Autore: Redazione
11/01/2017

Gli accordi tra operatori di rete e fornitori di contenuti nel mirino del Garante della concorrenza

L’Antitrust promette controlli a seguito dell’indagine conoscitiva sul settore dell’audiovisivo, portata a termine prima della scalata al gruppo Mediaset da parte di Vivendi

Gli accordi tra operatori di rete e fornitori di contenuti nel mirino del Garante della concorrenza

I legami tra operatori di rete e fornitori di contenuti sono nel mirino dell’Antitrust, che lo scorso 30 novembre ha concluso l’indagine conoscitiva sul settore audiovisivo avviata sei anni fa. L’AgCm promette controllo e vigilanza sui rischi che questi legami possono creare per la concorrenza, una posizione che – sottolinea l’Authority – è stata raggiunta prima che Vivendi, già primo azionista di Telecom Italia, cominciasse la scalata di Mediaset fino a prenderne il 28,8%. Nel documento si legge che “Per quanto concerne i rischi di limitare o escludere l’accesso a mercati verticalmente collegati, derivanti da accordi di natura verticale o legami partecipativi tra operatori di rete e fornitori di servizi media televisivi l’Autorità vigilerà al fine di evitare eventuali effetti preclusivi che limitino lo sviluppo dei mercati e il pieno dispiegamento degli effetti della concorrenza a favore dei consumatori. Pertanto l’Autorità vigilerà sui singoli casi di specie in attuazione delle norme in materia di tutela della concorrenza e del mercato e di verifica preventiva delle concentrazioni al fine di evitare che simili condotte possano determinare effetti preclusivi limitativi della concorrenza”. Nell’indagine, l’Antitrust evidenzia anche una serie di criticità legate alla “ridotta penetrazione delle reti Nga”, le nuove reti per la banda ultralarga, sostenendo le politiche pubbliche a favore dello sviluppo della banda ultra larga in fibra ottica, “con l’auspicio che esse possano permettere un più ampio grado di concorrenza, anche infrastrutturale, tra le piattaforme trasmissive”. Secondo l’Agcm, la penetrazione di reti di accesso con velocità adeguate è insufficiente e condiziona la concorrenza nonché lo sviluppo del settore audiovisivo attraverso il web. Contemporaneamente si nota lo sviluppo delle smart tv) e dei set-top box. Con circa 5 milioni di apparecchi venduti nel 2014 l’Italia è uno dei paesi europei con la maggiore percentuale di tv connesse, pari a circa il 17% della popolazione.