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Trump alla Casa Bianca, cosa succederà in Silicon Valley?

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I mercati azionari non l’hanno presa molto bene, registrando un calo del dollaro a livello mondiale. L’economia degli Usa è destinata a essere ridisegnata, con ovvie implicazioni sul polo tecnologico californiano

Gli Stati Uniti hanno dato il benvenuto al presidente che nessuno si aspettava. Donald Trump, da oggi, risponderà al citofono della Casa Bianca (metaforicamente, s’intende) grazie a quella che i media a stelle e strisce definiscono “la più irreale e improbabile delle vittorie elettorali della storia americana”. I mercati azionari non l’hanno presa molto bene, registrando un calo del dollaro piuttosto diffuso a livello mondiale. L’economia degli Usa verrà presto ridisegnata, con ovvie implicazioni sulla Silicon Valley. Ma in che modo l’elezione di Trump influirà sulle company tecnologiche americane? Le prospettive a breve termine della tech economy e della Silicon Valley sono piuttosto sinistre stando al parere degli economisti a conoscenza del piano-Trump. Mentre il presidente è stato piuttosto vago sulle sue idee governative durante la campagna elettorale, i maggiori tratti con cui ha dipinto la sua politica economica non danno buoni presagi ai venture capitalist e alla community tecnologica. Mentre Gregory Autry, un assistant professor dell’USC Marshall School of Business, crede che i lavori di manifattura, compresi quelli high-tech, beneficeranno della nuova presidenza, ma non sarà lo stesso per le industrie tecnologiche.

Scambi Globali

   

“Trump è chiaramente un problema per il modello della Silicon Valley. Le sue policy economiche sono concentrate sul contrasto agli abusi cinesi sugli scambi e sul riportare le industrie manifatturiere negli States”, spiega Autry. Se il nuovo presidente continuasse con il suo piano di imporre alti dazi ai prodotti made in Cina (abbandonando l’interdipendenza economica in favore delle policy di 20 anni fa), gli auspici per le company americane che si basano sulla filiera internazionale (ovvero quasi tutte) non saranno per niente buoni. “Sarà un periodo duro per loro”, ribadisce Autry.

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Immigrazione

   

Oltre ai dazi che renderanno i prodotti tecnologici più costosi, Trump avrà un forte impatto sull’immigrazione. La Silicon Valley ha impiegato molte energie per supportare ed espandere il programma H-1B relativo ai visti, necessario per permettere a risorse talentuose provenienti dall’estero di rimanere negli Stati Uniti e ottenere una green card mentre soddisfano la domanda proveniente dalle tech firm di staff altamente preparato. E Trump potrebbe sventrare questo programma. L’H-1B è un’iterazione del messaggio scritto sulla Statua della Libertà, differente solo per il fatto che gli immigranti sono lavoratori altamente preparati, piuttosto che masse che mirano a essere liberi. “Le industrie tecnologiche dovrebbero preoccuparsi per i programmi relativi al visto, e per la possibilità di importare quelle che considerano risorse lavorative necessarie”, aggiunge Autry.

Cybersecurity

   

Data tutta l’attenzione che l’hacking e la sicurezza informatica negli Stati Uniti hanno ricevuto durante la campagna elettorale, il piano di Trump per affrontare la questione è incredibilmente e forse pericolosamente vago. Dall’attacco hacker subìto da Sony nel 2014 a quello del mese scorso che ha buttato giù una la rete in gran parte degli Stati Uniti, l’infrastruttura internet americana ha tutta l’aria di essere pericolosamente esposta e, questo è, ovviamente, un aspetto di cruciale importanza. Nel frattempo, la posizione della campagna di Trump sulla questione sembrava essere niente di più che un modo per gettare ombra sul Segretario di Stato Clinton e per la sua cattiva gestione delle e-mail. Per le aziende della Silicon Valley, ci sono probabilmente pochi problemi critici quanto la protezione delle reti che sono, di fatto, la loro linfa vitale. E, trasformare una delle loro principali preoccupazioni in una partita politica il cui unico scopo è quello di segnare alcuni punti a basso costo su un avversario sembra, come dire, una strategia sbagliata. Soprattutto quando queste reti sono fondamentali per sostenere le imprese che si collocano tra le prime 10 più preziose nell’economia globale.

Il mercato delle IPO e le Big Corporate M&A

   

Ricordate quella finestra IPO che si era aperta nella seconda metà dell’anno? E come la gente si aspettava sarebbe rimasta aperta nel 2017? Secondo Autry, lo scenario sta cambiando. È la finanza, quindi nulla è certo (e prima che il mercato si apra negli Stati Uniti ci sono alcuni segnali che fanno pensare maggiormente a una stabilizzazione), ma la rapida caduta degli indici di borsa americani, unita ad un periodo di incertezza normativa, mentre il Paese e il mondo intero cercano di capire quale Donald Trump sia stato eletto (l’eroe populista o il magnate immobiliare miliardario e senza scrupoli?) – probabilmente le offerte pubbliche potrebbero subire un momento di stallo. Le offerte pubbliche, però, non sono gli fatti economici che potrebbero indebolirsi sul fronte della liquidità. Negli ultimi giorni della sua campagna Trump, infatti, si è scagliato contro le grandi operazioni societarie di M&A, come l’offerta di AT&T fatta per Time Warner. Pochi giorni prima del voto, Trump ha tuonato contro l’accordo: “Come esempio delle strutture di potere che sto combattendo, AT&T che sta comperando Time Warner e, quindi, la CNN, rappresenta un accordo che non approveremo sotto la mia amministrazione, perché implica troppa concentrazione di potere nelle mani di pochi.”

È soprattutto “morte e distruzione”, ma non del tutto

   

Nonostante le prospettive piuttosto tristi per la Valley, le aziende possono prendere fiato contando nel fatto che l’attuale mancanza di supervisione regolamentare potrebbe fare miracoli a livello di raggiungimento degli obiettivi di business. La proposta di sventramento del Consumer Finance Protection Board, probabilmente, significa che le aziende di Fintech troveranno più facile allontanarsi da esso (in particolare gli istituti di credito). Oltre a ciò, Autry vede grandi guadagni per le aziende attraverso tagli fiscali aziendali e affari vantaggiosi legati al rimpatrio degli asset esteri. “Ci saranno incentivi positivi per chi riporterà indietro capitali che sono stato all’estero”, continua Autry, il quale si aspetta che questo rimpatrio sarà disponibile con richieste di reinvestimento nello sviluppo del lavoro nazionale.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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