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Programmatic, la risposta è cross device

Autore: Redazione


Nella terza puntata della sua rubrica Paolo Serra affronta la tematica della proliferazione dei dispositivi e dell’attribuzione

Il programmatic advertising è diventato un elemento imprescindibile per chi opera nell’industry della pubblicità digitale. E non solo in questa: l’ecosistema attorno all’advertising sta diventando sempre più complesso ma i dati e gli strumenti forniti da questa modalità di compravendita offrono una opportunità unica per aumentare la qualità della comunicazione, erogare annunci a target interessati, diminuire la dispersione e rendere così più efficienti le proprie campagne. Per questo DailyNet ha deciso di lanciare Paolommatic, la rubrica a cura dell’esperto sul tema Paolo Serra che indaga i vari trend del programmatic advertising. Nel quarto appuntamento le DMP fanno da protagoniste. Clicca qui per leggere la prima uscita Cinque consigli per vincere nel programmatic video Clicca qui per leggere la seconda uscita Il futuro è nelle app con il programmatic mobile  

Paolo Serra

Appassionato di nuove sfide per far crescere le imprese con l’obiettivo di contribuire ad aumentarne i ricavi. Si dedica al serach engine marketing dal 1999 lavorando con le principali agenzie internazionali. In seguito allarga le conoscenze al mondo del programmatic advertising diventandone uno dei maggiori esperti italiani tanto da aver aperto un sito dedicato all’argomento ormai punto di riferimento per tutti gli addetti ai lavori.  

Programmatic, la risposta è cross device

Articolo a cura di Paolo Serra
  Paolo Serra Paolo Serra In un passato non troppo lontano era normale ritenere che l’annuncio che aveva portato alla conversione fosse stato visto nello stesso browser dove era stato pubblicato il lead o effettuato l’acquisto. Oggi, invece, la maggior parte dei consumatori utilizza con regolarità più dispositivi, un fatto che annulla questo presupposto ormai obsoleto. Una ricerca rilasciata poco tempo fa da Google indica, infatti, che il 90% dei consumatori compie attività online (per esempio ricerca e shopping) utilizzando più dispositivi, suggerendo come ormai tantissime conversioni si verifichino come risultato di campagne pubblicitarie pianificate su dispositivi diversi.  

Il consumatore è Cross Device

Immaginate un consumatore che fa clic su un annuncio su un dispositivo, magari mentre torna a casa dall’ufficio sul proprio smartphone, successivamente mostra al partner il prodotto,  un viaggio scelto o quello che preferite, mentre sono a cena, magari sul tavolo con un tablet, e più tardi effettua l’acquisto utilizzando il pc di casa. Alcuni sistemi esistenti sono abbastanza intelligenti da attribuire questa vendita al messaggio selezionato inizialmente. Poiché gli inserzionisti basano le loro decisioni su come e dove spendere a partire dai dati di conversione, l’esatta attribuzione è fondamentale: per farla è necessario poter seguire il viaggio del cliente su più dispositivi. In passato, e purtroppo per la maggior parte delle campagne ancora adesso, gli inserzionisti calcolavano le conversioni solo se verificate nello stesso browser,  sullo stesso dispositivo. Tuttavia, se la conversione avviene su un dispositivo diverso, l’inserzionista non aveva modo di poter collegare i due eventi. Il risultato porta inevitabilmente a grossi errori di calcolo della campagna pubblicitaria e a un ROI completamente sballato.  

