Autore: Redazione
05/10/2016

Il nuovo sito del Financial Times punta su velocità e personalizzazione

Lo scopo principale della rinnovata versione online è attirarre nuovi abbonati ma anche la pubblicità potrebbe trarne importanti benefici

Il nuovo sito del Financial Times punta su velocità e personalizzazione

Il Financial Times ha rilasciato una nuova versione del sito, con l’obiettivo di incrementare la readership e aumentare le sottoscrizioni. L’editore, passato nelle mani del gruppo giapponese Nikkei, sostiene che il sito è “uno dei più veloci al mondo” ed è in grado di caricare le pagine desktop in 1,5 secondi e quelle mobile in 2,1 secondi. Il nuovo Financial Times includerà anche una serie di nuove opzioni di personalizzazione per consentire ai lettori di accedere più facilmente alle tipologie di contenuti più rilevanti per i propri interessi. La scelta di puntare sulla velocità non è un fattore casuale: lo scorso settembre il Washington Post ha annunciato un nuovo superveloce sito mobile, il cui roll out dovrebbe completarsi per la fine dell’anno. L’esplosione dell’utilizzo dei device mobile e dei social, infatti, ha comportato la necessità di distribuire i contenuti su più piattaforme e la nascita di soluzioni come Instant Articles e AMP. Puntare su un sito in grado di caricare le pagine è dunque una scelta obbligata. Il nuovo sito è stato gradualmente introdotto agli abbonati già dall’anno scorso mentre tutti possono accederci a partire da ieri. La pubblicità cresce ma il focus rimangono gli abbonati I primi risultati stanno dando ragione al Financial Times: secondo il ceo John Ridding i test condotti fin qui hanno rivelato come i tassi di engagement dell’utenza siano incrementati del 30%. Ciò significa che i lettori visitano più spesso il sito e consumano una mole maggiore di contenuti. Ridding è convinto che ciò potrà avere un impatto positivo sulla crescita della base abbonati. Allo stato attuale, ha spiegato, il 60% delle entrate del Financial Times deriva dagli abbonamenti mentre il restante 40% è appannaggio della pubblicità. Pubblicità che potrebbe senz’altro beneficiare del coinvolgimento degli utenti e da tempi di caricamento inferiori: più tempo speso a consultare articoli è, infatti, sinonimo di più spazi pubblicitari da mettere in vendita. Non solo, da maggio del 2015 il Financial Times ha incominciato a vendere la pubblicità con una metrica innovativa: il cost-per-hour, con gli inserzionisti che pagano per il tempo in cui i loro annunci sono fruiti in contrapposizione a una logica di impression erogate o di performance. Ridding ha confermato che a oggi sono stati 33 gli advertiser che hanno comprato un totale di 43 campagne a cost-per-hour. Sempre Ridding ha evidenziato la crescita di FT2, la unit preposta allo sviluppo di operazione di content marketing lanciata a settembre 2015. In ogni caso il focus primario della testata rimane uno solo: attrarre nuovi abbonati.