ABBONATI

Ogury: come non sprecare miliardi in video adv inefficaci, urge un nuovo standard di misurazione

Autore: Redazione

Gianluca Aversano


Ogni anno i brand spendono in media 10 miliardi di dollari in produzioni visibili solo parzialmente: dopo la lotta alle frodi, questo è il nuovo elemento di preoccupazione per l’intera industria della pubblicità. Troppo spesso, infatti, gli attori del settore si accontentano di standard obsoleti. La soluzione per una impostazione più efficace della campagna passa da una revisione delle metriche

di Gianluca Aversano, Brand Partnerships Director - Ogury

Finché si continuerà a investire utilizzando formati che non rispettano l'esperienza di navigazione e a misurare i risultati con metriche fuorvianti, i brand non sapranno se le loro video adv digitali siano state effettivamente riprodotte e abbiano realmente catturato l'attenzione dell'utente. Dal momento che la spesa per l’acquisto di video advertising continua a crescere, è più che mai necessario chiedersi: fino a che punto si seguiranno queste metriche? Gli inserzionisti comprendono effettivamente per cosa stanno investendo il proprio denaro? La pubblicità digitale sta vivendo un periodo di grande successo: è uno dei pochi settori ad aver registrato una crescita a doppia cifra a seguito della pandemia. E i video giocano un ruolo chiave in questo trend perché gli utenti oggi dimostrano di essere molto più attenti a formati impattanti e divertenti rispetto a banner statici che vengono facilmente ignorati. Tutto questo influenza in modo rilevante la domanda. Considerando esclusivamente gli Stati Uniti, le previsioni segnalano che la maggior parte della crescita della spesa pubblicitaria digitale nel 2022 sarà generata dai formati video. Gli utenti, infatti, trascorrono sempre più tempo sui loro smartphone e i formati mobile sono diventati un pilastro fondamentale dell’investimento nel video digitale: rappresenteranno il 65% della spesa pubblicitaria entro il 2023 nel Paese. I brand che puntano sul digital advertising devono essere certi dell’efficacia del loro investimento e, per ottenerla, devono mettere in atto due soluzioni in grado di eliminare i principali ostacoli a una campagna pubblicitaria di successo.

Stop alle metriche fuorvianti

Gli inserzionisti stanno direzionando un’enorme quantità di investimenti sui formati video outstream, ovvero le video adv incorporate in una pagina di contenuti. Si tratta di un formato diverso rispetto alle inserzioni integrate nei contenuti video in streaming. Tuttavia, sembrano essere ignari di come misurare al meglio i risultati ottenuti da queste campagne. Il principale KPI utilizzato dai brand per questo fine è il Video Completion Rate (VCR). Tuttavia, quando un utente utilizza un dispositivo mobile, può attivare la visualizzazione di un ADV e, allo stesso tempo, continuare a scrollare la pagina. Così facendo, però, la riproduzione parziale o totale del video prosegue fuori dallo schermo. Che senso ha, quindi, utilizzare il VCR come metrica quando non è possibile sapere se il video sia visibile per l’utente o, nel peggiore dei casi, continui a essere riprodotto mentre non appare sullo schermo? Gli inserzionisti rischiano così di ottenere un VCR elevato ma senza che il messaggio abbia alcuna possibilità di essere visto e, ancora meno, ricordato. I brand misurano il successo delle loro campagne video utilizzando metriche che non prenderebbero mai in considerazione per nessun altro tipo di media. Per esempio, non accetterebbero mai di pagare per un cartellone pubblicitario nascosto dietro un albero o per una spot tv sfumato a metà della riproduzione.

Definire un nuovo standard di misurazione

È quindi essenziale che gli inserzionisti facciano riferimento a uno standard più accurato di misurazione del successo delle loro campagne e del ROI che generano. La soluzione consiste nell'utilizzare il “Fully on-screen rate per una durata del 50%", una metrica che misura la percentuale di impression del 100% dei pixel per almeno la metà della durata del video. Tale metrica offre un vantaggio rilevante: è ampiamente disponibile sul mercato tramite misuratori terzi (DV, IAS, Oracle MOAT). Anche se questi operatori utilizzano terminologie differenti, si riferiscono tutti allo stesso standard, facilitandone così l’adozione da parte di tutto il settore. Questa rappresenta l'unico modo per gli inserzionisti di misurare in modo significativo e coerente l’efficacia delle loro campagne video, indipendentemente dai partner o dai network pubblicitari, e dovrebbe diventare lo standard per tutti gli attori dell’online advertising. Nel quarto trimestre del 2021, Oracle MOAT, specialista nell’identificazione e nella misurazione pubblicitaria, ha rivelato che, in media, solo il 41% dei formati video outstream mobile raggiunge il risultato standard di riferimento. Se si applica questa percentuale alla spesa pubblicitaria in video outstream negli Stati Uniti nel 2021, stimata in 17,3 miliardi di dollari , si scopre che oltre 10 miliardi di dollari sono stati sprecati in annunci video visualizzati solo parzialmente.

