Autore: Redazione
26/03/2021

Radiovisione: nato un nuovo mezzo da 19 milioni di ascoltatori, Suraci: «Il mercato si allinei al trend»

Dagli studi del Censis emerge che la fruizione di contenuti radiofonici in formato video è cresciuta dell’8%; il presidente di RTL 102.5: «Noi all’avanguardia nel valorizzare gli investimenti adv»

Radiovisione: nato un nuovo mezzo da 19 milioni di ascoltatori, Suraci: «Il mercato si allinei al trend»

Il settore della radiofonia può contare su un nuovo mezzo di distribuzione dei propri contenuti: la radiovisione. Uno strumento in più da offrire al mercato pubblicitario, in questo momento provato da una fase economica molto incerta, tra battute di arresto della campagna vaccinale e la necessità di fare fronte al dilagare dei contagi con una politica delle chiusure che non fa bene al Paese. Secondo quanto risulta a DailyMedia, dopo una partenza fredda a gennaio, anche nel mese di febbraio la spesa adv sarebbe in crisi. Per quanto riguarda la radio, il 2021 è iniziato con un calo del 34,5% della raccolta. Il mezzo sconta l’idea che con la mobilità a singhiozzo l’audience sia drammaticamente calata, perché l’auto è il luogo di maggiore fruizione della radio. Ma i dati RadioTER hanno dimostrato che l’ascolto complessivo, nella seconda parte del 2020, è diminuito solo del 3,4%. Ora c’è anche il Censis a dire che l’ascolto radiofonico è consistente: secondo l’istituto di ricerca diretto da Massimiliano Valerii, sono più di 41 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici. Di questi, 27 milioni utilizzano anche dispositivi alternativi all’apparecchio tradizionale e all’autoradio.

La radiovisione cresce dell’8%

Ma c’è di più. Il Censis dice anche che 19 milioni di italiani seguono programmi radiofonici in formato video, attraverso uno schermo che sia televisivo, dello smartphone, o del computer, in crescita dell’8% in un anno. Di questi, quasi 11 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv. Questa modalità di fruizione, dice il Censis, è fortemente in sintonia con le aspettative degli italiani, di cui il 52% dichiara che vorrebbe fruire di contenuti diversi anche in video. Il 50% di chi segue la radiovisione la trova piacevole, il 27% coinvolgente, il 24% innovativa. Quello che fa la differenza, per gli ascoltatori, sono i contenuti: il 59% degli italiani associa alla radio determinate trasmissioni, che seguirebbe anche su strumenti diversi dalla radio tradizionale. L’89% degli italiani è consapevole della crossmedialità della radio, e ne dà un giudizio positivo. La cosa importante è che le percentuali salgono al 95,5% tra i giovani millennial, al 95% tra gli imprenditori e i liberi professionisti, al 92% tra gli studenti.

È nato un nuovo mezzo

Cos’è la radiovisione lo spiega Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5 e pioniere di questo mezzo che ha lanciato oltre 20 anni fa insieme a Claudio Cecchetto, che ne è stato direttore artistico. «La nostra radiovisione nasce con il nome 102.5 Hit Channel. Su questo canale abbiamo lanciato Dj Francesco (Francesco Facchinetti, ndr) con “La canzone del capitano”. Il che è già significativo della potenza dell’iniziativa e del successo che è in grado di generare». La radiovisione porta in tv il palinsesto radiofonico, trasmesso in modalità simulcast in parte, o 24 ore su 24 con la sostituzione del videoclip relativo al brano musicale messo in onda. Il gruppo guidato da Suraci è presente sul digitale terrestre con la radiovisione l’ammiraglia, Radiofreccia e Radio Zeta. Il primo indizio del potenziale della radiovisione è arrivato dai dati Auditel relativi al lockdown dell’anno scorso, quando contemporaneamente alla crescita delle audience tv anche RTL 102.5 ha registrato incrementi di ascolto fino a un milione in più di persone rispetto al pre-pandemia. «Noi abbiamo creato un modello ex novo – continua Suraci –, ma non siamo gli unici e oggi anche molta radiofonia locale dispone del proprio canale televisivo. Non si tratta di aver aggiunto il video alla voce – aggiunge – per abbellire il mezzo. È proprio un prodotto nuovo, che tra l’altro ha anche la caratteristica di portare contemporaneamente i contenuti su tutti le piattaforme possibili e disponibili, in modalità crossover». Secondo Censis, nell’87% dei casi la multicanalità è una logica evoluzione alla luce dei cambiamenti nel consumo mediatico, e il 72% degli italiani vuole poter seguire i contenuti radio in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, a prescindere dal device utilizzato. «Lo studio Censis dimostra anche quanto il lavoro di RTL 102.5 sia all’avanguardia nell’interpretare le tendenze del mercato e nella valorizzazione degli investimenti pubblicitari. Mi auguro che ora si trovi un sistema nuovo per andare avanti, in modo che anche il mercato si allinei a questi trend».

