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Il marketing personalizzato continuerà a crescere anche nell’era GDPR

Autore: Redazione


Con l’entrata in vigore del GDPR, il tema della profilazione del pubblico è diventato oggetto di dibattito serrato tra gli operatori. Giovanni Strocchi, CEO di ADmantX, lo analizza e individua alcune strade da percorrere

a cura di Giovanni Strocchi, CEO di ADmantX

Dopo l’entrata in vigore del GDPR molti inserzionisti digitali temono una limitazione delle loro scelte di targeting.

Mentre i consumatori vogliono annunci su misura - che richiedono l’accesso ai dati personali - la nuova direttiva sulla privacy ha generato una maggiore consapevolezza sull’argomento e una iniziale maggiore riluttanza nel condividere le informazioni con i brand. In effetti, alcune statistiche mostrano che, fra il 10% e il 30% dei consumatori europei, è diminuito il consenso ad utilizzare i propri dati per la pubblicità personalizzata.

Non c’è da stupirsi se alcuni ritengono che soddisfare le aspettative dell’audience riguardo ad annunci coinvolgenti e personalizzati sia ora un compito più difficile.

Però non tutto è perduto! In effetti, potrebbe essere solo cambiato il modo in cui i dati vengono utilizzati; il targeting basato sui dati può ancora prosperare al massimo con un diverso approccio all’uso dei dati.

Personalizzazione versus privacy

È risaputo che la maggior parte dei consumatori preferisce annunci su misura. In effetti, ricerche internazionali - che comprendono Italia, Svezia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti - hanno rilevato che l’80% dei 25-34enni apprezza il valore degli annunci e delle offerte personalizzate. Il targeting basato su informazioni accurate è quindi essenziale per ottimizzare l’impatto pubblicitario e la soddisfazione dell’audience.

L’introduzione di nuove leggi, però, rende questo difficile. Con il codice di privacy nazionale, ora adattato per incorporare il GDPR, le regole su come, quando e dove i dati possono essere utilizzati sono più rigide.

Inoltre, i riflettori puntati su entrambi questi cambiamenti normativi e le recenti violazioni dei dati hanno reso i consumatori meno inclini a fidarsi delle società che non proteggono adeguatamente le loro informazioni. Un recente studio della società di sicurezza informatica RSA rivela che il 55% dei consumatori evita di condividere i dati con aziende che ne hanno abusato o venduto senza il consenso e il 41% addirittura falsifica i dati per proteggersi in caso di violazione dei dati.

Di conseguenza, gli inserzionisti si trovano in una posizione difficile. Da un lato, il successo della campagna dipende dall’erogazione di messaggi unici per un target preciso. Dall’altra parte, con la maggiore consapevolezza sulla privacy, la percentuale di consumatori disposti a condividere i propri dati si sta riducendo, così come la raccolta di insights importanti.

In questo contesto, cosa si deve fare?

In breve, bisogna utilizzare pool di informazioni alternative che non causano ansietà nei consumatori o violano le leggi sulla privacy.

Il targeting contestuale è la nuova strada da seguire

Ovviamente, il contesto (focalizzare la comunicazione rendendola omogenea al contenuto media in cui viene erogata) non è un nuovo componente nella pubblicità digitale. Una volta, usare il contesto per creare annunci su misura era di gran moda, ma nella fretta di raggiungere target specifici e produrre annunci iper-personalizzati, il valore dei dati contestuali è stato ampiamente dimenticato. Ora, tuttavia, con il GDPR che pone maggiori restrizioni sull’utilizzo dei dati personali, forse è giunto il momento per una posizione sempre più centrale del targeting contestuale, grazie ad insights ricavati dagli URL.

Un URL può offrire agli inserzionisti una quantità sorprendente di informazioni utili: ad esempio l’argomento preciso del contenuto della pagina, nonché l’ora e la data in cui gli utenti accedono. Nessuno di questi dati rende gli individui personalmente identificabili - non contiene informazioni su nomi, sesso, acquisti, indirizzi personali o altro - ma può aiutare a migliorare la comprensione dell’audience.

Ad esempio, è probabile che un utente che legge della settimana della moda di Parigi possa essere interessato a offerte di viaggio nella capitale francese. Oltre a questo, si può presumere che lo stesso utente possa avere interesse per gli articoli relativi alla moda, come gli stili di scarpe più alla moda nella nuova stagione. Inoltre, se la pagina letta include un articolo sulle squadre sportive e viene visitata durante la Champions League europea, probabilmente gli utenti saranno appassionati di calcio.

Giovanni Strocchi

Pertanto, pubblicando messaggi su misura accanto agli articoli sul calcio durante le partite, o relativi alla moda in vista di un importante evento del settore, gli inserzionisti potranno massimizzare le possibilità di avere un impatto e generare una risposta positiva. Inoltre, nel tempo, le informazioni raccolte sulle pagine e sulla navigazione possono contribuire a costruire un quadro dettagliato di ciò che interessa gli users e di come interagiscono con i contenuti, riempiendo in tal modo i principali gap di profilazione dell’audience creati dal GDPR.

Si deve, però, agire con consapevolezza e prudenza perché non tutte le piattaforme di targeting contestuale sono uguali. Gli inserzionisti devono assicurarsi di selezionare un fornitore che non solo fornisca strumenti di valutazione avanzati, in grado di stabilire il vero contesto dei contenuti attraverso analisi semantiche approfondite a livello di pagina, ma anche di controllare attentamente i suoi partner. Più specificamente solo partner che, nell’acquisizione di dati, aderiscono a un rigido Codice Privacy e sono conformi al GDPR.

A pochi mesi dall’entrata in vigore del GDPR si è riscontrato un iniziale calo nel volume di informazioni sui consumatori. Questo calo continuerà ad aumentare e, se i brand non sfruttano i dati disponibili e inizieranno ad usare i loro dati direttamente, è probabile che la conseguenza finale sarà una contrazione della base clienti profilati. Di conseguenza, gli addetti al marketing e gli inserzionisti devono pensare alle alternative disponibili, in modo da continuare ad offrire pubblicità personalizzata, e il targeting contestuale è una delle più efficaci e convenienti.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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