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Pro Web Consulting illustra i vantaggi della sua offerta CRO

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L’intervista di DailyNet a Stefano Brighenti, Founder & Managing Director, e ad Alessandro Martin, Head of CRO, per fare il punto sulla nuova proposizione della sigla

Si chiama Conversion Rate Optimization - CRO il nuovissimo servizio di Pro Web Consulting, nato con l’obiettivo di rafforzare l’offerta al mercato e ottimizzare i siti dei brand grazie a un approccio scientifico e guidato dai dati. DailyNet ha intervistato Stefano Brighenti, Founder & Managing Director, e Alessandro Martin, da poco nominato Head of CRO di Pro Web Consulting per discutere non solo di CRO, ma anche di crescita, nuovi clienti, eventi e formazione. Com’è iniziato l’anno di Pro Web Consulting in termini di crescita del team e di acquisizione nuovi clienti? Stefano Brighenti - Il 2017 si è chiuso come il miglior anno della storia di Pro Web Consulting in termini di fatturato e marginalità: questo ci spinge a portare l’asticella ancora più in alto per il 2018. I primi tre mesi sono partiti sotto i migliori auspici, con l’acquisizione di progetti sempre più strutturati e internazionali per brand di alto livello, basti pensare a Luisaviaroma, La Martina, Nomination e Costa Crociere. Di conseguenza, il nostro team sta crescendo in maniera costante, grazie a un vero e proprio scouting di talenti del settore in Italia e in Europa: siamo ormai ben 50 professionisti qualificati. Dal vostro osservatorio privilegiato come sta evolvendo il rapporto tra SEO e brand, le aziende stanno davvero approcciando la disciplina nel migliore dei modi? Stefano Brighenti - La trasformazione digitale sta investendo le aziende italiane a tutti i livelli e trasversalmente per settore, basti pensare che persino la Pubblica Amministrazione sta affrontando un percorso triennale di digitalizzazione. A questo si aggiunge la necessità e la volontà di internazionalizzare la propria strategia, in un contesto globalizzato di distribuzione di prodotti e servizi nel mondo. Che la SEO e le attività di search marketing in generale siano una componente fondamentale di ogni digital strategy è un fatto noto: le aziende investono oggi degli ottimi budget in visibilità sui motori di ricerca, perché comprendono che è solo facendosi trovare dai propri potenziali clienti - nella maniera più semplice, diretta e positiva possibile - che si può essere competitivi su mercati e canali dinamici, in continua evoluzione. Avete da poco attivato il servizio CRO (Conversion Rate Optimization), quali sono gli obiettivi del lancio e quali benefici può portare al sito di un brand? Alessandro Martin - Sono stato chiamato a strutturare il reparto CRO di Pro Web Consulting per una precisa scelta strategica della società: ampliare l’offerta con un servizio di ottimizzazione ancora più completo, mirato e scientifico. La CRO migliora l’efficienza di un sito web, incrementandone la capacità di trasformare i semplici visitatori in clienti soddisfatti. L’attività CRO è grado di generare principalmente tre benefici:
  • Riduce i costi di acquisizione (si ottiene di più con lo stesso budget) e libera, pertanto, risorse da riallocare sui canali più efficienti o sul test di nuove fonti di traffico, rendendo il piano di marketing più solido;
  • Migliora la percezione del brand: una positiva esperienza di navigazione e acquisto rende gli utenti più soddisfatti e consolida la relazione con il marchio;
  • Arricchisce il grado di conoscenza che il brand ha dei propri utenti attraverso l’accumulazione di validated learning ovvero di conoscenze empiriche acquisite sul campo soprattutto grazie a attività di testing.
