I tre fattori che compongono la rete hanno interessi diversi, ma tutti e tre non possono prescindere dalla fiducia. Secondo la visione – e le volontà – della società, la raccolta dati cambierà meccanismo e le informazioni trasmesse diminuiranno. Ma gli utenti rimarranno in controllo
Mezzo mondo è connesso a internet. Non è un modo di dire, la diffusione della rete raggiunge ora 3,9 miliardi di persone, il 50% della popolazione mondiale. In 30 anni di navigazioni online si è sviluppata tra gli utenti una coscienza del mezzo da cui gli elementi che ne fanno parte non possono più prescindere. L’ecosistema è composto da tre fattori: publisher, advertiser e utenti. L’equilibrio tra questi è fondamentale per la salute di internet, ed è sostenuto da un punto comune: la fiducia. Gli advertiser si battono per misurare l’efficacia delle loro campagne e per la trasparenza, gli editori per la qualità dei contenuti e dei contesti, gli utenti per privacy e sicurezza. «Ma sono questi ultimi ad avere la precedenza. Vogliono avere il controllo sui loro dati personali, sapere chi li colleziona e poter cambiare decidere di volta in volta che informazioni condividere con loro», spiega Matt Brittin, Presidente EMEA Business & Operations di Google durante la seconda giornata del DMEXCO.
Dati, tipologie e raccolta
Ci sono due tipi di dati, riporta Brittin: i primi sono privati, e comprendono email, file e immagini, i secondi sono trasmessi attraverso il digital footprint. «Dare il controllo agli utenti significa renderli partecipi e più sicuri nei confronti di chi li immagazzina e li usa per fini pubblicitari. Chi decide di trasmetterli sarà poi più incline a prendere in considerazione le campagne pubblicitarie», continua. Le dichiarazioni di Google, che aveva paventato il blocco dei cookie su Chrome, hanno aperto interrogativi sulle modalità di raccogliere le informazioni sugli utenti, aprendo la possibilità di passare al fingerprinting. Un grosso cambio di paradigma che sconvolgerebbe i sistemi ad oggi adoperati. «Con la riduzione dei cookie, per personalizzare le ads servirà utilizzare il fingerprinting, ma anche questo dev’essere gestito dall’utente», spiega Brittin. Il fingerprint è un insieme di informazioni che il device trasmette al server per ricevere i dati necessari a elaborare le pagine web richieste, e queste possono essere utilizzate per identificare il device stesso. Inoltre, «il machine learning può aiutare le aziende a dare un servizio migliore agli utenti pur raccogliendo un minor insieme di dati», conclude.