Autore: Redazione
16/01/2017

In calo l’attività di finanziamento di startup ad tech; l’Italia prova a difendersi

Secondo una ricerca di CBInsights investimenti e numero di operazioni sono in contrazione. Il motivo? Facebook e Google. Gabriele Ronchini, Amministratore Delegato di Digital Magics per il Portfolio Development: «Innovazione, qualità e consolidamento le direttrici di una tendenza locale positiva»

In calo l’attività di finanziamento di startup ad tech; l’Italia prova a difendersi

Le attività di finanziamento di startup e aziende ad tech sono al livello più basso degli ultimi cinque anni. A rivelarlo è una indagine di CBInsights per il Financial Times, secondo cui nel 2016 su scala globale le operazioni di funding nel settore sono state 343. Un calo di circa il 17% rispetto alle 414 del 2015. Sullo sfondo il predominio, anzi lo strapotere di Facebook e Google.

In base a quanto rivela lo studio, in diminuzione non è solo il numero di round, ma anche il volume degli stessi. Nel 2016 gli investimenti sono stati pari a 2,2 miliardi di dollari, con un miliardo “bruciato” in un anno e una raccolta complessiva comparabile a quella del 2013. A gettare ulteriori interrogativi sullo scenario del comparto sono le performance registrate negli ultimi tre mesi del 2016, in cui i funding conclusi con successo sono stati 69, valori che non si vedevano addirittura dal 2012.

Il Financial Times spiega come questa tendenza sia figlia dell’impetuosa crescita di Facebook e Google, i quali hanno costruito dei walled garden dotati di audience smisurate e di dati unici in contrapposizione a un sistema, quello dell’ad tech, aperto e basato sulla contrattazione e l’intermediazione. E caratterizzato da un panorama sempre più affollato, in cui Facebook e Google si spartiscono circa il 75% di quota. Secondo Jason Kint, chief executive of Digital Content Next, al netto di Facebook e Google, nel primo semestre del 2016 l’ad tech ha segnato una contrazione del 3%.

Il commento di Gabriele Ronchini

Gabriele Ronchini, Amministratore Delegato di Digital Magics per il Portfolio Development, tra i principali incubatori del nostro Paese, ha ammesso che i valori restituiti da CBInsights non sono del tutto incoraggianti, volendo però sottolineare “l’effervescenza dell’ad tech tricolore”.

«L’elevato livello competitivo del mercato e lo strapotere di Facebook e Google sono difficili da ignorare, eppure l’Italia ha mostrato grande reattività, anche grazie alla voglia di innovare. Un sentimento comune a tutti gli operatori», ha spiegato a DailyNet Ronchini.

Cifre ufficiali sull’ad tech italiano non ce ne sono. Secondo l’Osservatorio startup hi-tech del Politecnico di Milano, nel 2016 sono stati investiti 182 milioni in startup hi tech, un netto balzo in avanti rispetto ai 147 milioni dell’anno precedente. Se si aggiungono anche gli investimenti di provenienza internazionale, circa 35 milioni, si arriva a 217 milioni di euro. Il quadro è tutto sommato positivo. E sebbene il confronto con altri Paesi tenda ancora a relegarci ai piani bassi delle relative classifiche, ci sono diversi segnali confortanti.

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Gabriele Ronchini

«Quello che abbiamo osservato negli ultimi mesi sono le tante operazioni chiuse, anche al di fuori del perimetro di Digital Magics. Mosaicoon, NearIT, Next 14, l’investimento di Gruppo Triboo in Friendz, e la più recente raccolta fondi di Adabra sono la dimostrazione di quella effervescenza cui accennavo prima». Per Ronchini le parole d’ordine di questa ondata di finanziamenti sono tre: innovazione, qualità e consolidamento.

«L’Italia è un Paese innovativo per natura: siamo innovatori in tanti campi e l’ad tech ne è una ulteriore prova; con qualità intendo la competitività della tipologia di business: se prendo in considerazione Digital Magics, circa il 20% del nostro portafoglio è costituito proprio da imprese ad tech che si distinguono sia per i numeri e i volumi di fatturato sia per il ciclo di vita e il livello di maturità».

A favorire il consolidamento è la conformazione stessa del comparto. «Le alte probabilità di exit sono una prerogativa dell’ad tech. Nel mondo delle agenzie le startup sono viste sia come opportunità di acquisire tecnologie e talenti sia per assorbire nuove quote di mercato». Ronchini è stato coinvolto in prima persona nell’operazione di fusione tra 4w MarketPlace e Simply Adv finalizzata ad aprile del 2015, che ha portato all’integrazione di due realtà complementari creando efficienze nel business.

