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WeGroup, quando l’evento in rete diventa un’emozione

Autore: D Sechi

Stefano Borsani


La storia della factory, debuttante in questo 2020, esperta nella costruzione di convention aziendali in formato digitale. Sorta dall’esperienza di due agenzie che hanno unito le forze, studia per aprirsi anche a progetti verso l’esterno. Il racconto di Stefano Borsani, insieme ad Alberto Rosati, fondatore del marchio

Chi l’avrebbe mai detto? Una domanda divenuta ormai una semi constatazione, a due passi dal dato di fatto, ben lontana dalle solite frasi fatte, una conferma dei risvolti quasi apocalittici di un anno senza precedenti. Uno stupore che attraversa e infilza miriadi di settori, interessi, della nostra quotidianità. Per esempio: che tutto il mondo che ruota attorno agli eventi sia di fronte a un bivio non è ormai un mistero. A un certo punto, ha cominciato a farsi largo l’idea di incontri collettivi in chiave online. Beh, perché no?! Avranno pensato in molti. Lo streaming esiste ormai da chissà quanto tempo, mandiamo l’invito e via, tutto a posto. Ovviamente non è stato così e non lo è ancora e non lo sarà neanche a breve. Ma perché una visione di questo genere si trasformi in un progetto e poi in un trend e poi assuma le sembianze di una prassi occorre organizzare la macchina per bene, oliarla e renderla differente ed efficiente. Un’idea che è balenata nella mente di Stefano Borsani e Alberto Rosati i quali, dalle esperienze ancora in essere delle due agenzie di comunicazione Quindicizerotre e Eurekalab, hanno unito forze e propositi per fondare WeGroup, factory milanese specializzata in eventi digitali.

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In 10.000 per Stanhome

L’ultimo successo comunicato è legato alla convention realizzata per Stanhome: circa 10.000 venditori che si sono ritrovati online per un evento da ricordare. Novanta minuti, con interventi live e pre-registrati. Uno spazio digitale libero, aperto, per la propria community di venditori. Un evento ricco di spunti, di esperienze, di realizzazioni dei propri sogni lavorativi, il tutto facendo leva su una sapienza tecnologica dai risvolti per così dire emozionali. Che sia questo il segreto pere rendere l’evento online un qualcosa di estremamente naturale? Lo abbiamo chiesto a Stefano Borsani, uno dei due founder di WeGroup.

Gli incontri online non sono appannaggio di questo anno a dir poco stravagante, allora cosa è cambiato o cosa sta mutando nel segmento?

«Prima di tutto non siamo di fronte a un approccio basico stile Zoom, che tra l’altro ha preso definitivamente piede, per ovvi motivi proprio quest’anno, ma di qualcosa di molto più elaborato. Certo, le lamentele non sono mancate e sono ancora presenti, udibili: fine dei rapporti umani, dell’interazione fisica… Ne siamo tutti consapevoli, ma occorre costruire un’alternativa, seria, ben congegnata, che porti a dei risultati».

Cosa offre WeGroup nella costruzione di un evento digitale?

«Il concept, tutti i materiali digitali, supporto ai contentuti, la revisione degli speech, la cura della fase teaser, quella del reclutamento degli spettatori, è attiva nel pre, durante e nel post, perché alla fine misura tutti i risultati, i dati, i numeri. Dal punto di vista produttivo, possiamo contare su due sedi, una in via Pastrengo, ed è quella creativa, l’altra al Base, ed è quella operativa, con un team che si occupa delle riprese video».

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Alberto Rosati

 

Che tipo di eventi curate?

«Attualmente siamo specializzati nella costruzione e realizzazione di incontri aziendali, le cosiddette convention che vedono protagonista la forza vendita. Si tratta di appuntamenti che possono essere suddivisi su tre livelli: basico, un meeting, con persone collegate e un livello minimo di regia; un evento web allargato, con assenza di relatori e un’interazione digitale; un appuntamento che possa inglobare le due realtà su menzionate, con la presenza di un pubblico, dell’elemento live, dello spettacolo, con riprese in diretta streaming. Abbiamo una banda capace di coprire 50.00 persone. Il resto è una questione di contenuti e noi ci siamo, in entrambi casi».

Ma un giorno dovremmo tonare alla normalità…

«Certo, ma crediamo che quella attuale sarà anche la direzione del futuro. Un po’ lo stesso discorso che si fa per lo smartworking. Piaccia o meno, si tratta di situazioni lavorative che hanno degli indubbi vantaggi, non foss’altro per quel che concerne la libertà personale. Un vero e proprio cambiamento di mentalità maturato negli ultimi mesi. Un anno fa, di questi giorni, pochi avrebbero pensato alla video call, oggi è il primo tasto a essere premuto».

Quali sono i settori con i quali avete più confidenza?

«Abbiamo una clientela piuttosto trasversale. Stiamo lavorando con Campari, Oakley di Luxottica, Lindt, Artsana, Bocconi, con il ramo farmaceutico in generale. Di fatto non esiste un settore che non abbia l’esigenza di comunicare con la propria forza vendita».

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E l’evento “esterno”, ricolto a un pubblico magari di appassionati?

«Ci stiamo preparando e in futuro dovremmo aprirci in tal senso. Potremmo iniziare con la musica, potendo contrare sull’esperienza e sui contatti del mio socio Alberto Rosati. Non si può però negare che in Italia, e non si tratta certo dell’unico esempio, si viaggi con qualche anno di ritardo. Simili operazioni all’estero, non solo negli Strati Uniti, sono già di attualità».

Una curiosità, che forse potrebbe essere invece un elemento fondamentale: l’evento in streaming ha una durata consigliata?

«Certo: non dovrebbe andare oltre l’ora e mezzo. In caso contrario dovrebbe essere splittato in più giornate. E questo anche se i temi essere pregnanti e lo spettacolo memorabile. Il livello di attenzione di fronte a uno schermo, nel chiuso della propria casa, è minimo rispetto a un’esperienza live che ci vede partecipi in un luogo esterno, contornati da altre persone».

Quindi occorre essere più creativi per operare in rete?

«Assolutamente sì. Occorre creare situazioni che non invoglino a disconnettersi, a distrarsi. Occorre offrire un altro grado di emozionalità per evitare i possibili stacchi».

Quali sono i vostri obiettivi?

«Avere la possibilità di creare progetti di grande qualità, che implichino grandi skills creative. Al momento, un evento corposo comporta un mese e più di lavoro e noi riusciamo a farne 2-3 per volta. Volgiamo diventare ancora più performanti e offrire emozioni».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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