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Il digital audio non è solo streaming musicale: una fotografia attuale del podcast

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Il formato del podcast online sta guadagnando bacini di utenza importanti nel mondo, e in Italia il framework è pronto per aprire un nuovo terreno pubblicitario. Il punto della situazione di DailyNet con Mirko Lagonegro e Davide Panza, co-fondatori di DigitalMDE

Il digital audio negli ultimi anni ha scalato alcuni gradini della gerarchia dei contenuti, attirando larghissime audience sulle piattaforme di streaming musicale, restituendo aria alle case discografiche e aprendo praterie per gli investitori pubblicitari. Ma attenzione a non confondere “digital audio” con, appunto, streaming musicale. Alla categoria appartengono infatti tutti i contenuti in formato audio veicolati tramite internet, tra cui la ritrasmissione dei canali radio in FM e DAB, le web radio e i format on demand, anche noti come podcast.

Digital audio: l’iperbole del podcast negli stati uniti

Questi ultimi stanno segnando una vera e propria iperbole d’interesse tra gli utenti. Secondo una ricerca di Edison Research e Triton Digital, leader della gestione di campagne adv in digital audio, l’utenza settimanale americana dei contenuti audio online ha subito un’accelerata negli ultimi due anni, con una crescita superiore al 50% anno su anno nel 2016 e nel 2017, e con una proiezione sul 2018 di un ulteriore +57% che porterà l’user base a 160 milioni di unità. All’interno di questo trend spiccano le quote del podcasting, dove la crescita supera il 20% e registrerà +26% anche nell’anno in corso portando a 73 milioni i consumatori mensili di questo tipo di contenuti. E gli investimenti pubblicitari crescono a velocità doppia: dal 2016 al 2017 l’ad spend è più che raddoppiato, toccando i 240 milioni. E la stima indica, per il 2018, lo sfondamento del tetto dei 300 milioni (dati IAB USA). Il segreto sta nella vena mobile, device che si sta consolidando come il principale canale di ascolto. Dal 2015 al 2018 la proporzione tra gli ascolti da computer e quelli da smartphone/tablet è passata da 42%-55% (con un 3% di astenuti) a 29%-69%.

Podcast adv: alcuni risultati dagli States

Nielsen ha già prodotto uno studio sui risultati tangibili prodotti oltreoceano dall’advertising all’interno dei podcast. Secondo la ricerca Podcast Sponsorhip Study, riferita al 2017, i brand che hanno investito sui podcast riferiti a Società&Cultura hanno ricavato un uplift del purchase intent del 9,2%, mentre è al 12% quello dei marchi che hanno puntato sull’argomento News&Politics, il 9,3% quello dei programmi legati allo Sport, il 7,3% il risultato dell’adv all’interno dei podcast Comici e il 14% l’incremento quando si toccano le corde del Business.

Il trend in UK

Spostando la lente sull’Europa, precisamente sull’UK, si nota un bacino d’utenza più ristretto ma un interesse altrettanto palese. Al di là della Manica ci sono 22 milioni di fruitori di podcast settimanali, e i nuovi dati della ricerca Share of Ear di Edison Research (relativi al 2017) dimostrano che, chi ascolta podcast ha ridotto il totale del suo audio share su radio AM/FM dal 51% al 26%, in favore proprio dei format sul digitale. I podcast rappresentano in proporzione il 32% delle fonti audio a cui si rifanno i “podcaster”. Se l’UK è un mercato troppo avanguardistico in confronto a quello italiano, la Spagna può rappresentare un paragone più verosimile. Tra gli iberici maggiorenni che utilizzano internet, il 50% ha ascoltato almeno un podcast negli ultimi trenta giorni.

Mirko Lagonegro
UK: la reazione degli advertiser

Digital audio, dunque, fa rima con mobile. Ma anche con target giovane. Se gli utenti mensili dei contenuti sono il 26% della popolazione, stringendo l’inquadratura sui 15-24enni la percentuale tocca il 35%. Gli inserzionisti se ne sono accorti, e sull’onda dello streaming musicale e dei formati sviluppati ad hoc per l’audio online, l’intero comparto sta vivendo una forte crescita. Secondo la ricerca The Rise of Digital Audio Advertiser, commissionata da DAX e condotta da MTM su un campione che comprende manager di operatori adv - tra cui Carat, OMD, Havas, Ebay, Mediacom e Vizeum - due terzi degli investitori programmano la creazione di annunci specifici per il formato podcast.

E in Italia?

Sul nostro territorio, l’infrastruttura di base è stata costruita da poco attraverso la collaborazione di molte società operanti a vario titolo nel settore audio con IAB. Ora il framework è pronto, gli strumenti tecnologici sono disponibili «ma lato pubblico non esiste ancora un’offerta strutturata di podcast originali», spiega Mirko Lagonegro, ceo & co-founder di DigitalMDE. E in questo senso la società sta lavorando. «Abbiamo creato una casa di produzione, MyVoxes, attraverso cui stiamo sviluppando prodotti che abbiano appeal sul pubblico. Lavoriamo seguendo due filoni: affianchiamo editori producendo approfondimenti in audio e collaboriamo con autori, sceneggiatori e musicisti alla creazione di format originali. Abbiamo notato caratteristiche comuni nei format di successo a livello internazionale e abbiamo dato loro un filone per sviluppare storie, serie di episodi che ora sono in produzione», aggiunge Davide Panza, cmo & co-founder della stessa DigitalMDE. Insomma, la società sta ultimando dei progetti in white label che puntano a diventare “branded podcast”. Un formato pubblicitario «che ha dei costi di produzione e distribuzione molto più bassi dei video, ed è facile portarli all’attenzione del pubblico attraverso app mobile, aggregatori, pagine web ad hoc e widget», continua Panza.

Davide Panza
Tecnologie sul territorio

In Italia, a oggi, la produzione dei contenuti è molto sparpagliata e piattaforme come Spreaker, aggregatore di podcast sia originali sia radio catch up, diventa la principale destinazione per gli ascoltatori. «Non c’è un’attività di marketing e promozione verso l’utenza che quindi fa fatica a conoscerla: è chi produce il contenuto che dev’essere in grado di farlo arrivare alle persone», aggiunge Lagonegro. Esistono, invece, le tecnologie di acquisto pubblicitario - tra cui a2x, marketplace per le inventory audio della già citata Triton Digital - e di misurazione delle metriche audio, come Webcastmetrics, che possiede il certificato del Media Rating Council.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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