Autore: Redazione
18/11/2016

Da lunedì via alla serie “La mafia uccide solo d’estate”, ispirata all’omonimo film di Pif

Da lunedì via alla serie “La mafia uccide solo d’estate”, ispirata all’omonimo film di Pif

Ispirato al film di Pierfrancesco Diliberto (Pif), “La mafia uccide solo d’estate” porta in tv, su Rai1 in sei prime serate da lunedì, la storia di una famiglia normale nella Palermo “calda” della fine degli anni ‘70. Un racconto che, mescolando tragedia e commedia, scava nel nostro passato più inquietante per parlarci del nostro presente. Una serie che, così come il film, dissacra i boss e restituisce l’umanità dei grandi eroi dell’antimafia. Un sorriso ironico e mai banale sugli anni terribili degli omicidi eccellenti. Una coproduzione Rai Fiction - Wildside prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli. Pif, durante la presentazione della serie, ha ringraziato il regista Luca Ribuoli e il cast: tra questi Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna e Nino Frassica. I commenti “Sono contento che il film sia diventato una serie - ha aggiunto Pif - ora anche i mafiosi potranno vedere da casa un racconto che li smitizza e li prende in giro. I mafiosi non hanno certo il senso dell’umorismo”. “Io me li ricordo quegli anni a Palermo. Non c’era l’acqua - ha raccontato Pif - andavamo a una festa e se pioveva dovevamo correre a casa per accendere il ‘motorino dell’acqua’. In questa serie Boris Giuliano lo incontriamo al bar ed è in un bar che è stato ucciso da Bagarella mentre stava pagando un caffè”. Il soggetto di serie è di Michele Astori, Stefano Bises, Pif e Michele Pellegrini. Serie e film sono legati da un doppio filo, un legame rinsaldato da Pierfrancesco Diliberto, ispiratore e voce narrante della serie. E’ lui dunque a raccontare le vicende dei protagonisti: i Giammarresi sono una famiglia normale, alle prese con problemi di lavoro, sentimentali, economici. Problemi solo apparentemente ordinari, se di mezzo c’è Cosa Nostra. Siamo nel 1979, anno che sancisce l’inizio della stagione dei delitti eccellenti, Cosa Nostra alza il tiro e colpisce uomini delle istituzioni come Boris Giuliano (Nicola Rignanese). Il merito principale, però, Pif lo attribuisce a Peppino Impastato: “È grazie a lui se oggi si può prendere in giro la mafia senza che ti succeda niente. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono dei miti, ma questo non deve essere un alibi per non fare niente. Potenzialmente tutti possiamo essere Borsellino nella nostra vita. E questo non riguarda solo i siciliani, la mafia non è più un problema solo del Sud”. “La serie ispirata al film è molto dentro il servizio pubblico” ha puntualizzato il dg Rai, Antonio Campo Dall’Orto. “La mafia è un tema delicato perché riguarda ferite che sono ancora aperte nel nostro Paese. La sfida che ci ha dato Pif è quella di portare in tv quello che lui ha portato al cinema”, ha detto il dg. “Un racconto fatto con una volontà di leggerezza che rende il compito ancora più complicato e arduo, soprattutto in un mondo, come quello attuale, che non ci sta portando verso la leggerezza”. Tinny Andreatta, direttore di Rai Fiction, ha aggiunto: “Raccontiamo persone che hanno combattuto al mafia, anche gli eroi piccoli che magari noi non ricordiamo e che hanno combattuto quotidianamente la loro battaglia”.