Le operazioni ad tech più importanti del 2016

Nel 2016 il mese d’oro dell’ad tech è stato maggio: Mosaicoon ha annunciato una raccolta di 8 milioni, la più importante in Italia. La società siciliana che offre una piattaforma per la creazione, produzione e diffusione di video virali, aveva già ottenuto un seed money nel 2010 da parte di Vertis Venture che nel 2012 insieme ad Atlante Ventures Mezzogiorno (Gruppo Intesa Sanpaolo) ha finalizzato un round A da 2,4 milioni di euro. Ora punta a internazionalizzarsi e a proseguire lo sviluppo tecnologico.

Sempre nello stesso mese NearIT, società di proximity marketing, ha ricevuto finanziamenti per 1,5 milioni. Con una forza lavoro passata da 2 a 15 dipendenti, la startup è oggi già forte di una valutazione post-money di 10 milioni di euro e tra le realtà più interessanti integrate nell’ecosistema Kilometro Rosso di Bergamo.

Ad aprile era stata la volta di Next 14, la holding operativa nell’emergente mercato del data-driven marketing & advertising attraverso i brand Sting Media, Turbo e Zerostories. Il Gruppo fondato da Marco Ferrari, Marco Franciosa e Matteo Scortegagna, ha chiuso il suo primo round di funding, raccogliendo 4,5 milioni di euro da una serie di investitori privati, che sono entrati nel capitale sociale con una quota di circa il 23%, a una valutazione pre-money di 14 milioni di euro, con un conseguente enterprise value post-aumento di capitale di 18,5 milioni di euro.

A giugno 2016 Triboo ha investito 300mila euro in Friendz, startup che ha sviluppato una innovativa piattaforma di digital marketing. L’applicazione, a cui ci si può iscrivere tramite il proprio profilo Facebook o Instagram, dà la possibilità di partecipare a processi di ‘advertising through gamification’, un termine che indica le attività di promozione fatte dai consumatori stessi attraverso meccanismi legati al gioco. L’app propone, infatti, campagne marketing incentrate su azioni specifiche come fare una foto o generare dei contenuti, che devono poi essere condivisi sui social network.

A fine dicembre, poi,  Adabra, startup aretina accelerata da Nanabianca che ha sviluppato una tecnologia di marketing automation per migliorare le performance dei siti ecommerce, ha concluso un aumento di capitale da 1,1 milioni di euro. L’operazione sarà funzionale al potenziamento del prodotto e all’assunzione di nuove figure per la sede milanese. Tra i nuovi soci della piattaforma figura A11 Venture.

In casa Digital Magics i più importanti finanziamenti li hanno raccolti Leevia e Buzzoole: la prima ha sviluppato una piattaforma per la creazione in pochi minuti di concorsi a premi, contest, sondaggi e iniziative online da veicolare sui social network. Ha raccolto in totale 500.000 euro di finanziamenti  da parte di Trentino Sviluppo, TechPeaks e BACKtoWORK24.

Buzzoole, azienda operativa nell’influencer marketing, si è aggiudicata denaro per 830mila dollari. Il round è guidato dal Venture Fund internazionale Impulse VC con il co-investimento della svizzera R301 Capital. L’intero investimento potrebbe raddoppiare (fino a 1,6 milioni) entro i prossimi 18 mesi e includere altri investitori. Il nuovo finanziamento servirà a Buzzoole per portare avanti il programma di espansione internazionale - in primo luogo verso Russia, Francia, Spagna e India - e migliorare il prodotto con nuove partnership e attività di retargeting, programmatic e integrazione con trading desk.

Le altre startup ad tech di Digital Magics

Oggi 4 delle 9 partecipate dell’incubatore, che superano 1 milione di fatturato annuo, sono startup ad tech: in cima c’è 4w MarketPlace (7,5 milioni nel 2015), seguita in ordine alfabetico da AddCommunication, Buzzoole e LiveXtension. Le altre aziende in portafoglio sono: Adaptors, Beecode (Welabs), DigitalBees, EasyBaby, Edo, Leevia, Smappo-Plannify e YOUng. Complessivamente l’ad tech copre il 20% del portafoglio di Digital Magics.