In sintesi, un progetto CRO di successo è in grado di moltiplicare il valore del proprio budget di digital marketing. La domanda che ogni brand dovrebbe farsi è: perché non lo sto già facendo? Potete spiegarci in maniera semplice cos’è la CRO e come funziona? Alessandro Martin – Faccio un esempio. Se domani mattina dovessi partire per un viaggio e scoprissi che il serbatoio della tua auto ha dei buchi, che faresti? Se ci pensi ci sono due possibilità: la prima è pompare più benzina nel serbatoio sperando che riesca a bilanciare quella che esce dai buchi. La seconda è riparare il serbatoio per fermare o almeno ridurre lo spreco di carburante. Qual è la soluzione migliore? Dipende a chi lo chiedi. Se lo chiedi al benzinaio, sicuramente ti suggerirà la prima e magari ti consiglierà anche un tipo di benzina più moderna, ad alto contenuto tecnologico, un po’ più costosa ma sicuramente con prestazioni migliori. Se lo chiedi al meccanico ti dirà che prima di spendere altri soldi in benzina è meglio riparare il serbatoio migliorando così l’efficienza della tua auto. In questo modo farai più kilometri con la stessa quantità di carburante. Un bravo meccanico si accorgerà anche che la tua auto magari ha altri piccoli e grandi problemi che la frenano dovuti a difetti di progettazione o all’uso che ne fai. Con una diagnosi accurata saprà isolarli e risolverli rendendo la tua auto più solida e capace di sfruttare al meglio il carburante. Alessandro Martin Negli ultimi dieci anni ho visto tante, troppe, aziende dar retta solo al benzinaio e bruciare decine di migliaia di euro in campagne di advertising che portavano utenti su siti pieni di buchi: lenti, difficili da navigare su desktop e mobile, privi delle informazioni davvero utili al processo di acquisto o semplicemente irrilevanti. Personalmente non ho mai sopportato gli sprechi ed è per questo che mi sono appassionato alla Conversion Rate Optimization. La CRO si basa su un processo scientifico e data-driven: in primis, raccogliamo dati quantitativi e qualitativi sugli utenti target, sul loro processo decisionale e sui loro comportamenti, evidenziando dove si creano momenti di incertezza, stress ed insoddisfazione. Facciamo poi un’analisi approfondita del sito per individuare dove il design e i contenuti deludono le aspettative degli utenti o creano delle vere e proprie “barriere architettoniche” digitali. A questo punto siamo pronti per realizzare delle alternative al design esistente che siano in grado di risolvere i problemi individuati. Ogni modifica, quando il volume di traffico e conversioni lo permette, viene sottoposta ad una fase di testing in modo da garantire che il vantaggio generato sia concreto e misurabile. Con questo approccio sono gli utenti stessi a dirci, con il loro comportamento, se le nostre idee di design sono efficaci o meno. Tutti i siti e tutti gli utenti sono diversi e non esiste una soluzione che vada bene a prescindere. Per questo non abbiamo paura di realizzare dei test che falliscono, ovvero non generano il miglioramento atteso. Anzi, abbracciamo ogni fallimento e gli insegnamenti che ne possiamo trarre come strumento chiave per portare risultati ai nostri clienti. La nostra forza non sta nell’avere una soluzione ad ogni problema ma nel conoscere i metodi per trovarla. Siete molto impegnati sul fronte della formazione attraverso eventi e white paper, quali sono i programmi per il 2018? Qualcosa di dedicato alla CRO? Stefano Brighenti - A livello di formazione universitaria, Pro Web Consulting sta portando avanti diverse collaborazioni, che nel 2018 ci hanno già visto tenere lezioni sul digital marketing alla Business School de Il Sole 24 Ore e alla Scuola Universitaria professionale della Svizzera italiana. In aprile saremo anche all’Università Cattolica, con un seminario dedicato alla localizzazione internazionale dei contenuti per specialisti di lingue e linguistica. Lato eventi, il 4 maggio terremo per la prima volta l’edizione primaverile del nostro ormai consolidato ProWebLab: l’abbiamo battezzata ProWebTech perché sarà incentrata su tutto ciò che è tecnologia e innovazione nel nostro settore, e ne approfitteremo anche per presentare nel dettaglio la nostra offerta lato CRO. ProWebLab tornerà, come di consueto, a fine settembre, per fornire suggerimenti strategici attraverso le migliori success story dell’anno. Parteciperemo con speech formativi anche al Web Marketing Festival di Rimini, all’evento SEO SeriousMonkey a maggio a Milano e all’immancabile IAB Forum di novembre.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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