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OBE: effetto Covid-19 sugli investimenti 2020 nel branded entertainment, in calo del 9% a 497 milioni

Autore: S Antonini

Laura Corbetta, Presidente OBE


Ieri si è tenuto il Summit 2020 dell’Osservatorio presieduto da Laura Corbetta; la ricerca condotta con Nielsen conferma nel 2019 una crescita del 24% sull’anno precedente raccolta per 549 milioni

Si è tenuto a Milano il 29 giugno, in formato digitale ma con una piccola parte di pubblico "in presenza", l’OBE Summit 2020, incontro dedicato al mercato del brand entertainment arrivato alla quinta edizione. L'apertura del convegno è stata affidata a Laura Corbetta, Presidente dell'Osservatorio Branded Entertainment e ceo di YAM112003: «“The Reason WOW”: il titolo lo abbiamo deciso prima della pandemia e abbiamo pensato di cambiarlo ma poi il Covid-19 ci ha insegnato molte cose, in primo luogo la responsabilità e il coraggio – ha detto Corbetta -. Stiamo facendo prove di “new normal”, non sappiamo cosa ci riserva il futuro a parte che dobbiamo costruire un mondo più inclusivo, solidale e sostenibile e questo ci riguarda soprattutto come imprenditori. Abbiamo anche imparato che gli Stati esistono, li abbiamo dati per scontati, ma rendono possibile il mondo in cui viviamo, anche sul fronte economico e della comunicazione. Abbiamo visto come cambia il mondo dei consumi, e che ora più che mai le aziende si costruiscono intorno a uno scopo. Il purpose non è più teorico ma una “acquisition”: la gente non compra “cosa” fai ma “perché” lo fai. In questo scenario il brand entertainment rappresenta una forma di comunicazione utile per le aziende che hanno da raccontare storie di valore. Il primo obiettivo di OBE era definire il branded entertainment, l’abbiamo fatto con il Libro Bianco realizzato con CeRta e la collaborazione di RTI, ora vogliamo creare la reiterazione come in tv, i brand devono capire che produrre contenuti può aiutare a creare mondi non solo valoriali ma anche economici».

Uno strumento in crescita nel media mix

Il mercato del branded entertainment ha chiuso il 2019 confermando la crescita a due cifre che ha registrato costantemente negli ultimi anni. Rispetto alle previsioni interne, la ricerca annuale “Il mercato del Branded Content & Entertainment in Italia 2020”, per la prima volta realizzata in collaborazione con Nielsen, stima un valore complessivo di 549 milioni di euro per il settore del BE rispetto ai 506 milioni preventivati, con un incremento del 24% rispetto al 2018.

Nel 2020 la spirale virtuosa si interrompe con una contrazione prevista del 9% in confronto al 2019, e una stima degli investimenti totali pari a 497 milioni, per via della crisi che investe l’intero comparto pubblicitario a seguito dell’emergenza sanitaria globale. Il branded entertainment continua a crescere rispetto al product placement, con una quota del 74% contro il 26% nel 2018 e dell’80% contro il 20% nel 2019.

Stessa cosa vale per la brand integration contro le produzioni originali, laddove le seconde crescono e dominano sulle prime con una quota molto superiore al 70%. Una novità importante è la comparsa del podcast al terzo posto dei format più utilizzati con una quota del 17%, dopo i video per webcast (24%) e i programmi tv (17%); nel 2018 non c’era perché era molto poco utilizzato e quasi nessuno ne parlava.

BE vale il 6% della torta pubblicitaria

«Se dovessimo inserire il branded entertainment tra i mezzi rilevati da Nielsen raggiungerebbe una quota complessiva del 6% della torta pubblicitaria (su un totale investimenti pubblicitari in Italia di poco inferiore agli 8,8 miliardi di euro ndr), appena sopra la radio che è stabile al 5%» commenta Alberto Dal Sasso, Managing Director - Nielsen TAM and Ad Intel Italy - Head of RAM Business Development International, che ha presentato la ricerca insieme a Guido Surci, consigliere OBE e Chief Sport & Intelligence Officer di Havas Media Group.  

Il valore dell’investimento in branded entertainment dichiarato più frequentemente sta tra i 100mila e i 300mila euro, di cui il 43% destinato alla creazione dei contenuti contro il 57% per distribuzione e promozione. «Dati che sostanzialmente coincidono con quelli rilevati internamente, che indicavano una cifra di riferimento intorno ai 100mila ma senza considerare il budget per la distribuzione» aggiunge Surci.

