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Adform rivela una nuova enorme operazione di frode pubblicitaria denominata “HyphBot”

Autore: Redazione


Secondo la società di ad-tech, i truffatori dietro lo schema hanno creato più di 34.000 domini e più di un milione di URL per ingannare gli inserzionisti affinché acquistassero ad inventory contraffatte, il cosiddetto fenomeno del domain spoofing. I risultati sono descritti all’interno di un white paper

di Anna Maria Ciardullo

Le cronache sulla diffusione delle frodi pubblicitarie sono all’ordine del giorno. Una delle più eclatanti è stata, senza dubbio, la cosiddetta “Methbot”, smascherata l’anno scorso da White Ops. Ieri, Adform, piattaforma di ad-tech full stack indipendente ha pubblicato un White Paper relativo a un nuovo episodio di ad-fraud che ha colpito l’ecosistema dell’advertising digitale, per alcuni aspetti persino più grave e più esteso del sopracitato. La scoperta, denominata HyphBot, è il risultato di due mesi di analisi da parte del team di Adform dedicato alla prevenzione delle frodi, che ha riportato i dettagli di quanto emerso in un White Paper, attraverso il quale l’azienda, oltre a una spiegazione dettagliata della frode, vuole fornire il proprio contributo alla protezione dell’intera industry sensibilizzando tutti gli editori ad implementare il sistema ads.txt, lo strumento antifrode messo a disposizione da IAB. l contenuto del White Paper e i risultati ottenuti dalle analisi sono stati sottoposti a verifica ad esperti esterni: Shailin Dhar, Director Research di Method Media, e il Dr. Neal Richter, Co-Chair di IAB Tech Lab.

Il dilagare del domain spoofing

La notizia è stata ripresa in un articolo anche dal Wall Street Journal che ha riportato i dettagli più salienti dello scandalo HyphBot. La frode ha colpito principalmente il mercato statunitense, mettendo in luce le criticità del fenomeno del “domain spoofing”. Secondo Adform, il fenomeno Hyphbot sarebbe in corso almeno dallo scorso agosto. I truffatori dietro lo schema hanno creato più di 34.000 diversi domini e più di un milione di URL differenti, molti dei quali concepiti per tentare di ingannare gli inserzionisti affinché acquistassero ad inventory contraffatte convinti di rivolgersi ad editori premium come l’Economist, il Financial Times, The Wall Street Journal e CNN. Il Financial Times, infatti, ha di recente lamentato il problema pubblicamente, bloccando i rapporti con diversi fornitori ad-tech ritenuti non affidabili dopo aver scoperto che ben 25 di questi offrivano spazi pubblicitari fraudolenti spacciandoli per spazi sul sito FT.com. “Stiamo esortando tutti gli attori della catena di fornitura ad attuare e adottare con urgenza lo standard Ads. txt”, ha dichiarato, infatti, Jon Slade, chief commercial officer del Financial Times.

Ondata di traffico fasullo

I truffatori, attraverso questo meccanismo, hanno generato un’ondata di traffico non umano, o “bot”, che ha caricato i siti fraudolenti, monetizzando soprattutto attraverso annunci video. Gli annunci video sono, generalmente, molto più redditizi perché portano tassi più elevati di impression rispetto agli annunci display.  Il traffico bot è un problema serio per gli inserzionisti pubblicitari poiché significa che hanno sprecato denaro acquistando annunci che sono stati serviti ai programmi per computer, e non a persone reali e dunque non a potenziali acquirenti dei loro prodotti. L’indagine di Adform ha suggerito che le persone dietro Hyphbot hanno usato una rete di data center e di computer di consumatori inconsapevoli, infettati da malware, per accedere a più di mezzo milione di indirizzi IP, per lo più dagli Stati Uniti, imitando il loro reale comportamento di navigazione sulla rete di siti falsi.

L’antidoto: Ads: txt

Adform afferma che gran parte dell’impatto del sistema avrebbe potuto essere ostacolato se gli editori e le società ad-tech avessero implementato e mantenuto aggiornata una nuova iniziativa industriale chiamata Ads. txt, che è stata progettata da IAB Tech Lab proprio per fermare il domain spoofing. Ads. txt è un meccanismo che permette agli editori di mostrare agli acquirenti tutti i venditori legittimi del loro inventario pubblicitario attraverso un file di testo pubblicato sui loro siti web. Secondo l’indagine gli URL sospetti si presentavano all’asta tramite almeno 14 diversi exchange, con una media 1,5 miliardi di richieste al giorno.

Precauzioni immediate

Adform ha iniziato a informare la maggior parte degli exchange pubblicitari interessati già lo scorso 28 settembre, solo due giorni dopo l’inizio della sua analisi. Da allora, ha visto una riduzione del traffico fraudolento, anche se Hyphbot è ancora considerato attivo. Adform ha anche informato il Federal Bureau of Investigation degli Stati Uniti e la Metropolitan Police nel Regno Unito.

L’impatto finanziario

E’ difficile estrapolare esattamente quanto denaro ha fruttato finora il programma. Adform descrive Hyphbot come “probabilmente la più grande rete bot” per colpire il settore degli annunci online. Jay Stevens, chief revenue officer di Adform, ha fornito una stima “conservativa” affermando che, al suo apice, lo schema avrebbe potuto generare almeno 500.000 dollari al giorno. Secondo un rapporto pubblicato a maggio da White Ops e dall’Association of National Advertisers, si prevede che quest’anno si sprecheranno oltre 6,5 miliardi di dollari in spese pubblicitarie a causa di frodi. Tuttavia, tale importo è diminuito del 10% rispetto al 2016, suggerendo che alcuni sforzi dell’industria per affrontare il problema sono risultati efficaci. Al momento, sono più di 36.000, i domini web che hanno adottato Ads. txt da quando è stato introdotto cinque mesi fa dal Interactive Advertising Bureau, ma è necessario un impegno integrato da parte di tutti gli attori dell’industy affinché si possano produrre risultati rilevanti. Oltre ad Ads. txt, nel suo white paper Adform ha anche elencato altri rimedi idonei a combattere il problema. 


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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