Autore: Redazione
11/07/2022

Audioboost: il primo compleanno porta in dote l’audio seeding e la strategia europea

La prima audio-native company presente in Italia, incubata da Podcastory, aggiunge un ulteriore tassello alla sua offerta qualitativa e avvia il piano di conquista continentale. Ci spiega tutto la founder Cristina Pianura

Audioboost: il primo compleanno porta in dote l’audio seeding e la strategia europea

Cristina Pianura

Un anno di voci che si rincorrono, di testi che si trasformano in suoni, di orizzonti di lettura che si aprono, si allargano, si intensificano. Luglio 2021, il debutto di Audioboost, la prima audio-native company presente in Italia, una delle prime nel mondo, sorta con l’obiettivo di rafforzare l’idea di audio, aprendola a strategie sempre più diversificate. Il tutto facendo leva sullo Speak-Up Article, generatore automatico di podcast, strumento attraverso il quale dialogare con gli editori, offrire loro un servizio, una facilitazione, una nuova dimensione sensoriale per contenuti informativi oppure legati all’intrattenimento, a un livello qualitativo veramente alto. Un vero e proprio servizio editoriale dalle forme inedite, sul quale innestare strategie di monetizzazione. Per il progetto, fondato da Cristina Pianura e incubato da Podcastory, l’audio factory guidata da Davide Schioppa, il primo in Italia specializzato nello sviluppo di una tecnologia per il text to speech a disposizione degli editori, proposta con una formula SaaS, è tempo di bilanci e, soprattutto, di novità. Parola a Cristina Pianura.

Un primo consuntivo a quasi 12 mesi dal debutto di Audioboost?

«È vero: siamo nati proprio a ridosso delle vacanze estive, ma di fatto ci siamo proposti sul mercato in maniera strutturata a partire dall’inizio di quest’anno. In questo lasso di tempo abbiamo creato una dimensione di siti audible, grazie allo Speak-Up Article. Raggruppiamo nel nostro “club” circa 50 siti, raggiungiamo 16 milioni di unique listeners, un’audience potenziale, ossia utenti che possono interagire con il nostro player, siti premium che hanno creduto in questo strumento, che stanno convertendo i lettori in ascoltatori. E i numeri sono veramente buoni: le conversioni si attestano al momento intorno al 3% delle sessioni totali online, una percentuale che può sembrare piccola, in realtà significa 2,5 milioni di ascolti, che definiamo inediti, aggiuntivi, rispetto alle classiche piattaforme, con 90.000 podcast, presenti solo sui nostri sistemi, una dimensione nuova rispetto alla classica realtà digital audio. Il focus è sul lato news e business, quindi stiamo parlando di un’utenza matura, professionale, un target 25-55 anni. Nel corso dell’anno, abbiamo via via migliorato i nostri prodotti sul fronte della fonetica, della gestione degli analitycs. A conti fatti, mettiamo a disposizione una vera e propria Suite che può ora contare anche sulla gestione semantica, con pianificazioni mirate rispetto a precisi contenuti, non più solo gestioni verticali, di genere, bensì focalizzate su precisi argomenti, su determinate keyword. Abbiamo brevettato una tecnologia di gestione pubblicitaria, che ci permette di non troncare il contenuto e di controllare il contesto in cui l’adv viene inserito».

Avete qualche novità in cantiere?

«Sì, siamo pronti ad aggiungere un altro servizio per i clienti che fanno content: si tratta dell’audio seeding. Possiamo integrare all’interno delle playlist che si generano automaticamente dei format branded; in pratica, il secondo podcast della lista è sponsorizzato e in questo modo il nostro Speak-Up Article diventa anche un canale distributivo. Una soluzione molto Content Driven, con l’inserimento nella nostra playlist di un contenuto sviluppato dal cliente che si comporta in maniera fluida, nativa rispetto al nostro Player in un contesto editoriale congruente. In un simile contesto, noi siamo in grado di pianificare il tutto su base semantica, portando le stesse caratteristiche dell’audio spot anche sull’audio seeding. In questi giorni siamo live sui siti di Automotive con il primo case di AudioSeeding in collaborazione con Podcastory che si è occupata della produzione e della promozione della Serie Podcast».

Tra conferme novità, come sintetizzare i vostri obiettivi?

«Prima di tutto, vogliamo alzare la qualità fonetica, sfruttando l’elemento semantico per arrivare a un prodotto particolarmente evoluto. Con un occhio di riguardo sia all’utente sia all’editore. Questo fa sì che i contenuti diventino sempre più rintracciabili. E consente di potenziare i canali distributivi per creare una massa critica di ascoltatori ancora più importante».

E sul fronte internazionale?

«È un punto determinante: guardiamo alle lingue europee, oltre la dimensione anglofona si nasconde un potenziale inespresso in Germania, Spagna e Francia. La nostra soluzione può essere esportata anche in altre lingue con estrema scalabilità. Quello che abbiamo realizzato finora è un grande prototipo che ha mostrato al mercato il nostro player, la qualità che lo guida, con campagne misurabili e iper targettizzabili. Insomma, mettiamo a disposizione uno strumento e un prodotto perfettamente sintetizzato nel contesto audio in cui c’è solo l’utente e quello che sta ascoltando. Non siamo i soli, in Europa c’è Global Uk, ma il nostro prodotto ha logiche qualitative editoriali e distributive di cui nessuno dispone su questi livelli di automazione. Di fatto, in Europa non c’è un prodotto come il nostro, tutto quello che vediamo ha base negli States o da Israele. E allora, l’Italia rappresenta il nostro trampolino di lancio: contiamo sulla capacità dei clienti che vogliono innovare. Il nostro è un mercato difficile ma attento e permeabile alle novità».