Daniele Aloisio, Head Of Dooh di MovingUp abilitatore tecnologico che insieme ai suoi partner, leader del mercato OOH, ha sviluppato l’offerta ‘’data-driven’’ in Italia
Se mentre camminate vi sentite osservati, non pensate subito a complotti o a curiosi disturbatori o a un accresciuto fascino della vostra persona: sono le affissioni che vi sentono, che vi seguono, che vi scelgono. L’out of home che cambia pelle, in maniera progressiva ma netta, che entra nei circuiti cittadini e nella quotidianità di chiunque, senza quasi farsi accorgere, approfittando della frenesia della vita, probabilmente. Scenari ancora un po’ fantasiosi, è bene precisarlo, almeno che non si viva in grandi centri urbani, qui in Italia. Come le cose stiano procedendo può raccontarlo Moving Up, struttura attivamente impegnata nella digitalizzazione di questo media.
Daniele Aloisio, Head Of Dooh, nella frenesia di IAB Forum 2019 ci ha fornito una fotografia dello stato dell’arte di questo media. Che è in crescita, o no?
«Cresce cresce, sia nei numeri già consolidati che per awareness ed interesse dei clienti intorno a questo nuovo prodotto. Chiuderemo infatti il 2019 con un +110% di fatturato rispetto all’anno scorso con +50 nuovi clienti attivi. Grazie anche alla continua innovazione dei nostri partner che continuano a dotarsi di sistemi di rilevazione audience sempre più innovativi e puntuali, ci aspettiamo un 2020 a doppia cifra».
Cosa serve per il decollo definitivo?
«Dal confronto con i principali player di mercato emergono tre elementi principali: education, standardizzazione, certificazione.
Education e formazione perché ancora oggi la maggior parte dei buyer non conosce o non sfrutta bene le opportunità ed i benefici che questo nuovo approccio di pianificazione porta con sé. Primo su tutti l’integrazione del DOOH con gli altri canali media che, se previsto già in fase strategica, massimizza engagement e performances arrivando con messaggi coerenti e contestuali ai singoli momenti dell’intera customer journey. Su questo fronte continueremo a lavorare al fianco di agenzie e clienti per sfruttare al meglio i vantaggi di un approccio digitale e data driven, anche su questo canale da sempre off-line. Standardizzazione delle metriche che ancora oggi possono essere diverse per singolo publisher, es. valorizzazione delle ots. Rispetto all’anno scorso, in cui è stato rilasciato il white paper IAB, sono stati fatti grossi passi in avanti in termini di misurabilità e tecnologia da parte di ogni player, ma c’è ancora tanto da fare iniziando ad unire i diversi tavoli di lavoro istituzionali per creare un’offerta di mercato uniforme e facilmente assimilabile dai buyer. Certificazione, il mercato è così nuovo che non ci sono ancora certificatori terzi, come IAS o MOAT per la parte web. L’arrivo di un certificatore esterno migliorerà senz’altro trasparenza di tutta la filiera e fiducia su questo nuovo prodotto».
Come si colloca Moving Up nello scenario OOH?
«Siamo felici di poter dire che in poco più di due anni dalla creazione del progetto oggi
Moving Up detiene in esclusiva più del 75% degli schermi digitali acquistabili in Italia attraverso piattaforma programmatica. Network che oggi conta 3.200 impianti sull’intero territorio nazionale grazie anche agli ultimi ingressi di SilvaNeon, Aero Service e supermercati Unes».
Inutile rimarcare che in Italia ci siano anche dei ritardi di ordine strutturale…
«Certo, non si può negare che nel nostro Paese siamo in ritardo e sotto la media europea in termini di innovazione tecnologica e digitalizzazione. In Italia solo il 7-8% degli impianti Out Of Home disponibili sono digitali, tra l’altro presenti per lo più nei grandi centri urbani. Comunque sono certo e fiducioso che finalmente qualcosa stia cambiando anche in questo senso. Il programmatic digital out of home è già realtà, sulla bocca di tutti; e tutti, chi più chi meno, ci stanno lavorando o quantomeno cercano di capire come integrarlo nelle proprie strategie».