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Il Native è la soluzione all’insofferenza verso advertising e Ad Blocking

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La spesa in questo comparto è in aumento nella zona europea a 6,7 mln con un tasso di crescita, anno su anno, del 28%, in ribasso rispetto al periodo 2014-2015 (33%). Tali soluzioni però potrebbero non bastare per fermare sistemi di blocco sempre più sofisticati

Sono sempre di più gli utenti che in Europa Occidentale non tollerano i formati tradizionali della pubblicità digitale, come banner, popup e video in autoplay, e per questo motivo l’installazione di sistemi di Ad Blocking sta aumentando a dismisura proprio per contrastare questa sorta di invasione pubblicitaria. In risposta a tutto ciò, i marketer mirano a risolvere tale problema cercando un maggior coinvolgimento del pubblico e il miglior modo per farlo è puntare sul native adv con contenuti contestualmente rilevanti, così come affermava il nuovo report di eMarketer “Native Advertising in Western Europe: Paid Content Gain Fans Throughout the Region”.

Cresce la spesa in termini assoluti ma non il cagr

La spesa nel native advertising è in aumento nella zona europea, proprio per i motivi precedentemente elencati: prevenire la disaffezione nei confronti dei formati di digtal adv e, contemporaneamente, ottenere migliori performance dalla pubblicità in rete. Se nel 2015 la spesa per il native advertising è stata pari a 5,2 milioni, quest’anno toccherà quota 6,7 con un tasso di crescita, anno su anno, del 28%, in ribasso rispetto al periodo 2014-2015 (33%). Questo trend, ossia l’aumento degli investimenti in direzione native e la contemporanea decrescita del cagr, rimane invariato anche sul lungo periodo. Si può, infatti, notare come nel 2017 la spesa arriverà, secondo le stime di Enders Analysis, a 8,3 milioni di dollari per superare i 13 nel 2020, a fronte di un tasso di crescita annuo medio che scende dal 23,9% del 2017 al 15,8% di tre anni dopo.

Prima di tutto ci vuole fiducia

La fiducia è una questione centrale per i consumatori. In uno studio targato Nielsen gli annunci degli online video così come banner e risultati nei motori di ricerca vengono etichettati come i formati meno affidabili per raggiungere gli user maturi, dai 15 anni in su. Gli europei si contraddistinguono per essere i più scettici a riguardo: per esempio, solo un 27% degli intervistati sempre da Nielsen ha dichiarato di avere fiducia nei banner a fronte di un 41% che invece si è dichiarato a sfavore. Anche in Uk l’avversione per tali formati è forte e radicata: il 31% dei consumatori online, infatti, trova i banner motivo di distrazione durante le ricerche online e ha espresso l’intenzione di evitare direttamente tutti quei siti in cui compaiono disturbando la user experience. Sempre gi inglesi trovano più accettabili i banner statici degli annunci video e questi ultimi li tollerano ancora di più rispetto ai popup.

Spunta anche qualche problematica nella misurazione del roi

Nonostante i benefici che si possono trarre dalla pubblicità nativa, sia per brand sia per publisher ottenere il massimo risultato da questi formati potrebbe comunque non essere così semplice. Il 55% tra essi, infatti, ha affermato che in molte occasioni la mancanza di risorse e un bilancio adeguato per fornire contenuti rilevanti può ostacolare qualsiasi sforzo in questa direzione; un’altra buona fetta della popolazione ha citato, tra le varie problematiche, la difficoltà nel misurare e analizzare le roi, così come l’incapacità di distribuire e reindirizzarli su larga scala.

Il native batte l'Ad Blocking, ma presto non potrebbe più bastare

L’Ad Blocking continua a rimanere un problema anche per advertiser e marketer. Secondo un rapporto di Teads oltre un terzo degli utenti adulti di Italia, Spagna, Uk, Germania e Francia ha installato sul proprio pc un Ad Blocker, mentre un 27% li ha attivati anche sui dispositivi mobili. Fino a oggi i formati native sono stati anche quelli con una minore probabilità di essere intercettati dai sistemi di blocco, anche se presto le cose potrebbero cambiare viste le tecnologie sempre più evolute e sofisticate che stanno dietro i sistemi di Ad Blocking.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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