Autore: Redazione
22/06/2016

ADS: venerdì la verifica sulle multiple digitali

Dopodomani atteso il risultato dell'audit di Reply. Ma il “confronto” tra diffusioni e lettori rivela molte incoerenze

ADS: venerdì la verifica sulle multiple digitali

Dovrebbe essere pronto dopodomani - secondo quanto risulta a DailyMedia - il report di Reply sulle copie multiple digitali: il CdA di ADS sarà così nelle condizioni di valutare se e come reinserirle all’interno degli accertamenti delle diffusioni stampa dopo la loro sospensione cautelativa, che ha portato alla non pubblicazione dei relativi dati per il report di aprile riferito a quotidiani e settimanali e di marzo per i periodici. L’organismo di cui è presidente Carlo Mandelli e soprattutto il mercato si attendono lumi sul nodo di fondo del problema che è stato sollevato da Condé Nast: la verificabilità, e quindi la possibile, successiva certificazione, che le repliche vendute attraverso questo canale siano state effettivamente scaricate.

ADS: il caso sollevato da Condé Nast

Il Gruppo guidato da Gianpaolo Grandi aveva posto il problema dopo aver appurato (in base a verifiche condotte a campione con la Johnsons, lo stesso operatore con cui era stata concordata una vendita in blocco di copie digitali di una serie di sue testate), che solo lo 0,42% di queste era stato effettivamente downloadato. Il fatto si era verificato nel 2014 e Condé Nast aveva deciso nello scorso autunno, in fase di certificazione delle diffusioni delle sue testate, di togliere i dati relativi alle multiple digitali, dichiarando che non avrebbe più utilizzato questo canale. La sospensione di questi ultimi, come già ricostruito da DailyMedia, ha determinato la sottrazione del loro contributo al totale delle diffusioni con penalizzazioni, soprattutto, per una serie di testate di Hearst Magazines Italia, Il Sole 24 Ore e Italia Oggi. Quali siano le modalità e le verifiche che poi portano alle relative certificazioni delle repliche diffuse attraverso questo canale (ma ciò riguarda qualsiasi editore che se ne avvale), non è stato dato sapere, al di là delle dichiarazioni rilasciate dal quotidiano confindustriale e cioè che “le vendite tramite questo canale avvengono in logica b2b e, quindi, ad aziende e associazioni professionali”.

ADS: il problema è se le multiple digitali vengono effettivamente scaricate

Il problema, però, non è questo, ma piuttosto se le multiple digitali vengono poi effettivamente scaricate. L’impressione è che i dubbi su questa modalità diffusionale evidenzino una problematica più ampia sui sistemi di verifica delle diffusioni e dei lettorati nel loro insieme. C’è da premettere, infatti, che il confronto tra queste due indagini ha una relativa fondatezza. Nel caso di Audipress, i numeri sono frutto di campionature nazionali e di altri elementi che ovviamente li appiattiscono e che forse, proprio per questo, potrebbero anche essere migliorate. Nel caso, emergerebbe un quadro - sicuramente giustificabile e da interpretare, appunto, caso per caso - che presenta comunque delle incoerenze che non si possono non evidenziare. Ad esempio, parlando ancora del Sole 24 Ore, i calcoli (magari non precisi al millesimo) elaborati in base alle ultime rilevazioni, danno un rapporto di 3,08 tra copie complessive diffuse e numero complessivo di lettori, che diventa 3,03 in quello tra sole copie digitali diffuse e soli lettori digitali. Rapporto che, però, scende a 0,96 se si aggiungono le ultime multiple digitali dichiarate. Tradotto - e ancora ribadito che il confronto vale per quel che vale - significa che, in questo caso, il quotidiano di Confindustria vanta più copie digitali diffuse rispetto al numero di chi le legge o dichiara di leggerle. Gli stessi tre indici diventano, rispettivamente, 3,04, 10 e 0,87 per Italia Oggi. Per Il Corriere della Sera, sono 6,5, 2,16 e 2,01. Per La Stampa 6,25, 1,96 e 1,87. E ancora, per la Repubblica, sono 8, 3,68 e 3,50. Una certa ricorrenza, comunque, si nota. Per La Gazzetta dello Sport (esclusa l’edizione del lunedì), grazie forse ai tavoli dei bar, i rapporti si attestano a 15,53, 8,30 e 7,33. Se però si esamina il magazine Io Donna (in abbinata obbligatoria con il Corsera), i rapporti cambiano completamente: 2,66, 0,11 e 0,10. Certo, si dirà, chi si legge un periodico sul digitale? Quasi nessuno, appunto. La stessa dinamica dovrebbe valere per D - la Repubblica delle donne, che ha rapporti, rispettivamente, di 3,64, 0,33 e 0,32, e per il Venerdì, con 4,34, 0,55 e 0,51. E la domanda - da prendersi, come detto, più che con le pinze - è sempre la medesima: ma perché solo la metà, per non dire un terzo, delle copie digitali diffuse (e si presume, quindi, pagate), viene letto? Prendiamo qualche altro settimanale a caso: per Sorrisi e Canzoni Tv, che non usa le multiple digitali, i rapporti sono del 4,98 e dello 0,42. Identica “moria” per Settimanale Dipiù (4,84 e 0,81) e Oggi (7,38 e 0,81). Passando ai mensili, Elle ha un rapporto complessivo di 5,10, che diventa di 1,39 sul fronte digitale ma che crolla allo 0,20 con le multiple. Analoga situazione ha Marie Claire, con 8,56, 1,02 e 0,075. Vogue e AD li hanno, rispettivamente, di 23,9 e 3,69 il primo, e di 12,15 e 2,77 il secondo. Ma, come detto, per le due testate di Condé Nast, non ci sono più le multiple digitali, che avrebbero inevitabilmente abbassato il rapporto. E che risulterebbero pochissime, per avanzare qualche ultimo esempio, anche per National Geographic che, invece, ha rapporti davvero interessanti: 18,28, 48,04 e 41,45. Insomma, è una rivista che ci si passa di mano in mano e di tablet in tablet: a differenza di Focus, che arriva sì al 23,96 nel rapporto complessivo, ma che scende “solo” all’1,34 sul fronte digitale.