi e provare a inaugurare un nuovo corso. Un evento aperto al pubblico, presso Talent Garden Calabiana, un nuovo progetto che intende affrontare, analizzare gli impatti dell’evoluzione digital e social su persone e brand. Coprodotto con UNA, Aziende della Comunicazione Unite, ideato da Stefano Maggi (di We Are Social), Fabrizio Martire e Alessandro Mininno (entrambi di Gummy Industries), in collaborazione con SUN68, Talent Garden e OEJ Agency, pensato per esplorare gli aspetti sociali, cognitivi e tecnologici di social e digital, insieme a tutti coloro che comunicano e interagiscono con questi canali; si intitola Alike e ha visto tra i suoi ospiti i The Jackal, LaSabri, Elsa Fornero, Andrea Sesta alias Lercio, Leonardo Bianchi di Vice, e Martina Pennisi, di We Are Social.

Fuori si sta anche peggio 

Il presupposto è stra-noto, la “rivoluzione digital e social” ha cambiato la nostra società: oggi, per la prima volta, chiunque può condividere informazioni con il mondo ed esprimersi davanti a milioni di persone. Ma questa evoluzione ha portato con sé non pochi problemi. Disinformazione, privacy, aggressività, benessere e ruolo dei brand sono solo alcuni dei temi che la realtà di oggi ci propone. Cosa possono fare, concretamente, sia le persone sia i brand? Da cosa dipendono i problemi sempre più seri in rete? Essenzialmente dalle problematiche insite nelle community fisiche. Meditiamo.

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Si prega di non citofonare 

Leonardo Bianchi, News Editor di Vice Italia, non si perde in preamboli: «È palese che oggi come oggi la politica e i suoi protagonisti, e il loro modo di porsi, stiano inquinando il mondo digital e soprattutto l’area social. È evidente una forte tossicità all’interno di ogni forma di dibattito. Prendiamo il caso delle ONG: nel 2016 ricorderete le prime accuse provenienti dall’organizzazione estremista Gefire, subito fatte proprie da certa destra nazionale, infine dai media con sentenze emesse pubblicamente e a stretto giro di posta. Siamo nel campo della disinformazione. Nascono dei miti, delle icone al contrario, la figura di George Soros, che pagherebbe milioni per capovolgere la società e favorire i suoi interessi. Si passa dalla cosiddetta bufala alla Re-informazione, ossia la combinazione micidiale di disinformazione che parte dall’alto e da lì piove verso il basso e poi si stabilizza a ogni livello. Qui non stiamo più parlando della solita e ormai classica cattiveria caratterizzante i social, qui c’è ben altro». Sullo schermo cominciano ad apparire numeri, dati: un noto politico, uno di quelli che si attaccano ai citofoni, nel corso del 2019, insieme al suo strategic marketer, ha postato oltre 2.000 tweet “contro” e diffuso 170 notizie ritenute false. Meditiamo.

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Le invasioni barbariche (?)

Il tema dell’immigrazione si è trasformato nel corso dell’ultimo lustro in un’arma a doppio taglio, con la carità progressivamente spazzata via da richieste sociali alimentate dalla disinformazione di cui sopra. I Jackal, gruppo assurto a fama grazie a contenuti comicosatirici spesso imparentati con il grottesco, ha mostrato che, forse, non esiste un pensiero unico. L’ultimo video del gruppo tratta proprio la tematica dell’”invasione”, ma lo fa con il solito piglio divertito e paradossale e arriva a un successo mai raggiunto prima dalle ormai decine di storie raccontate dai Jackal. C’è, insomma, chi la pensa diversamente, basta crederci, almeno un po’.

Condivisioni 

Il social che ti cambia la vita. Concretamente. Martina Riccardi ha 17 anni, è un adolescente sorridente e preparata, anche perché si è trasformata in poco tempo in uno dei protagonisti di Tik Tok, piattaforma che, come raccontano gli specialisti di numeri e statistiche, e quindi di trend, sta decollando verso orizzonti inaspettati. Martina, oggi, può contare su oltre un milione e mezzo di seguaci, appartenenti a una larga fascia di età, dai 9 ai 18 anni. Martina consiglia, racconta, stimola la propria e l’altrui creatività. Ed è oggetto di cattiverie, ormai un classico social. Non ama le censure, ma si auspica una regolamentazione, che magari scoraggi le interazioni non prima dei 13 anni, per frenare cattiverie e malizie, provenienti soprattutto da parte delle ragazzine. Poi c’è LaSabri, idolo youtuber, scanzonata, piena di energia, la si vede ballare e cantare attorniata da peluche; l’effetto è stravagante, a un primo sguardo un po’ imbarazzante, ma il seguito è notevole, soprattutto tra i più piccoli e il sotto testo appare piano piano in tutta la sua forza: non abbiate paura del cibo, vivetelo con gioia, perché l’anoressia è un disturbo che si palesa in fretta; non sprecate la vostra vita, perché ci sono luoghi nel mondo dove i vostri coetanei non possono permettersi neanche un sorriso. E allora LaSabri va oltre, vola in Uganda, mostra, sempre con il sorriso, le difficoltà, la miseria e la voglia di rialzarsi, diventa l’immagine di una scuola e di tanti bambini che, davvero poco fortunati, ci provano.

