Dalle osservazioni della piattaforma social emerge che l’emergenza entra nella quotidianità; in calo la sete di news, si confermano le abitudini imposte dalla crisi sanitaria, si ritorna alla collettività
La gente non è più tanto curiosa rispetto al Covid. Non è solo, e non è tanto, la prospettiva di riprendere a uscire di casa, dato che persistono le preoccupazioni rispetto al rischio di contagio e in alcuni Paesi sono alte. Semplicemente, ci stiamo abituando all’idea di convivere con il virus. Con la partenza della “fase 2”, il 4 maggio 2020, e con il progressivo allentamento delle restrizioni personali e la riapertura di alcune attività, i cittadini sanno che li aspetta una “nuova” normalità profondamente condizionata dall’emergenza sanitaria.
Nonostante ciò, i consumatori si aspettano che la comunicazione vi faccia riferimento. Questa consapevolezza emerge dalle osservazioni sviluppate da Facebook a partire dai dati prodotto da Ipsos, McKinsey, Facebook Ads e YouGov. Si apre quindi anche una seconda fase per il marketing e la comunicazione come evidenziato nel webinar condotto da Evita Barra, Sector Lead – Automotive & Luxury, che sarà a breve disponibile al link https://www.facebook.com/business/m/IT-webinars, di cui questo giornale offre un riassunto in esclusiva.
L’emergenza entra nella routine
Come si diceva, la fase 2 della lotta al Covid-19 si apre con un calo di interesse verso lo stesso, per lo meno da parte dei cittadini che invece nelle settimane appena dopo l’inizio del confinamento si affannavano a raccogliere più informazioni possibili. Per esempio, da quattro settimane fa a oggi la pagina di Wikipedia dedicata alla pandemia ha perso il 70% dei contatti. In Italia, ma anche in Francia e in Germania, si riduce la sete di notizie.
Su Instagram, le interazioni legate al tema Covid diminuiscono complessivamente del 55% rispetto al picco registrato intorno alla metà di marzo, più o meno quando in tutti i Paesi è iniziato il lockdown. Cali anche più consistenti si registrano su Facebook in Inghilterra e Germania.
E’ oramai chiaro che l’epidemia impone un adattamento delle routine: il 72% dei consumatori italiani è convinto che questa situazione durerà almeno quattro mesi. Ma quali sono le nuove abitudini che non saranno abbandonate tanto presto? Intanto, le abitudini igieniche, l’uso delle mascherine e il distanziamento sociale, in particolare evitare i luoghi pubblici e toccare oggetti in giro.
Stranamente, gli italiani sono meno preoccupati della riapertura rispetto ai cittadini di altri Paesi: “solo” il 49% è spaventato all’idea di lasciare la propria casa contro il 71% degli inglesi, il 67% degli spagnoli e il 63% in Francia. I meno impauriti sono i tedeschi, 44%.
La “nuova normalità”
In questa “nuova normalità” che si configura il Covid è entrato nella vita quotidiana dei consumatori. Secondo uno studio Ipsos, il 70% degli intervistati vuole avere notizie dai brand, e nel 64% dei casi si aspettano che la comunicazione pubblicitaria rifletta in qualche modo la situazione che stiamo vivendo. Ma in alcuni casi, il 10%, il riferimento alla crisi sanitaria non è apprezzato.
Le analisi effettuate attraverso i dati di Facebook Ads su sette categorie merceologiche rivelano che i beni di largo consumo e il retail sono i settori che maggiormente fanno riferimento alla crisi da Covid nei loro annunci. Il ricorso allo storytelling legato alla crisi diminuisce in financial services, auto e utility, crolla al 3% nel caso dell’e-commerce ed è zero nella categoria dell’entertainment dove riferimenti più espliciti possono essere percepiti come un tentativo di trarre profitto dalla situazione.
La “nuova normalità” sarà comunque caratterizzata da diversi comportamenti nell’approccio alla customer journey. In Italia si mantiene alto il ricorso allo shopping online, mentre l’acquisto nei negozi tiene solo nel caso del grocery ma in generale i consumatori non hanno molta intenzione di recarsi fisicamente nel punto vendita, meno che mai al cinema, ai concerti e agli eventi; i viaggi sia all’interno del Paese sia all’estero non sono al momento una priorità. E si useranno pochi contanti.
La necessità di mantenere le distanze impone di ridurre la customer journey fisica, attraverso il digitale. Facebook ha introdotto alcune funzionalità come Messenger Room e l’ampliamento a da quattro a otto persone le videochat di Whatsapp
Da “io” a “noi”
Il confinamento e la crisi sanitaria hanno fatto emergere un nuovo bisogno di collettività che supera l’individualismo dei tempi precedenti all’insorgere del Covid. Le persone pensano che le relazioni possano diventare più forti. Canti al balcone, ringraziamenti al personale sanitario, raccolta fondi, e naturalmente video aperitivi via chat. C’è un ritorno alla comunità locale ma anche globale, accomunati anche dall’esortazione a stare a casa: lo sticker di Instagram è stato utilizzato oltre 300 milioni di volte durante il primo mese di lockdown. Lo ha fatto anche Budweiser che ha riproposto l’iconico “Wasaaaaap?” del 1999 per incoraggiare le persone in lockdown a contattare amici e parenti e sentirsi meno sole.