“Visualizzabile” non significa “visualizzato”

A volte occorre tornare agli aspetti basilari e chiedersi semplicemente se un adv è visibile o meno. Agli albori del digital advertising non esisteva un modo per saperlo. Poi apparve il concetto di “viewability” come primo indicatore della possibilità che una pubblicità venga visualizzata. Ma essere visualizzabili non coincide necessariamente con l’essere visti e l'attuale metodo standard di misurazione non garantisce che un’inserzione venga effettivamente vista, né tanto meno che generi attention. Il concetto di "viewability” diventerà obsoleto quando gli inserzionisti si renderanno conto che non è in grado di fornire le informazioni di cui hanno bisogno. E, a quel punto, l’attention risulterà essere la metrica più ragionevole su cui puntare. Per questo, saranno chiamati a sfruttare al meglio gli annunci fully on-screen, che ottengono visibilità sul 100% dei pixel. Questi formati non sono intrusivi e consentono agli utenti di controllare la modalità con cui visualizzano il messaggio, chiudendolo con facilità se non è di loro interesse. Nel caso in cui l’utente continui, invece, a guardarli, questi formati rivelano una capacità di impatto maggiore a quella di altri formati mobile. I brand dovranno essere ancora più esigenti in merito alla qualità dei media su cui investono. Anche se il criterio della viewability ha rappresentato un passo nella giusta direzione, attualmente non è più sufficiente. Occorre fare un passo avanti e domandarsi: questa ADV ha generato “attention” nell’utente?

I format che catturano l’attenzione

Una recente analisi basata sulla tecnologia dell’eye-tracking , ha messo in evidenza come la maggior parte degli utenti visualizzi i formati video mobile tradizionali outstream e display per meno di 2 secondi. I format fully on-screen, tuttavia, generano molta più attention rispetto alla media del mercato, superando di 2,5 volte quella generata dai mobile outstream e di 5 volte i display da dispositivo mobile. Inoltre, questi formati incrementano il ricordo del brand del 36% rispetto ai video mobile outstream e ai display. Generare il ricordo del brand è il principale obiettivo di un’inserzionista che realizza una campagna di branding. Ma se un consumatore non dedica attenzione a un messaggio mentre viene riprodotto, non c’è possibilità che poi si ricordi del brand o del prodotto mostrato. Attraverso l’adozione dei formati fully on-screen, gli inserzionisti hanno, invece, la certezza che il loro messaggio genererà automaticamente il massimo livello di attention possibile. Questa soluzione consente al brand e all’agenzia creativa che lo supporta di concentrarsi sul contenuto anziché sulla sua effettiva visualizzazione sullo schermo, che dovrebbe essere ovvia. Ma anche la campagna più originale e creativa rischia di essere inficiata dal fatto che nessuno la veda: i milioni investiti da un inserzionista per una campagna video con un prestigioso influencer o una celebrity rischiano di essere sprecati dalla riproduzione del video mentre non viene visualizzato sullo schermo e resta, quindi, ignorato dai consumatori. Si può comprendere quanto sia fondamentale per i brand ripensare la propria strategia di investimento in video advertising secondo due obiettivi chiave: che i loro messaggi vengano mostrati attraverso formati realmente visti e in grado di generare attenzione; che possano misurare il ritorno dei propri investimenti utilizzando una metrica che restituisca correttamente l’impatto della loro adv.


img
incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

LEGGI
img
spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

LEGGI

Resta connesso con il nostro network

Vuoi conoscere meglio i nostri prodotti? Indica la tua email per riceverli in promozione gratuita per 1 mese. I dati raccolti non verranno commercializzati in alcun modo, ma conservati nel database a uso esclusivo interno all'azienda.

Inserisci la tua mail

Cliccando “INVIA” acconsenti al trattamento dei dati come indicato nell’informativa sulla privacy