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Cookie, IAB Italia; Sesini: «Italia all’avanguardia, niente allarmismi»

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Il direttore generale sottolinea come il nostro Paese abbia già adottato un modello opt-in e il nuovo regolamento allo studio dei legislatori Ue non rappresenti una ‘minaccia’

Interactive Advertising Bureau (IAB) Italia è attivamente impegnato nel definire le regole per una buona pubblicità, con l’obiettivo di generare vantaggi e valore sia per gli utenti sia per il sistema economico e della comunicazione. DailyNet ha interpellato il direttore generale Daniele Sesini, il quale ha affrontato il tema della proposta relativa al regolamento europeo e in particolare in relazione agli aspetti relativi al tracciamento dei cookie per la profilazione. «In Italia abbiamo recepito le precedenti normative in modo tutto sommato restrittivo e infatti il nostro sistema di tracciamento del consenso si basa già sul principio dell’opt in. In altri Stati Membri la situazione è sicuramente diversa e potrebbero esserci effetti maggiormente rilevanti», ha dichiarato Sesini a DailyNet.

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza su questo regolamento.

Innanzitutto la proposta presentata a inizio mese dalla Commissione vuole modificare una direttiva risalente al 2002 e integrata nel 2009. Essendo ancora una proposta, però, è possibile che nei prossimi mesi vengano apportate piccole modifiche, cambi drastici o addirittura che questa finisca in un nulla di fatto. Se consideriamo l’esperienza legislativa europea possiamo aspettarci importanti cambiamenti, come nel caso del Regolamento Generale sulla protezione dei dati (GDPR), adottato il 27 aprile 2016 e in vigore a partire dal 25 maggio 2018. Un’altra questione su cui voglio porre l’attenzione riguarda la profonda diversità tra i concetti di regolamento e direttiva: il primo, quando approvato e pubblicato sulla gazzetta ufficiale diviene automaticamente legge per gli tutti gli Stati Membri; la direttiva, invece, necessita della procedura di recepimento attraverso una legge statale da parte degli Stati Membri. Quindi il regolamento garantisce una quasi totale uniformità di disciplina in tutta l’UE a differenza della direttiva. Per questo motivo il regolamento rappresenta sicuramente uno strumento di semplificazione per gli operatori internazionali e multinazionali, in quanto possono adeguare le proprie azioni in tutti i Paesi senza dover adattare i propri strumenti a varie esigenze nazionali.

La Commissione ha posto l’accento sui vantaggi per gli utenti, che richiedono maggiore privacy. Cosa ne pensa di questo tema?

Per l’utente il principale vantaggio della normativa è rappresentato dall’estensione dell’applicabilità a tutto il mercato e, in particolare, agli Over The Top, tra cui WhatsApp e Skype, con un più elevato grado di privacy per il singolo. Quindi le restrizioni toccherebbero tutti i soggetti del mercato. L’altra novità implica che la riservatezza delle comunicazioni sarà legata anche ai meta-dati, vale a dire alle informazioni connesse alle modalità di erogazione del servizio come l’ora di ingresso a una certa pagina e non più solo ai contenuti. Questa tipologia di dati dovrà essere anonimizzata o eliminata se non c’è consenso a meno che non sia strettamente necessaria per l’erogazione di un servizio, come le operazioni di fatturazione in rete.

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Cosa succede, in concreto, ai cookie?

La proposta, tra le altre cose, mira ad aggiornare le metodologie di tracciamento e utilizzo dei cookie: non occorrerà il consenso per i cookie tecnici - quelli che migliorano la user experience, per esempio la cronologia del carrello ecommerce -, ma rimarrà la necessità di richiedere il consenso con un approccio opt-in, peraltro già adottato in Italia con l’attuale modalità, per il processo di profilazione. Dunque, da una parte abbiamo minori limitazioni, dall’altra la necessità di fornire maggiore libertà e flessibilità ai consumatori, dando loro la possibilità di effettuare scelte consapevoli riguardo la propria privacy.

Qual è l’attuale modello in Italia?

In Italia il Garante della Privacy è stato completamente aderente ai dettami dell’ Art. 29 Working Party nel promulgare le Linee Guida sui cookies del 2014 e ha, pertanto, deciso di adottare un meccanismo di azione esplicita di consenso. Nonostante questo, in parte grazie ad una grande attività di affiancamento del Garante da parte di IAB, anche il solo scroll della pagina da parte dell’utente è correttamente considerato un consenso esplicito. Con questo voglio intendere che gli allarmismi, prima di avere un’idea precisa e in concreto della portata di una normativa, rischiano di essere più dannosi che inutili.

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Dunque non ci saranno impatti sugli investimenti?

In questo momento ci sentiamo di prevedere che non genererà un impatto significativo. Nel 2014, come già detto, l’Italia ha già interpretato la direttiva del 2002 (così come modificata e integrata nel 2009) in senso estensivo, grazie anche al contributo delle associazioni di settore. Per questo sono convinto che il nuovo regolamento avrebbe un impatto relativamente modesto. Per me rimane centrale la questione dell’utenza, ma è necessario evitare qualsiasi ripercussione negativa in materia economica. In questo senso stiamo lavorando con IAB Europe e altre realtà per capire come operare in questo frangente. Voglio ribadire, però, che l’elaborazione di dati a fini commerciali è volta al miglioramento dell’esperienza pubblicitaria.

Quali sarebbero i soggetti più colpiti dal nuovo regolamento, qualora venisse approvato?

Sicuramente gli operatori ad tech, specialmente gli Over The Top. Editori e advertiser dovrebbero riscontrare meno problemi perché sono a un livello più avanzato. Reputo corretta la scelta di affidare a un regolamento e non a una direttiva una tematica come quella della e-privacy: sì a norme uguali per tutti, ma non ci deve essere la perdita nelle opportunità di business. La scelta del legislatore è andata giustamente sempre verso una direzione di maggiore trasparenza nei confronti degli utenti. E l’esperienza italiana dimostra che gli investimenti non sono stati bloccati. Anzi sono continuati a crescere. 

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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