Autore: Redazione
19/10/2017

Audipress indaga “vissuti e aspettative dei lettori” in una nuova ricerca di Episteme

La società di cui è presidente Maurizio Costa ha affidato all’istituto di cui è partner Monica Fabris, che già ne realizzò una analoga per conto di UPA e Fieg a metà 2015, un’indagine mirata a evidenziare i valori di quotidiani e periodici: anche come veicolo pubblicitario

Audipress indaga “vissuti e aspettative dei lettori” in una nuova ricerca di Episteme

La stampa continua purtroppo a restare in territorio pesantemente negativo sul fronte degli investimenti, con un progressivo nei primi 8 mesi certificato da Nielsen nei giorni scorsi che vede i quotidiani in calo del 10,5% e i periodici a -7% sullo stesso periodo 2016. Ora ci si aspetta che gli incentivi fiscali sugli investimenti incrementali diano un certo sollievo a un mezzo ineludibile del panorama informativo. Del suo valore qualitativo si tornerà a parlare nel convegno organizzato da Audipress e dai suoi 4 soci “forti” e, cioè, UPA, Fieg, AssoCom e Unicom, per il prossimo 7 novembre al Centro Svizzero di Milano e dove verranno presentati i risultati di un’apposita ricerca su “vissuti e aspettative dei lettori” realizzata da Episteme, lo stesso istituto - che vede tra i suoi soci Monica Fabris - che realizzò un’analoga indagine due anni fa per conto dell’associazione degli utenti e della Federazione di cui è presidente Maurizio Costa, che ricopre lo stesso ruolo anche in Audipress. La quale ha ritenuto evidentemente molto utile la ricerca del 2015 per sottolineare i plus qualitativi di quotidiani e periodici, al punto da commissionarne appunto ora una decisamente più ampia per fornire un quadro più aggiornato del rapporto tra i lettori e i giornali. L’indagine presentata a fine giugno del 2015 aveva in effetti messo in luce soprattutto gli aspetti positivi del rapporto tra lettori e stampa a pagamento (anche nella sua versione online), evidenziando le nuove tipologie di fruizione (come e cosa si legge) e fidelizzazione (anche in rapporto alle “firme” giornalistiche) dei giornali con il loro pubblico. L’assunto - che dovrebbe trovare conferma anche nell’indagine che verrà presentata il prossimo mese - è che il futuro dei giornali c’è se viene giocato sulla loro percezione di brand e, quindi, sui valori che a loro volta trasmettono e che legittimano anche la pubblicità che contengono.