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Il vademecum di Show Reel per orientarsi nel web entertainment

Autore: Redazione


Da community a storytelling, un prezioso approfondimento su alcune delle terminologie più utilizzate e, allo stesso tempo, fraintese, stilato in sei punti

Show Reel, agenzia italiana specializzata nella realizzazione di branded content, presenta un vademecum per orientarsi nella terminologia legata alle nuove dinamiche del web entertainment. Per iniziare a orientarsi in quest’universo in divenire può essere utile fare chiarezza su alcune parole chiave più usate e a volte abusate del settore:

1) Branded Content VS. Branded entertainment

Anche se spesso vengono equiparati, il Branded Content e il Branded Entertainment non sono la stessa cosa: il branded content fa riferimento esclusivo alla produzione di contenuti, mentre il branded entertainment riguarda tutta la sfera dell’intrattenimento, da eventi e festival fino a film e libri. Entrambi sono leve di comunicazione complesse, perché si tratta sempre di progetti che richiedono l’integrazione di diverse divisioni e il principale sforzo nella realizzazione di questo tipo di attività è proprio a livello di cultura aziendale. Sia il branded content sia il branded entertainment, hanno come obiettivi principali quello di agevolare la costruzione dello storytelling e di migliorare l’engagement, con il fine ultimo di raggiungere il consolidamento dei valori di marca.

2) Brand storytelling VS. Brand experience

Lo Storytelling è il tono di voce e l’approccio del brand nel comunicare i suoi valori e nella capacità di costruire attorno a loro una narrazione convincente e coinvolgente. Quando si parla di Brand Experience si intende il contatto che l’utente ha con il brand e come lo vive: l’experience comprende lo storytelling ma va oltre. Con Experience si intende sia quello che il brand fa come “editore” sia tutto ciò che avviene nella parte più commerciale, ovvero dai video, agli eventi all’esperienza in store.

3) Community VS Target

Con community si intende un gruppo di persone che hanno interessi e valori comuni che si incontrano, discutono e si scambiano informazioni. Quando si parla di target a livello marketing si fa generalmente riferimento a un’utenza passiva come semplice destinatario della comunicazione. Parlare di community implica invece che il brand assume il ruolo di interlocutore all’interno di una conversazione già esistente. Questo significa creare dei contenuti/dinamiche che prevedono una partecipazione attiva degli utenti che parlano il loro linguaggio e condividono passioni o interessi. Proprio l’affermazione e la crescita di specifiche community ha trasformato anche i contenuti a esse rivolti che sono sempre più verticali e rappresentano quasi dei “canali tematici”. Il topic di riferimento in questo caso può essere più stretto o più ampio ma riguarda sempre una passione o un set di interessi ben delimitato.

4) Engagement VS. Call to Action

Con Engagement si intende un consumo attivo e partecipato di un contenuto da parte degli utenti e costituisce una cartina tornasole per capire il successo di un’attività. In pratica, un contenuto ha successo nel momento in cui genera, da parte degli utenti che lo fruiscono, una reazione spontanea come un commento o un like o quando viene effettivamente seguito nella sua interezza. In questo caso i parametri di riferimento sono differenti: per i contenuti testuali si parla di tempo di permanenza mentre per i contenuti video di watch time o percentuale di completamento che indica quanti minuti sono stati visti.  La Call to Action, in italiano “chiamata all’azione”, è un meccanismo di engagement nonchè un elemento fondamentale delle campagne di branded content e influencer engagement. La call to action è una richiesta esplicita fatta alla community in modo da stimolare in loro un’attivazione a supporto del contenuto e/o del brand, come ad esempio: creare contenuti, utilizzare un hashtag, commentare un post, partecipare a un concorso, effettuare un acquisto etc.

5) Storytelling VS. Piano editoriale

Storytelling è un concetto estremamente di moda nel mondo della comunicazione, forse uno dei più utilizzati e allo stesso tempo più fraintesi. Esso implica la capacità di costruire una comunicazione basata su una narrazione che racconta valori, caratteristiche e tratti discriminanti di un brand. Per risultare credibile, coerente ed efficace, non può esistere un’unica strategia di storytelling, ma diverse declinazioni basate sulla community di riferimento. Nel campo del web entertainment, lo storytelling fa sì che la comunicazione del brand non interrompa la normale fruizione ma diventi il contenuto stesso. L’obiettivo è catturare l’attenzione dell’audience di riferimento, caratterizzando la storia come unica e inimitabile. Il piano editoriale, invece, è un documento strategico che aiuta a organizzare e programmare i contenuti in base agli obiettivi di comunicazione e rappresenta uno strumento fondamentale per la strategia di storytelling che accomuna editori e content creator. Quando si progetta un contenuto brandizzato o un’attività di branded entertainment, il piano editoriale dei diversi attori coinvolti sul progetto è la base di partenza per definire l’attività e gli indicatori di performance.

6) Content Creator VS Influencer V.S Ambassador VS Testimonial

Contrariamente a quanto molti pensano, questi termini non sono assolutamente sinonimi. Con Content Creator si intende chiunque produca contenuti. Si usa una definizione così ampia perché il digitale prevede che una stessa figura ricopra più ruoli e necessiti di più competenze specifiche. Chi produce video per il proprio canale YouTube o pagina Facebook, ad esempio, incarna contemporaneamente le figure di social media manager, regista, autore, montatore e spesso protagonista. Risulta quindi difficile includere questa attività nelle definizioni specializzate tipiche di altri media. Spesso ci si riferisce ai content creator come Influencer, ovvero come degli opinion leader in grado di influenzare la propria community di riferimento. Se si guarda la definizione in sé, appare chiaro come i content creator (ma non solo) diventano influencer capovolgendo il punto di vista da cui li osserviamo e prendiamo quello dei marketer e degli advertiser. Di fatto loro, creando dei contenuti di interesse per la community, sono dei veri e propri aggregatori. Questo li rende credibili e autorevoli e, nel caso dei content creator digitali, percepiti come “vicini” “relatable”. Queste loro caratteristiche li rendono “influencer” nel momento in cui, in collaborazione con un brand, creano contenuti capaci di creare un’influenza positiva. Lo stesso vale per la definizione di Ambassador. In questo caso ci riferiamo, però, a una collaborazione più strettamente di comunicazione: ovvero il creator/personaggio ha il compito di raccontare i valori di brand in quanto affini ai suoi e a ciò che condivide con la propria community. Le attività di comunicazione si svolgono su piani paralleli e spesso si protraggono nel lungo periodo: talvolta è l’ambassador che si presta per attività o contenuti propri del brand, mentre in altri casi si fa lui portavoce della comunicazione sui propri canali. Il termine Testimonial fa riferimento, tra tutti, al rapporto talent-brand più tradizionale nel panorama pubblicitario: si tratta di un personaggio, di solito molto noto al grande pubblico, che presta il proprio volto per promuovere un prodotto o un servizio, facendosi indirettamente garante della credibilità del messaggio pubblicitario e, dunque, anche della qualità del prodotto o servizio. L’attività di comunicazione, in questo caso, si svolge esclusivamente sui canali e sui supporti di comunicazione del brand, avvalendosi dell’immagine del personaggio.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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