In attesa dell’ultimo round di premiazioni per il Film, dove l’agenzia ha totalizzato due shortlist, porta a casa ancora un buon risultato l’unica realtà vincente in quest’annata di magra per l’Italia. Carla Leveratto di Google: «I lavori di Diesel dimostrano che l’Italia ha il potenziale di alzare l’asticella della qualità anche a livello internazionale»
Puntuali come un orologio sono stati annunciati ieri nuovi premi italiani, ça va sans dire, tutti vinti ancora una volta da Publicis, che aggiunge alle statuette del 2019 due argenti e un bronzo nella categoria Brand Experience & Activation dove, in fase di shortlist, ha contribuito alla selezione anche una dei sette giurati italiani di quest’anno, Carla Leveratto, Creative Partnerships Manager di Google Italia. Nella categoria erano state iscritte dal nostro Paese 46 entries, di cui solo sette giunte fino in semifinale. Tra queste, oltre a Publicis, si è giocata una possibilità anche FCB Milan per Continental con il progetto “Continental Grip line”, che purtroppo non ha superato il vaglio finale della giuria. Nello specifico, Publicis ha vinto con i suoi lavori per Diesel, un argento e un bronzo per la campagna “Ha(u)te Couture” e un argento con “Be a follower Size:Biz”, prodotte in collaborazione con Simple Agency.
«All’interno di questa categoria vincono i brand che riescono veramente a ingaggiare la propria audience rimanendo fedeli a loro stessi. Diesel rappresenta un esempio perfetto di questo trend, perché è un brand autentico, capace di giocare in modo sempre originale con la sua consueta irriverenza. Queste qualità risaltano chiarmente nel perfetto connubio brand agenzia che si è creato con Publicis», spiega Leveratto. Quanto agli altri lavori italiani che hanno concorso ai Lions quest’anno nella sua categoria ha aggiunto: «Quello che è mancato quest’anno ai progetti creativi italiani iscritti, è forse un po’ di coraggio in più. Tale mancanza, però, non traspare da un lavoro che si ha modo di vedere solo una volta finito, è difficile, dunque, stabilire in che misura questa mancanza sia attribuibile al brand o all’agenzia e in che percentuale. Sarebbe interessante lavorare su questo punto per capire come superare questo ostacolo, poiché aprirebbe le porte a un approccio maggiormente vincente. Sicuramente, le campagne italiane potrebbero poi essere presentate in modo più completo, affinché possano arrivare in modo più diretto a un pubblico internazionale che applica differenti criteri di valutazione».
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«Non è la qualità il gap che ha portato a risultati meno soddisfacenti in questa edizione. Credo dunque, che la creatività italiana necessiti di un pizzico di maggiore fiducia in sé stessa, perché si tende sempre a pensare che le innovazioni e i lavori più forti arrivino sempre dall’estero e che l’Italia non possa alzare l’asticella della qualità, ma questo non è affatto vero, e i lavori di Diesel, ancora una volta, lo dimostrano. In questo senso, infatti, siamo molto fieri del lavoro che stiamo facendo con Google per IF, evento che sponsorizziamo con grande entusiasmo e la cui costante crescita dimostra che l’industry nostrana si sta muovendo nella giusta direzione».