Autore: Redazione
23/12/2016

Sole 24 Ore: la survey di Protiviti toglie il 34% delle copie, il 12% sono multiple digitali. Entro febbraio il piano industriale

Secondo la società di consulenza, le diffusioni medie sarebbero a quota 248mila invece che 375mila. Il presidente Giorgio Fossa e l’a.d. Franco Moscetti: «Chiarito finalmente che il comarketing rappresenta solo il 14% del totale»

Sole 24 Ore:  la survey di Protiviti toglie il 34% delle copie, il 12% sono multiple digitali. Entro febbraio il piano industriale

Per la ricapitalizzazione del Sole 24 Ore c’è tempo, se ne parlerà il prossimo anno forse prima dell’approvazione dei conti 2016, attesa entro aprile. L’assemblea dei soci del quotidiano di Confindustria ha rimandato ieri l’appuntamento a quando il CdA e il nuovo amministratore delegato Franco Moscetti, formalmente eletto nella carica sempre giovedì, avranno le idee più chiare sul piano industriale che, in ogni caso sarà rilasciato tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio: con questa tempistica «pensiamo di raggiungere un risultato serio», ha detto l’anch’egli neo presidente Giorgio Fossa. Comunque sia, l’aumento di capitale si farà. Nel frattempo, Fossa conferma che il CdA è aperto all’ingresso di nuovi azionisti. «Confindustria detiene circa il 67% del Sole 24 Ore, il resto appartiene al mercato, che deciderà se agevolarlo. Abbiamo già riscontrato un grande interesse che non ci aspettavamo, anche a livello internazionale». Sono invece demandate al prossimo CdA anche le decisioni relative al compenso dell’a.d., valutato in 500mila euro l’anno più un eventuale compenso straordinario fino al 20% dell’emolumento base al raggiungimento degli obiettivi approvati dal CdA. Anche l’accordo per la cessazione del rapporto dell’ex a.d. Gabriele Del Torchio non è stato ancora definito, e se ne occuperà Moscetti. I risultati dell’indagine Protiviti sulle diffusioni Fossa ha anche esposto, su richiesta della Consob, i risultati della survey sulle copie diffuse dal quotidiano commissionata dal Sole 24 Ore alla società indipendente Protiviti, che poi ha proceduto al ricalcolo delle stesse. Secondo le analisi della società di consulenza relative alle diffusioni totali, ossia cartacee e digitali, del 2015, le copie effettivamente diffuse sarebbero 248mila su 375mila, vale a dire il 34% in meno di quanto dichiarato nella relazione finanziaria del 2015. Non sarebbero conteggiabili quindi oltre 109.500 copie digitali e quasi 18mila cartacee. Le prime fanno riferimento a copie cedute in bundle con altri prodotti e servizi digitali, non citate in fattura, per un totale medio giornaliero di quasi 32mila; copie multiple non attivate per un totale medio giornaliero di oltre 48.800; e, infine, copie relative ad attività promozionali. Per quanto riguarda quelle cartacee, si parla di 7.317 copie medie giornaliere distribuite porta a porta dalle società Edifreepress e Gruppo Johnsons e di vendite dirette promozionali effettuate da quest’ultima per un totale medio giornaliero di 10.662 copie. Di quel 34% mancante, il 14% è rappresentato da copie cartacee e digitali distribuite in comarketing già accertate e il 12% da copie multiple per quali ADS sta modificando il regolamento. Lo fa notare Moscetti: «Siamo molto soddisfatti del lavoro di verifica di Protiviti, che ha chiarito finalmente che le copie comarketing rappresentano solo il 14% della diffusione totale - carta 5%, digitale 9% -, pratica che, per altro, è stata già abbandonata. L’altro 20% di copie esaminate ha trovato già una soluzione per l’8%. Per il restante 12%, copie multiple regolarmente pagate dai clienti, il Gruppo 24 Ore ha applicato un’interpretazione restrittiva rispetto al regolamento di ADS tuttora in fase di chiarimento». L’impatto delle diffusioni sui ricavi Per quanto riguarda le eventuali attività a sostegno delle diffusioni, è stato fatto presente che non esiste una policy in merito, ma è stato ribadito che DiSource, la società inglese coinvolta nella questione delle