Fenomeno nazionale e locale

Infatti, l’approdo in televisione da parte dei brand radiofonici è un trend in crescita presso gli editori, nazionali e anche locali. Secondo un monitoraggio di Aeranti-Corallo, nel 2019 erano già oltre 50 le emittenti locali in Italia presenti sulla piattaforma televisiva con una propria offerta. Uno scenario che entro il giugno 2022 sarà riconfigurato con l’avvento del digitale terrestre di nuova generazione DVBT-2, alla luce del nuovo piano LCN che dovrà essere rilasciato dall’AgCom e delle nuove autorizzazioni del MISE per i fornitori di servizi media audiovisivi. Secondo i dati TER del secondo semestre 2020 la fruizione dei brand radiofonici attraverso i loro canali televisivi raggiunge i 4,3 milioni di persone, in crescita del 7,9% sul secondo semestre 2019. Dalla ricerca degli editori emerge che l’ascolto via pc e tablet cresce dell’8% e si attesta a 1,2 milioni circa. Stesso trend per gli smartphone che raggiungono i 3,3 milioni, mentre lo smartspeaker, new entry del 2020, si attesta a quota 455mila utenti.

L’offerta radio in tv

Quasi tutti gli editori radiofonici nazionali e buona parte di quelli locali sono sulla piattaforma televisiva con un’offerta che va dalla radiovisione 24 ore su 24, oppure con parte della programmazione realizzata in questa modalità o con palinsesti diversi da quelli radiofonici. Diversa è la scelta di Rai Radio, guidata da Roberto Sergio, che lo scorso autunno ha lanciato la “visual radio” di Radio2, visibile sulla piattaforma RaiPlay in streaming e rilevata da Auditel, secondo cui nella settimana dal 14 marzo al 20 marzo Radio2 in modalità visual ha registrato 100mila legitimate stream (contenuti editoriali e pubblicitari visualizzati per almeno 0,3 secondi), 66mila ore di visione complessiva e una durata media di streaming di 39 minuti e 20 secondi.

Il ruolo della radio

L’indagine del Censis è stata realizzata su un panel di 1000 persone dai 18 anni in su, rappresentativo della popolazione italiana. A coloro che hanno indicato di seguire programmi radiofonici è stata sottoposta la domanda “Che supporto utilizza per seguire i programmi radiofonici?” a cui era possibile dare più risposte tra varie opzioni con la distinzione tra audio e video nel caso degli apparecchi dotati di schermo, vale a dire tv, smartphone, pc e tablet. Questa ricerca avvalora anche il ruolo fondamentale svolto dalla radio durante il lockdown nella primavera 2020, sottolineando che durante quel periodo il 30,5% degli italiani si è informato almeno una volta al giorno sulla pandemia e sulle regole da rispettare attraverso la radio, dedicando più tempo all’ascolto di quanto non facesse “prima” (30%). Censis conferma anche la capacità della radio di creare community: il 63% di chi segue i programmi radiofonici interagisce con essi, attraverso sms, WhatsApp, e-mail o la “vecchia” telefonata in diretta (10%).