Autore: Redazione
22/06/2016

Mobile app, prime battute d’arresto in arrivo?

Secondo quanto emerso dal report di Localytics, il 62% degli user quando scarica un’app la usa meno di 11 volte. Segnali positivi, invece, arrivano dal retention rate, in crescita dal 34% al 38%

Mobile app, prime battute d’arresto in arrivo?

Sull’App Store di Apple ci sono oltre 1,5 milioni di app, mentre all’interno di Google Play ne sono ospitate circa 2 milioni. Numeri enormi, ma se pensiamo che in realtà le applicazioni che vengono effettivamente scaricate, installate e poi utilizzate non sono nemmeno la metà, viene tutto ridimensionato. È già noto da qualche tempo che la maggior parte delle persone interagisce solo con un terzo delle applicazioni che ospitano nel proprio smartphone, ma analizzando i comportamenti degli utenti mobile, come riporta Tech Crunch, emerge un’interessante novità: un utente mobile su quattro utilizza un’applicazione solo una volta. E secondo quanto emerso dall’analisi di Localytics il 62% degli user quando scarica un’app la utilizza meno di 11 volte e questo sicuramente non è un business model sostenibile, si legge ancora tra le righe del report.  
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  È di questi giorni, inoltre, la notizia che il tasso di coloro che usano un’applicazione solo una volta è a quota 23%, un miglioramento rispetto al 25% dello scorso anno, ma lontano dalla percentuale di due anni fa che si attestava al 20%. Segnali poativi arrivano anche dal retention rate degli utenti, in crescita dal 34% al 38% di quest’anno. Anche considerando i dispositivi iOS quelli che hanno aperto l’applicazione una sola volta sono passati dal 26% dello scorso anno al 24% del 2016, facendo registrare un piccolo ma significativo miglioramento.  
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Le middle stage app soffrono di più

Le applicazioni cosiddette “middle stage”, ossia che stanno incrementando il proprio bacino di utenti e che attualmente si aggirano tra i 15 mila e i 50 mila utenti attivi, sono quelle che hanno totalizzato il maggior tasso di abbandono e di retention rate. Ciò è attribuibile principalmente al fatto che tali app utilizzano notifiche push, messaggi in app, email e fanno attività di remarking per fidelizzare ulteriormente i propri clienti, ottenendo, stando ai numeri del report, l’effetto contrario. I messaggi in app, per esempio, hanno un notevole impatto in questo senso: questi messaggi, infatti, aumentano il retention rate nel 46% dei casi a fronte di un 36% quando non vengono usati.  

Mobile app, uno scenario non proprio idilliaco…

Nonostante alcuni dati positivi si possano riscontrare anche analizzando gli ultimi dati comScore sull’uso delle app nel nostro Paese, lo scenario che abbiamo di fronte è abbastanza cupo, soprattutto guardando dal punto di vista degli sviluppatori. E anche gli investitori stanno iniziando a nutrire qualche dubbio sull’ecosistema delle app, che dopo un iniziale e lungo periodo di crescita sta vivendo ora, forse per la prima volta, un periodo di decrescita, seppur comunque ridotta. Oggi, a maggior ragione, le parole pronunciate da Fred Wilson di Union Square Wilson più di un anno fa, suonano come un monito inascoltato: “non sono certo tempi facili per costruire applicazioni mobili, né tantomeno lo è per investirvi”.
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...ma soluzioni sono già all’orizzonte

Se c’è un lato davvero positivo e benaugurante in questo scenario è il fatto che quando emergono problemi esistono anche soluzioni per risolverli o comunque per migliorare la situazione. Ed è esattamente anche quello che sta succedendo nel mondo delle applicazioni mobile: gli alti tassi di abbandono registrati nell’ultimo periodo hanno fatto emergere nuove idee su come le applicazioni dovrebbero essere costruite e il modo in cui renderle più funzionali. Google, per esempio, sta pensando di cambiare l’intero processo di installazione delle app e per questo meno di un mese fa ha fatto debuttare “Instant App”. Agli utenti non sarà più richiesto di cercare applicazioni, scaricarle e installarle, ma grazie a questo tool gli utenti potranno “lanciare” applicazioni quasi immediatamente semplicemente facendo un clic su un url. Così come Big G, anche Apple ha considerato di adottare un nuovo approccio se non vuole perdere tutti i propri sviluppatori.