Il 40% delle aziende investirà di più nel 2020

La ricerca, quindi, mostra una certa continuità con il passato ed è stata condotta durante la fase 1 e la fase 2-3 presso gli stakeholder del settore. I principali interlocutori sono centri media e agenzie, seguono poi le piattaforme digitali: «La filiera è molto frammentata e non mi aspetto diventi più snella» dice Surci.

Infine, quale futuro, almeno a medio termine, si prospetta per gli investimenti in BE? Se nel 2019 l’89% degli inserzionisti hanno dichiarato di aver raggiunto gli obiettivi di marketing, per ovvie ragioni nel 2020 si assiste a una frenata degli investimenti da parte del 49% degli intervistati, ma comunque con uno zoccolo duro del 40% che dichiara di voler aumentare l’impegno in branded entertainment.

Lo storytelling del brand e l’efficacia del brand integration

Durante l’evento sono state presentate altre due ricerche condotte da OBE in collaborazione con BVA Doxa. “La narrazione di brand in periodo di crisi”, presentata da Anna Vitiello (OBE Academy Director e CXO di Fuse) prende in esame i brand che hanno saputo comunicare in maniera distintiva durante l’emergenza Covid-19 e quelli che, invece, hanno deluso le aspettative delle audience, restituendo comportamenti, linee guida e insight rilevanti rispetto agli elementi della comunicazione più significativi per l’equity di brand. Tra le qualità di brand maggiormente apprezzate, spiccano più di tutte la solidarietà e l’attivismo; allo stesso modo, la ricerca evidenzia l’impatto negativo prodotto da quei brand che hanno smesso di comunicare durante l’emergenza: esserci, reagire e agire comunicando si rivelano, ancora una volta, il mezzo più efficace per dimostrarsi un love-brand.

“Brand Integration & Original Production TV - la valutazione dell’efficacia" illustrata da Erik Rollini (Managing Director di Mediacom), analizza tutti i programmi televisivi più seguiti on air lo scorso autunno-inverno, verificando l’efficacia di brand integration e original production e individuando le regole auree per suggerire e rafforzare le azioni dei produttori di BE. Dall’analisi emerge come le original production lascino un ricordo medio del 53%, rispetto al 24% delle brand integration, e come il grado del ricordo cresca di pari passo con il livello di engagement dello spettatore rispetto al programma.

Il parterre

Sul palco di OBE Summit 2020 c’era anche Wally Brill, Head of Conversation Design Advocacy & Education di Google, gold sponsor dell’evento e presente anche con Francesca Mortari, Director YouTube Southern Europe. Sono intervenuti anche Luca Martinazzoli, General Manager Milano&Partners; Oscar di Montigny, Chief Innovability and Value Strategy Officer di Banca Mediolanum; Federica Tremolada, Managing Director Southern and Easter Europe di Spotify; Alberto Chiapponi, Integrated Marketing Communication Director di Campari Group; Marco Pezzana, CEO di Vis; Nick Young, Group Brand & Commercial Director di Banijay Group; Marco Girelli, CEO di Ominicom Media Group, Stefano Mancuso, Professore Ordinario presso la facoltà di Agraria dell’Università di Firenze, e Tommaso Valle, Head of Corporate Relations di McDonald’s.

«L’edizione 2020 del Summit, che quest’anno si è svolto in modalità digitale, si conferma ricca di dati, di testimonianze, di best practice e punto di riferimento per tutta la industry – conclude Laura Corbetta -. Per il 2019 il trend è positivo e in crescita, allo stesso tempo, siamo tutti molto ben consapevoli che nel 2020 avremo un rallentamento del settore per gli effetti dell’emergenza contingente. Le tre ricerche presentate oggi sostanziano la necessità per i brand di reagire e ripartire, ripensando modalità e contenuti della comunicazione. Abbiamo constatato come l’immobilismo in comunicazione non sia vincente. Le persone al primo posto è ciò che, in questo momento, le audience chiedono: solo ascoltandole e costruendo risposte adeguate la industry del BE saprà veramente intercettare i bisogni del mercato e costruire progetti per comunicare in modo rilevante, oltre che efficace».


