Le associazioni di cui sono Presidenti Lorenzo Sassoli de Bianchi ed Emanuele Nenna ritornano su un argomento già condiviso con l’intento di ribadire come anche nel nuovo scenario in cui operano aziende e agenzie serva più che mai un rapporto di partnership basato sulla trasparenza
Per la serie “repetita juvant”, UPA e UNA – come già prima era stata AssoCom con il “decalogo” del 2013 – tornano sul tema delle gare creative private e, ieri, hanno presentato il frutto della loro collaborazione, ovvero il manuale “La Buona Gara”, che ha l’intento di riassumere e indicare le giuste modalità per condurre un pitch al fine di generare best practice e dar vita a relazioni trasparenti, oneste e durature nel tempo. Un vero e proprio strumento di lavoro, ricco di indicazioni e suggerimenti, che guarda al mondo delle agenzie quanto a quello delle aziende. «Non c’è un’”emergenza” particolare in materia – hanno chiarito i Presidenti delle due associazioni, Lorenzo Sassoli de Bianchi ed Emanuele Nenna – ma l’esigenza di ribadire quelle che, senza imposizioni, riteniamo siano appunto delle “buone regole” per condurre una gara, soprattutto nel nuovo contesto che si è venuto a delineare con il digitale, e nella convinzione che la soluzione ottimale sarebbe che non ce ne fossero. Invece viaggiamo nell’ordine delle 200 all’anno ed è un fatto che continuano a generare dibattito perché, se non gestite in maniera corretta, trasparente e onesta, possono concorrere a determinare serie implicazioni sia economiche che relazionali».
Comprensione reciproca
«Gestire una gara creativa in modo corretto non è solo un tema di trasparenza degli interlocutori: spesso, in buona fede, si commettono errori o si sottovalutano aspetti centrali, originando situazioni che danneggiano tanto le agenzie partecipanti quanto i clienti. Le nostre agenzie hanno dedicato tempo ed energia ad approfondire tutti i passaggi di una gara, mettendo in discussione ciascuno le proprie posizioni in relazione al punto di vista dell’altra parte. Così ne è nato un manuale che fornisce consigli sia a noi sia ai clienti, per evitare incomprensioni – ha detto Nenna -. Sui principi siamo d’accordo da sempre, non è la prima volta che li ribadiamo, insieme a UPA. La novità di questo manuale è che invece di limitarci a indicare buone regole di comportamento approfondiamo le ragioni per cui seguirle genera un vantaggio per tutti, e migliora il mercato. Non credo ci sia arma più efficace della comprensione reciproca per generare relazioni positive e di lunga durata. Ciò detto, penso che anche le agenzie debbano valutare se partecipare o meno a una gara, non buttandosi necessariamente “sull’osso”, ma chiedendo anche ragguagli sul contesto competitivo, sull’entità dell’investimento per saper tarare le proposte e sull’esito dei pitch, perché ancora troppo spesso, diciamo in un terzo dei casi, l’incarico non viene assegnato».
Il manifesto
Il manuale, disponibile anche in digitale e scaricabile dai siti delle due associazioni, si compone di tre parti: dall’identificazione dell’esigenza o meno di indire una gara creativa con pro e contro per agenzie e aziende alla descrizione di come affrontare una gara in tutti i suoi passaggi, fino alle indicazioni su come costruire una solida relazione tra agenzia e cliente. A queste fanno seguito le conclusioni, che esplicitano come rendere il processo di gara positivo e non mettere in difficoltà agenzie e aziende. A chiudere il documento, il manifesto de “La Buona Gara”, 8 punti che riassumono l’intero contenuto del manuale:
1. A volte una gara non è l’unica soluzione possibile. È bello avere alternative.
2. Serve molta serietà per indurla. Altrettanta per parteciparvi.
3. Non è la quantità dei concorrenti a farne la differenza. Ma la qualità.
4. Si basa tutta sulle informazioni. Quelle giuste.
5. Implica trasparenza. Su ogni singolo aspetto.
6. Ha obiettivi da perseguire. E linee guida da rispettare.
7. Termina con un vincitore. E dei vinti, a cui dare spiegazioni.
8. Dà il via alla buona relazione. Quella che dura a lungo.
L’intero documento è caratterizzato da un linguaggio semplice, accompagnato da una grafica che ne rende più piacevole la lettura, perché l’obiettivo principale è che sia un manuale sempre pronto alla consultazione e che i contenuti arrivino in maniera diretta ai suoi interlocutori.
No alle istant game
«I principi associativi di UPA si fondano sui tre pilastri dell’innovazione, della trasparenza e della responsabilità. Pertanto, formalizzare un decalogo della “buona gara” fa parte della volontà di instaurare un dialogo maturo fra i player sul mercato. Noi caldeggiamo l’impiego di percorsi di gara per cercare partner di medio-lungo periodo e non di una singola idea creativa, e riteniamo che troppe agenzie in gara, cioè più di 4 considerando anche quella che ha l’incarico, provochino il rischio di decisioni superficiali – ha aggiunto Sassoli de Bianchi -. Vanno evitate le instant game senza chiari obiettivi strategici, e ciò a vantaggio della crescita di tutto il mercato della comunicazione. Con le agenzie condividiamo l’idea che si debba stabilire una partnership e che le aziende non debbano considerarle come dei fornitori, ma questo vale anche al contrario, ovvero le agenzie dovrebbero considerare le aziende a loro volta come dei partner di lungo termine, grazie ai quali aumentare anche la loro reputazione. Quindi, anch’esse devono valutare se partecipare a un pitch al quale ne sono state invitate troppe. Importante è anche che ci sia equità, ovvero simmetria informativa, brief chiari e tutela delle idee: in una parola, anche le agenzie devono chiedere maggior rispetto». Nessun pregiudizio, infine, per gli advisor, anche se coprono una percentuale ridotta, non più del 5%, delle gare: «Possono essere intermediari utili per portare ordine in alcuni casi – hanno detto in particolare Nenna – ma in linea generale un Direttore Marketing sa come muoversi». Sono stati anche annunciati la creazione di un osservatorio congiunto per monitorare le gare e l’attivazione di una serie di attività formative, la prima delle quali si è già svolta ieri pomeriggio alla IULM di Milano.