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EY avvisa: «La marketing automation è inefficace se non segue una trasformazione aziendale»

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Fabio Dotti, partner EY Advisory, spiega a DailyNet le opportunità delle aziende che adottano la tecnologia. «Non serve a niente se usata su un progetto singolo, deve essere l’inizio di un processo». La società pensa ad acquisizioni «per coprire al 100% il branding end-to-end»

Il marketing pubblicitario sta aprendo le sue porte alle agenzie di consulenza. Un piede su questo terreno, in realtà, lo hanno sempre avuto, perché il contatto con i brand è sempre stato molto forte, quasi simbiotico. È proprio questo uno dei loro punti di forza: se le agenzie pubblicitarie hanno rapporti con i responsabili della comunicazione dei marchi, le consultant agency hanno ne una visione più profonda, grazie alle relazioni con diversi comparti dell’azienda. I meccanismi di marketing automation sono, forse, il fattore decisivo per la conoscenza di un brand, in quanto l’adozione di questa tecnologia corrisponde all’«inizio di un processo di trasformazione, non è uno strumento che serve ad un progetto singolo». Come dice Fabio Dotti, partner EY Advisory. Proprio con Dotti, DailyNet ha ripercorso alcune delle pratiche che EY conduce sui piani relativi al marketing. Cosa vuol dire per un’azienda integrare meccanismi di marketing automation? Il punto cruciale a cui le aziende devono porre attenzione è questo: insieme all’adozione della tecnologia deve avvenire una ristrutturazione dei processi, delle skills e delle governance. Altrimenti si acquisisce uno strumento che viene sfruttato al 10% delle sue potenzialità, o addirittura, se utilizzato male, potrebbe peggiorare le performance precedenti. Bisogna riuscire a far passare che l’adozione della marketing automation è l’inizio di un processo di trasformazione, non è uno strumento che serve ad un progetto singolo. Quali sono gli errori più frequenti in cui incappano le aziende? La definizione degli obiettivi è fondamentale per non rischiare di scambiare il successo di un’iniziativa in un insuccesso. O viceversa. Ad esempio, a volte succede che tra i risultati a cui si vuole puntare ci sia l’attivazione di una migliore user experience e contemporaneamente l’abbassamento dei costi. Coniugare le due cose è molto difficile, ma non impossibile. Serve però un’organizzazione strutturale e solida, e questa deve essere coordinata all’utilizzo di tecnologie di machine learning. In che situazione si trovano le aziende italiane rispetto a quelle estere? E quali opportunità gli si presentano? Le aziende italiane hanno l’enorme opportunità di riallinearsi alle best practise internazionali. Non avendo alcuna eredità, a causa del ritardo maturato rispetto alle realtà oltre confine, partono da zero e possono effettuare un salto definitivo per tornare in pari. Dal nostro Osservatorio sembra che ci sia una forte attrazione verso le competenze digitali. Le pmi possono beneficiare maggiormente della trasformazione digitale, in quanto la tecnologia è democratizzata, tanto quanto il network di competenze a cui attingere. Bisogna avere però la volontà e la flessibilità di cambiare la struttura interna. Le agenzie di consulenza stanno entrando con convinzione sempre maggiore nel campo del marketing e si stanno ponendo sempre più come competitor delle advertising agency. Come si relaziona a questo ambiente EY? Abbiamo una chiara visione di quella che chiamiamo branding customer experience e analytics. Tra le nostre specializzazioni c’è la comunicazione end to end e l’esperienza dei consumatori. Stiamo investendo molto nella comunicazione e operiamo su tutta la linea, dalla strategia di marketing alla user experience. Il nostro valore aggiunto è la copertura dell’intero percorso, dalla definizione della strategia all’impostazione delle customer operation. Quali mosse state facendo per migliorarvi nel campo del marketing? Stiamo valutando alcuni investimenti in ottica di acquisizioni, e con le nuove entrate riusciremo a coprire al 100% il branding end-to-end. Abbiamo sfruttato la crescita inorganica per completare le nostre competenze e diventare leading practice in tutta la filiera. Diventeremo ancora più forti in area customer. Nel luglio 2016 abbiamo acquisito NeriWolff, agenzia pubblicitaria, per lavorare bene anche con le PMI a livello customer.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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