Autore: Redazione
05/09/2016

L’Ue condanna l’ad blocking a livello di network

Il Berec sostiene che violi la neutralità della rete. Nel nostro Paese a essere interessato è l’operatore 3 Italia

L’Ue condanna l’ad blocking a livello di network

L’Unione europea si schiera contro l’ad blocking. Settimana scorsa, infatti, il Body of European Regulators for Electronic Communications (Berec) ha ufficialmente dichiarato che gli operatori telefonici non possono bloccare la pubblicità a livello di rete perché in questo modo viene violata la net neutrality, rispondendo senza fare nomi ad aziende come 3, che a febbraio di quest’anno aveva fatto sapere di essere pronto a offrire ai suoi utenti britannici e italiani la possibilità di evitare gli annunci sui propri smartphone, in virtù di un accordo con Shine.  Allo stato attuale 3 Italia, in procinto di fondersi con Wind dopo l’ok dell’antitrust europeo di giovedì scorso, è l’unico operatore nel nostro Paese a consentire una pratica del genere, sebbene ci siano stati solo alcuni esperimenti che la decisione del Berec dovrebbe confinare come tali. Le questioni irrisolte Se più o meno tutta l’industry, specialmente lato offerta, condanna l’ad blocking permangono delle questioni da risolvere per proteggere gli utenti e alzare il livello qualitativo della pubblicità. Tra quelle più citate c’è sicuramente dati, con la pubblicità responsabile dell’80% dei consumi, secondo quanto rivelava una ricerca di Enders dello scorso marzo. In questo senso 3 sostiene che dovrebbero essere gli advertiser, e non i consumatori, ad assorbire i costi. In ogni caso, la decisione dell’Ue non risolve il problema: come si è sentito dire più volte durante gli eventi di settore, occorre sensibilizzare l’utenza sul tema, spiegandole come la pubblicità sia necessaria per il sostentamento di un’attività editoriale. Secondo un recente studio di PageFair, sono ben 419 milioni a utilizzare filtri per bloccare la pubblicità su mobile a livello globale, con punte in Asia-Pacifico.