copie multiple digitali, è una società incaricata di azioni promozionali e di marketing per il Sole 24 Ore presso il proprio database di 60mila individui residenti all’estero. DiSource acquistava gli abbonamenti digitali oggetto di promozione, così come Johnsons le copie che distribuiva presso hotel, compagnie aeree e società ferroviarie. L’attività di Edifreepress invece consisteva nell’acquistare copie che venivano destinate alla consegna porta a porta a Roma e Milano insieme a generi alimentari. Fossa ha anche sottolineato che non c’è correlazione diretta tra copie diffuse e raccolta pubblicitaria, perché il Sole 24 Ore è un quotidiano presente su più piattaforme con una molteplicità di prodotti. Per quanto riguarda l’impatto delle copie esaminate sempre da Protiviti, valutato nel 2015 e nel primo semestre 2016, la DiSource ha trattato quotidianamente 31.300 copie nel 2015, 18.200 nel primo semestre 2016 e 12.100 medie nei primi nove mesi del 2016. I ricavi nei rispettivi periodi sono stati pari a 5,536 milioni di euro con costi per oltre 6,5, 1,6 milioni in giugno e a settembre 2016 con costi per rispettivamente circa 2,1 e 1,931 milioni. Edifreepress ha trattato copie, in carta e digitali, nelle quantità di 4.000 nel 2015, 14.200 nel primo semestre 2016 e 11.600 medie nei primi nove mesi del 2016. I ricavi nei rispettivi periodi sono stati pari a 366mila euro, 988mila euro e 1,212 milioni di euro. I costi nei rispettivi periodi sono stati pari a 371mila, 1,043 e 1,287 milioni di euro. Per quanto riguarda il Gruppo Johnsons, il numero medio di copie, sia carta sia digitali, è stato pari a 19.300 nel 2015, a 17.800 nel primo semestre 2016 e a 14.000 nei primi nove mesi del 2016. I ricavi nei rispettivi periodi sono stati pari a 1,411 milioni, 650mila e 782mila euro. I costi nei rispettivi periodi sono stati pari a 1,932 milioni, 939mila e 1,115 milioni di euro. L’incidenza complessiva sulla marginalità consolidata, considerando anche i costi indotti da queste attività promozionali non direttamente sostenuti verso i precedenti intermediari e calcolati in base a standard da contabilità industriale in funzione delle copie, ammonta a 3 milioni di euro per l’esercizio 2015, 1,575 milioni a giugno 2016 e 1,731 milioni di euro a settembre 2016. Le dichiarazioni dei vertici Sollecitato dagli interventi degli azionisti, membri anche delle redazioni del quotidiano, il presidente ha affermato che il CdA si assumerà la responsabilità di procedere se ce ne fossero le condizioni a seguito dell’indagine della Procura di Milano per falso in bilancio. Fossa ha anche invocato un clima di collaborazione tra gli amministratori e i lavoratori del Sole 24 Ore: «Questa azienda ha potenziale, dobbiamo però salvaguardarla, anche nell’interesse del Paese, di cui è patrimonio. Se si fa la guerra per la guerra pagano gli azionisti, i giornalisti e anche il CdA. Non si va avanti se c’è forte contrapposizione. Saremo corretti con la Consob e la Procura, ma a noi interessa quello che accade dallo scorso 15 novembre in avanti». Confermando che non è stato fatto alcun piano di dismissione e che al momento Radiocor resta un asset dell’azienda, Fossa ha aggiunto anche che un eventuale cambio alla direzione del Sole 24 Ore non è all’ordine del giorno. «Auspico che la situazione si tranquillizzi e venga meno il conflitto in atto, altrimenti non si crea il clima di calma per lavorare nella direzione che abbiamo deciso» né si riesce a ricostruire la credibilità necessaria per andare a chiedere investimenti. Moscetti e Fossa hanno espresso comunque soddisfazione per l’esito dell’assemblea: «Mi dà qualche speranza – ha concluso il presidente –, è stata più che civile, con contrapposizioni positive». Fossa ha chiuso così l’incontro: «Io sono qui per fare il presidente, Moscetti è il capo azienda. Non voglio mischiare i ruoli, uno degli errori di questa azienda è stato confondere queste figure, e quando non c’è trasparenza su questo c’è sempre il rischio che qualcuno si allarghi».