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 17/04/2024


VEKA Italia affida il rebranding a Gruppo Icat: dalla strategia alle declinazioni above e below the line

Semplicità e memorabilità: queste le due parole chiave attorno alle quali Gruppo Icat ha pensato bene di costruire il percorso di rebranding per VEKA Italia, leader del mercato mondiale nel settore della produzione di profili per serramenti in PVC, un gruppo che a livello internazionale opera attraverso le sue 46 sedi distribuite in ben quattro continenti. Quello dei serramenti rappresenta, infatti, un mercato particolarmente complesso e ricco di competitor, contesto all’interno del quale fare la differenza con una comunicazione in grado di arrivare al pubblico in maniera chiara e diretta rappresenta una tappa fondamentale. Il DNA razionale di VEKA, il suo know-how, la sua affidabilità costituiscono d’altro canto il potenziale attraverso cui l’azienda può fornire - ed essere essa stessa - la risposta perfetta ai bisogni del consumatore italiano, in un background valoriale che le permette di essere riconosciuta in tutto il mondo per la sua qualità, sicurezza e fiducia. Un potenziale scandito dalla stretta collaborazione con Icat, a cui già da tempo è stata affidata la comunicazione del marchio, in maniera sempre più ampia, coordinata e completa. La comunicazione A partire dal 2021, Gruppo Icat ha ideato per questo cliente campagne di comunicazione integrate - che si sono aggiudicate premi di settore tra cui due importanti riconoscimenti Mediastars - basate sul concept “La Migliore Vista sull’Italia”, elevando la comunicazione di marca e ponendo l’accento sugli aspetti emotivi e tecnici dei serramenti del network di esperti artigiani italiani che utilizzano i profili firmati VEKA, un brand che è la sintesi della tecnologia tedesca e dell’artigianalità Made in Italy. All‘interno del piano di comunicazione l’idea è stata poi declinata nella campagna multisoggetto OOH e DOOH, in cui gli infissi si presentano come la cornice perfetta e inaspettata per mostrare le viste più iconiche del nostro Paese. Attraverso questa strategia comunicativa, VEKA ha iniziato a rivolgersi in maniera diretta e trasparente al consumatore finale, per mostrare senza mezzi termini la qualità e la longevità dei propri prodotti; oggi la multinazionale è pronta per compiere un ulteriore e importante passo, rendendo ogni Premium Partner, oltre che un garante della costante qualità con cui VEKA si mostra alle persone, un vero brand ambassador dal punto di vista valoriale e professionale. Si tratta infatti di un marchio di fabbrica che, sin dalle sue origini, ha saputo collocare e diffondere nel mondo del design la propria value proposition, imperniata prima di tutto su Made in Italy, artigianalità e tailor made, gli stessi valori condivisi da tutti i partner VEKA. I commenti “Essere scelti e riconfermati dai clienti per guidare la loro comunicazione a 360° è per noi sempre un onore, ancor prima che un onere - spiega Claudio Capovilla, Presidente Gruppo Icat -, soprattutto nelle fasi salienti dell’evoluzione di un marchio che sono le più delicate e importanti sotto molteplici punti di vista. Per questo abbiamo pensato di partire dall’essenza di questo brand, indiscusso protagonista nel mondo dei serramenti, e del suo bagaglio valoriale, per sfrondare l’approccio comunicativo rendendolo essenziale e diretto. Siamo partiti da qui per elaborare il nuovo logo, rinnovare l’imprinting grafico e conferire freschezza agli stilemi narrativi, che andremo poi ad adattare a tutti gli strumenti di comunicazione online e offline”. Graziano Meneghetti, Direttore Commerciale VEKA Italia, aggiunge: “Il momento di svolta che stiamo vivendo all’interno del mondo VEKA testimonia il fervore che ha sempre caratterizzato il brand sin dalle sue origini e che fa parte del nostro DNA, perché la nostra è un’azienda in continua evoluzione, capace non soltanto di plasmarsi in base alle mutevoli esigenze del mercato ma anche di diventare un vero e proprio leader del cambiamento. Una capacità di innovazione che trova espressione in una fitta rete di partner altamente professionali con cui condividere i valori che ci identificano. Un network d’eccellenza che, da oggi, diventa ‘Veka Premium Partner’ su tutto il territorio nazionale. Stiamo progettando un futuro ricco di novità, di cui questa rappresenta soltanto l’inizio”.  

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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