Dai primi lavori fino alla costruzione dell’agenzia creativa indipendente più grande del mondo. Il fondatore, ceo e direttore creativo di Droga5, spiega alla folla del Palais la sua scalata al successo e il suo modo di vedere il mestiere
dal nostro inviato a CANNES, Francesco Lattanzio
La celebrazione della creatività è al centro del Festival e il premio Lion of St Mark riconosce gli individui che hanno contribuito in modo sensazionale alla crescita di questa abilità, rara. Quest’anno David Droga è il degno destinatario di questo premio, abituato a presenziare sul palco dei Cannes Lions 2017 dopo i 191 premi vinti e le quattro giurie presiedute, ed è stato chiamato sul palco per raccontare cosa c’è dietro a questo mare di riconoscimenti. Nel 2006 dopo aver lavorato in alcune delle agenzie più importanti del mondo, ha lanciato la sua, Droga5, che ha vinto il premio “Indipendent Agency of the Year” al Cannes Lions per due anni consecutivi, nel 2015 e 2016, e rimane l’agenzia creativa indipendente più grande del mondo.
«I creativi sono spesso insicuri, hanno bisogno di riconoscimenti per capire se il loro lavoro è effettivamente apprezzato. È questo il motivo dei premi», ha spiegato David Droga. Viene dall’Australia, da un paese di montagna dove per raggiungere la scuola più vicina, «ci volevano due ore». Quinto di sei fratelli, «da qui il nome Droga5», prende la sua ispirazione dalla realtà che lo circonda, «dai miei figli e dalle loro attività, dalle esperienze che vivo». Ma non da tutte, quanto «dall’empatia che trovo con le cose e le persone».
Già dai suoi inizi ha avuto a che fare con budget e clienti piuttosto importanti. «La più famosa stazione radio australiana, quando avevo diciotto anni, mi ha dato in mano un milione di dollari e un brief che recitava, testuali parole: fai qualcosa che fa scoppiare la testa! Ho pensato, questo lavoro è bellissimo!». Dall’Australia, poi, si è trasferito a Singapore e poi ancora a Londra, dove ha lavorato per Saatchi & Saatchi e Publicis. «L’esperienza in Asia mi ha insegnato a lavorare duramente, quella in Inghilterra è stata fondamentale per farmi capire come mettere mano alle cose e renderle scalabili», ha precisato David Droga.
Il salto dal piccolo mercato australiano a quello inglese, è stato anche concettuale. «Quando vieni da un mercato più piccolo devi disperatamente dimostrare quanto vali. Bisogna combattere per i budget e quindi essere il più unico e creativo possibile. A volte, poi, avere troppe possibilità e troppi soldi a disposizione è travolgente. Le barriere danno stimoli per crescere», ha spiegato David Droga. Nonostante questo, però, «la grandezza di un’idea non corrisponde alla grandezza del budget».
Il salto successivo è stato da Londra all’America: «Mi ha dato le più grandi soddisfazioni, i consumatori adorano l’advertising e questo offre l’opportunità di sperimentare molto e avere sempre un riscontro da parte loro». La differenza culturale dei mercati su cui ha lavorato, ovvero in quattro continenti, è stata “importante per creare il proprio linguaggio, le idee viaggiano più veloce della lingua e ci sono differenze tra i diversi Paesi ovviamente, ma io raccomando ai creativi di non rinunciare all’opportunità di sperimentarli e prendere il meglio da ognuno».
Negli Stati Uniti ha fondato la propria agenzia, Droga5, che si è imposta per il suo stile creativo particolare e graffiante, tanto da portarci a chiedere: ma come convincerà i brand ad accettare questo tipo di proposte? «Se fossi un cliente non vorrei comperare una creatività solo perché è fuori dagli schemi. Noi abbiamo un posizionamento di un certo tipo, e chi si rivolge a Droga5 ha idea di cosa potremmo proporgli. L’agenzia è composta da aree diverse, e quella strategica svolge un ruolo molto importante: aiuta i clienti a capire come avverrà il ritorno dell’investimento. I clienti si rivolgono a noi perchè abbiamo grandi strategie e grandi idee per riempirle».
Dopo tanti anni, Droga non molla il colpo, anzi, è stimolato più di prima. «L’industry è più dura di qualche anno fa, ma è anche molto più stimolante. Ho fondato Droga5 perché avere la mia azienda mi permetteva di avere più risorse creative. Non sono il tipo che vuole stare seduto su uno yacht, l’energia creativa è contagiosa, non ti fa riposare, è come una dipendenza». Una dipendenza che non accenna a passare, e quando lo fara, «e ci vorranno parecchi anni, mi piacerebbe diventare primo ministro australiano» ha concluso Droga.