Yes We Can 

Che il tempo scorra in fretta non è un mistero. Ma pensate che sono già trascorsi dodici anni dalla campagna presidenziale di Barak Obama, la prima a poter essere definita omnichannel e pre-social. Da quel momento è cambiato tutto: a raccontarlo sul palco i tre fondatori di Alike, Stefano Maggi, Fabrizio Martire e Alessandro Mininno. Il 2008 fu anche l’anno, guarda un po’, in cui cominciarono ad apparire le prime fake news: Obama non era americano, forse era un infiltrato, ci mostrasse i documenti! Nel 2008 esplodeva anche Facebook, due anni dopo la mobilità scopriva nuovi traguardi grazie alla diffusione dell’iPad, mentre faceva il suo debutto Instagram. Tra il 2011 e il 2012 la primavera araba ci fece rendere conto di come i social potessero riunire realmente le persone. Poi… la deriva, gli scandali di Cambridge, come il titolo di un racconto giallo. Da dieci anni i social hanno completamente capovolto le nostre esistenze. Siamo cresciuti con una certa fiducia nel digital, ma la luna di miele è terminata, le polemiche cominciano a intensificarsi. Di contro, circa il 66% si fida dei consigli in rete offerti da sconosciuti. Il che potrebbe essere positivo, il genere umano si sostiene, senza remore. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio? Ed ecco diffondersi il trolling, sembra un episodio, uno scherzo, ma diventa un’attività strategicamente organizzata. Così può capitare che una “mamma” diffonda le immagini di una famosa merendina che all’interno nasconde una pastiglia: cosa danno da mangiare ai nostri figli?! Si tratta di una fake news, ma intanto, nel breve volgere di qualche giorno sono già oltre 66.000 le condivisioni. Non ci si può, dunque, sottrarre a un giusto dibattito internazionale tra i brand su notizie false e sul falso come politica adottata scientemente. Le speranze, inedite, non tardano a mostrarsi: oltre l’algoritmo, l’impatto umano, la parte di curation gestita dalle persone in carne e ossa diventa di nuovo preponderante, il che significa creare valore. E allora: non interrompere più i discorsi con messaggi inopportuni, ma fornire qualcosa che sia richiesto. Andare oltre la polarizzazione del Love/Hate. Yes We Can!

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Sporchi, brutti e cattivi 

Andrea Sesta ha creato un mostro, che ogni giorno mette in imbarazzo il genere umano che parla l’italiano: Lercio, un giornalismo parallelo, notizie inventate che si prendono gioco di una realtà che sembra ancora più finta da quanto è paradossale. Dopo anni di applausi e premi, Sesta si accorge, e i suoi seguaci con lui, che Lercio continua a fare male agli ignoranti, a chi non ha tempo per soffermarsi, per pesare pensieri e parole, per ragionare, per andare oltre la banalità, gente che crede a tutto, gente che invoca la denuncia quando legge di una nuova disposizione aeroportuale internazionale che relegherebbe i bambini nella stiva durante il volo, affinché non possano più disturbare. Sesta, però, sottolinea anche come la realtà sia spesso più folle di Lercio: indovinate se la notizia è vera o falsa: in un museo di New York uomo accoltellato non viene soccorso perché scambiato per un’opera d’arte. È una notizia vera….

La figura della donna 

Quando diventi parte di una storia, di una realtà, di un ingranaggio, lo vivi e lo respiri, non riesci ad accorgerti delle distorsioni. Il social ha contribuito a “rovinare” l’immagine della donna e ne ha proiettato le nuove fattezze anche sugli altri media. La ricerca della posa perfetta su Instagram ha costruito nuovi dubbi mentali, esistenziali e, lì fuori, sui giornali dedicati al genere femminile, si è ripreso a muoversi su modelli desueti, antichi. Altre distorsioni.

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Qualcuno ci spia? Chi se ne frega...

Cambridge Analytica, chi era costei? Martina Pennisi, esperta digital del Corriere della Sera, chiede al pubblico se sia preoccupato della propria sicurezza in rete, la classica alzata di mano, che non avviene. Non ce ne rendiamo conto, siamo troppo impegnati in superficie. Elsa Fornero, ex Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, da tempo una delle persone più odiate in rete, inseguita da nuove e vecchie associazioni politiche, anche lei vittima del citofonista. Con lei, Roberta Cocco, Assessore a Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano, e Giulia Pastorella, nel 2016 selezionata da Forbes tra i trenta under 30 più influenti nel mondo di Law and Policy e nel 2018 indicata come una delle 150 donne da seguire in Italia su startup, innovazione e digitale. Interrogate dalla Pennisi, si sono chieste se la collettiva, scarsa, preoccupazione dipenda dalla poca informazione o dall’estrema fiducia nelle istituzioni. Queste ultime, però, sono per natura conservative e in quanto tali impossibilitate a capire subito i cambiamenti. Le regolamentazioni sono necessarie, ma sono pensate da strutture mai al passo con i mutamenti repentini, soluzioni che, quindi, nascono limitate e sorpassate. È dura, sarà dura. Ma le norme da chi devono essere decise? Dai governi o dalle singole piattaforme? Deve essere il Jeff Bezos di turno a decidere cosa possa o non possa scrivere? Qui c’è ancora qualcuno, la maggioranza, convinto che Facebook sia qualcosa di pubblico, ma non è così, è un’azienda privata che mira al profitto, non può e non deve essere scambiata per uno Stato. Soluzioni? Tante, ma prima occorre prendere consapevolezza che le regole sono pane delle istituzioni; occorrono regole, ma sempre vissute in democrazia; la tecnologia è fondamentale, ma senza dimenticare l’umanesimo e l’educazione; viviamo in un mondo complesso, capirlo non è solo una questione di buona volontà, con buona pace degli hater.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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