Autore: Redazione
23/11/2017

Facebook accusata di favorire la pubblicità razzista

ProPublica sottolinea come sulla piattaforma sia possibile escludere “ebrei” e “neri” da target degli spot

Facebook accusata di favorire la pubblicità razzista

Facebook è di nuovo sotto accusa per via della discriminazione razziale consentita agli inserzionisti, che possono scegliere di escludere dalla visualizzazione delle pubblicità alcune categorie di persone sulla base di etnia, religione e salute. A puntare il dito è il sito ProPublica, non nuovo a simili inchieste. Il tentativo nascosto di ProPublica La settimana scorsa la testata ha fatto un esperimento e acquistato decine di inserzioni su Facebook relative a case in affitto, chiedendo al social network di escludere dalla visualizzazione afroamericani, ebrei, persone di lingua ispanica, interessate all’Islam o a rampe per sedie a rotelle, madri di ragazzi che frequentano le scuole superiori, espatriati argentini. Si tratta di categorie protette dal Fair Housing Act americano, che vieta tali discriminazioni per chi vende o affitta casa. Il vicepresidente Ami Avora ammette Queste pubblicità rappresentano “un fallimento, e siamo delusi di non essere stati all’altezza dei nostri impegni”, ha commentato Ami Vora, vicepresidente di Facebook. Nel febbraio scorso, in seguito a un’inchiesta analoga di ProPublica, Facebook aveva annunciato nuove policy e nuovi algoritmi per evitare pubblicità discriminatorie su case, lavoro e credito, come previsto dalle leggi Usa. Altre accuse Quella di ProPublica non è l’unica accusa indirizzata al social: in settimana un ex privacy manager di Facebook ha scritto un articolo sul New York Times accusando la compagnia di privilegiare la raccolta di dati rispetto alla protezione degli utenti da abusi.