Autore: Redazione
16/05/2016

Perché il native adv NON è content marketing

Il terzo capitolo della rubrica di Art Attack native adv, a cura di Pasquale Borriello, fa un po' di chiarezza su terminologia e forme di comunicazione

Perché il native adv NON è content marketing

Il mercato del native advertising è uno dei trend emergenti del mercato digital italiano e mondiale, sia per la grande offerta di servizi sia per l'interesse dimostrato dalle aziende. DailyNet vuole proporre ai lettori una rubrica periodica di approfondimento sui temi più dibattuti. Art Attack native adv, agenzia che idea e crea brande content per i propri clienti dal 2010 ed è attiva dagli albori del native, si occuperà della realizzazione dei contenuti in collaborazione con la redazione. Buona lettura con We Believe in Native.

Clicca per leggere la prima uscita Perché tutti parlano di native advertising? Clicca per leggere la seconda uscita Orientarsi nello scenario del Native Advertising    

Perché il native adv NON è content marketing

Articolo a cura di Pasquale Borriello, Account Director @ ARTATTACK native adv - ‎netnoc
  Native Advertising e content marketing sono due trend di cui si parla molto anche nel nostro Paese ormai da qualche anno. È importante chiarirne le differenze per valorizzarli al meglio. E anche capire perché branded content è una cosa ancora diversa.

Cos’è native?

Native advertising è una tipologia di pubblicità online non invasiva che assume l’aspetto dei contenuti del sito sul quale è ospitata. Prende di solito la forma di contenuti sponsorizzati che vediamo tipicamente sul feed di Facebook o tra i correlati alla fine degli articoli di quasi tutti i principali siti di news.

Content marketing e branded content

Il content marketing, nelle sue molteplici forme, riguarda progetti editoriali di medio-lungo periodo incentrati sulla produzione di contenuti per un determinato pubblico. L’obiettivo è supportare il business dell’azienda, in diverse forme. Il branded content è ancora un’altra cosa. È un contenuto fortemente orientato alle necessità dell’azienda che cerca di intercettare l’attenzione del pubblico in nuovi modi. Si distanzia dall’advertising tradizionale per il contenuto (non promozionale ma invece “ingaggiante”), pur vivendo quasi sempre su “flight” di campagne limitate nel tempo. Il content marketing va oltre il branded content: è un’impostazione strategica che cerca di acquisire un pubblico con l’obiettivo di servire il business dell’azienda. Vive di “progetti” e non di “campagne”, perché ha un orizzonte più ampio. Ad esempio un content hub, o un blog, sono progetti di content marketing. Mentre un video “virale” - come l’
target="_blank" rel="noopener">Epic Split di Van Damme di qualche anno fa - è un branded content.  
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Come mettere a sistema content e native adv

Native advertising è una delle possibili modalità di distribuzione del contenuto che l’azienda produce. È possibile anche produrre e distribuire content senza mai adottare una pianificazione native. Ma sicuramente entrambi possono beneficiare l’uno dell’altro. Infatti la native adv funziona meglio quando i contenuti sponsorizzati sono rilevanti per il pubblico e contestuali. E guarda caso sono gli stessi pilastri di un buon content marketing. Non è che forse dobbiamo partire da lì, prima di spendere anche solo 1 euro?