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Il 75% dei brand non crede nei centri media

Autore: Redazione


Nel panel “What do clients really want?” del Festival of Media di Roma, i manager di Philips, MasterCard, Boehringer-Ingelheim e Volvo discutono sulla relazione tra aziende e agenzie media

Brand e agenzie media hanno un rapporto strano, o almeno così sembra nel panel “What do clients really want?” tenuto da Matt Green, global media & global digital marketing della World Federation of Advertisers, Sital Banerjee, senior director e global head of media di Philips, Ben Jankowski, global media head di MasterCard, Mark Butterfield, head of global media di Boehringer-Ingelheim, e Fiona Lam, head of media and investment di Volvo al Festival of Media di Roma. Sembra non esserci troppa fiducia tra I due anelli della catena pubblicitaria, tanto che uno studio della WFA evidenzia che il 92% del campione crede che le ad fraud siano colpa della struttura e dei sistemi in uso nell’ecosistema dei digital media e l’87% delle aziende ritiene di esser preoccupata dalla scarsa trasparenza e dalle frodi sui media digitali e nel programmatic. Non solo, il 75% dei brand non crede che le agenzie media abbiano piena comprensione del panorama tecnologico, né siano in grado di dare consigli imparziali. Infatti, il campione conviene integralmente nella necessità di avere partnership esterne per sfruttare efficacemente l’ecosistema. Il problema non è livello dei servizi che i centri media forniscono, ma sono i servizi stessi a dover cambiare. È evidente che ci sia un problema da risolvere. «È stato deludente per noi scoprire che la maggior parte dell’engagement proviene dalla Scandinavia, mentre il resto del mondo non è quasi per niente coinvolto. Ma crediamo ancora nelle agenzie. Abbiamo visto tantissime novità in settori come il nostro (automotive), ma secondo me molte agenzie non hanno ancora capito come cogliere le opportunità che ci sono sul mercato. Avranno capito il nostro business? Hanno in mente quali saranno i nostri orizzonti? Tutto cambia molto velocemente, bisogna essere bravi a non perdere terreno», dichiara subito Lam. «Io credo che sia importante che la transformation continui, ma non bisogna chiudersi nessuna strada. I partner esterni sono fondamentali per garantire una trasparenza imparziale», aggiunge Banerjee, ma «bisogna rallentare e render chiaro questo processo di trasformazione se si vuole evitare di fare confusione», risponde Butterfield. Banerjee ricollega immediatamente il discorso al business, «transformation e transaction devono andare di pari passo, ma abbiamo bisogno di support anche in altre aree per riuscire a incrementare le vendite». I centri media sono ancora utili? Alcuni top brand internazionali hanno cominciato un percorso di internalizzazione dei servizi offerti dai centri media, ma non tutti sono convinti che questa sia la strada migliore da intraprendere. «Dipende dalle dimensione del business a cui ci si riferisce, ma i centri media rivestono un ruolo chiave per i brand. Noi abbiamo da poco cominciato a gestire le nostre campagne social internamente», confessa Banerjee, e poi «portarsi queste capacità in casa significherebbe ristrutturare molti processi e in tempi brevissimi» fa eco Lam. «Il discorso di fondo è che i brand che internalizzano queste operazioni cercano più controllo sui processi, ma non è affatto facile sostituirsi ai centri media», sottolinea Banerjee. Le agenzie media potrebbero avere anche un ruolo importante nella transformation, «Sanno dove vogliamo arrivare, conoscono i nostri obiettivi, ma non hanno ancora compreso appieno la tecnologia», spiega Banerjee. Anche a livello di supporto, i brand chiedono di più: «I customer insight possono aiutarci ad avanzare ipotesi sui clienti e pianificare meglio il futuro. Sarebbe molto utile ricevere report accurati», chiede Lam, «servirebbe anche più chiarezza sull’allocazione dei budget. Spendiamo molto sulle audience ma non sappiamo con certezza se e come riusciamo a raggiungerle», conclude Banerjee.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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