L’ascesa del Cross Device

Fino a pochi anni fa esisteva solo un dispositivo: il computer desktop. Così, quando una campagna aveva 100 utenti, si poteva ragionevolmente presumere che avesse avuto 100, o quasi, utenti unici. Ma oggi non è più così:  questo è un grande problema per i sistemi di analytics comunemente usati, vedi Google Analytics. Nell’ultimo decennio, il numero di smartphone e tablet è aumentato in modo esponenziale. Oggi gli utenti cross device possono visualizzare lo stesso messaggio più volte su più dispositivi attraverso molti canali diversi di marketing e visitare i siti utilizzando dispositivi differenti da quelli in cui hanno visto la campagna. Un utente con due dispositivi può apparire nel nostro sistema di analytics come se fosse due utenti unici. Ma per fare una campagna marketing correttamente, utilizzando al meglio il CRM, e in fin dei conti non sprecare budget, abbiamo bisogno di comprendere totalmente i nostri dati. Così si potrà finalmente dire, senza paura di sbagliarsi, che il termine “utenti unici” è antiquato e fuorviante. I sistemi di marketing di oggi hanno più strumenti a loro disposizione rispetto al passato.  Ma, grazie al recente boom di soluzioni disponibili, può essere difficile capire veramente cosa scegliere e come utilizzarli. Inoltre la proliferazione di dispositivi multipli per ogni utente sta rendendo più difficile collegare i puntini da un punto di vista dell’attribuzione del dato.  

La chiave di volta del Cross Device: la mappa dei dispositivi

La chiave per affrontare la sfida del cross device sta nella capacità di associare tutti i dispositivi collegati di un singolo consumatore (PC, laptop, tablet, smartphone, ecc.) con un particolare consumatore. Per farlo è necessario collegare i singoli eventi a un percorso unico con le corrette attribuzioni sui singoli dispositivi, permettendo, così, di collegare i puntini in un disegno univoco. Una mappa del dispositivo è un set di dati che contiene i cookie del browser ID, l’ID di periferica e i link che collegano in modo anonimo più ID ai singoli utenti. L’integrazione di questi dati consente ai sistemi di attribuzione di legare insieme il percorso completo fatto dal consumatore. Una pratica che richiede l’analisi di grandi quantità di informazioni prodotte dai dispositivi stessi, per esempio indirizzi IP, numeri di identificazione della rete wi-fi, dati relativi all’ubicazione GPS, caratteristiche del dispositivo e i dati di navigazione, così i sofisticati algoritmi possono determinare quali dispositivi sono probabilmente utilizzati dalla stessa persona.  

Questi dati vengono elaborati da una DMP

L’idea alla base di una piattaforma di gestione dati è che le imprese devono essere in grado di sfruttare diversi tipi di informazioni provenienti da una varietà di fonti per poi raccoglierle in un unico deposito centrale al fine di conseguire la business intelligence necessaria a ottenerne benefici. In altre parole, una Data Management Platform è una piattaforma tecnologica che trasforma enormi quantità di dati relativi alle caratteristiche e al comportamento dei tuoi utenti in azioni rivolte a loro che puoi pianificare, erogare e misurare in tempo reale. Il maggior successo le DMP lo ottengono se vengono utilizzate per campagne di programmatic buying.  

Come usiamo questi dati Cross Device

  • Targeting Il primo uso è evidente. Essere in grado di determinare in modo affidabile il percorso fatto dagli utenti per gestire al meglio la campagna consentendo agli inserzionisti di utilizzare parametri molto più specifici, aprendo nuovi tipi di opportunità per la creazione di conversioni.
  • Insights Un altro risultato piuttosto evidente è la possibilità di avere nuovi e più precisi suggerimenti. Avere accesso a dati più profondi consente agli inserzionisti di avere maggior chiarezza sui bisogni e gli interessi dei consumatori nelle varie fasi di esposizione degli annunci. La maggior comprensione potrà guidare l’inserzionista nell’allocazione del budget sui diversi canali per aumentare le conversioni.
  • Frequency Management Controllare quante volte un utente vede un annuncio particolare è fondamentale per mantenere un forte legame con il pubblico e aumentare la brand awareness. Sapendo che un certo consumatore ha visto più volte la creatività sul suo smartphone o tablet sarà certamente più facilmente influenzabile nel prendere le decisioni.
  • Optimization La capacità di ottimizzare le campagne pubblicitarie con una metodologia cross-channel e cross-device rivoluzionerà le scelte dei brand. Sarà simile all’impatto che il programmatic sta avendo sulla pubblicità digitale: un esponenziale aumento di efficienza.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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