La società si confessa attraverso le parole del suo co-founder Alex Ballato. I motivi della riorganizzazione, le richieste dei clienti, il mercato degli influencer, la ricerca costante di novità
Quel non so che di leggera insoddisfazione, quel rendersi conto che sì, ci siamo, e la nostra competenza è riconosciuta, richiesta, persino acclamata, ma è come se mancasse sempre qualcosa, un passo in più per sentirsi più completi, pronti a ogni evenienza. A volte si continua a brancolare nel buio, soddisfatti, anche se parzialmente, dei risultati raggiunti, altre volte si passa dai pensieri alle parole e poi ai fatti, che fanno rima con riorganizzazione. Proprio questo è capitato dalle parti di Hellodì, gruppo decisamente noto nel campo dell’influencer marketing, soprattutto per quelle attività legate al mondo del calcio e dello sport in generale. Ma un certo punto non basta più. Ed ecco quindi apparire due nuove realtà, due spin off come si suol dire: l'agenzia creativa Bloomind e la casa di produzione video RedFir. La prima vuole essere il cuore creativo di Hellodì, capace di strutturare strategie di comunicazione fortemente orientate al digital che sappiano garantire risultati numerici di primo livello. La nuova casa di produzione, guidata da Andrea Barosi, independent producer con anni di esperienza nel mondo della moda e della musica, si occupa invece di produzioni live, editing e motion graphic, con una forte expertise in ambito digital. Hellodì mantiene l'attività di concessionaria pubblicitaria, core business della società, con i team sales e account. Con l'area HelloMedia continua a operare nei settori dello sport, della musica e dell'entertainment, e al contempo ora allarga i suoi orizzonti. Di questo cambio di registro, o meglio di questo allargamento ufficiale di interessi, ma anche dello scenario circostante, degli obiettivi abbiamo discusso con Alex Ballato, co-founder del gruppo.
Come è maturata questa evoluzione?
«Siamo nati e cresciuti in ambito influencer marketing, ci siamo legati alle grandi realtà del mondo sportivo, poi abbiamo allargato il nostro spettro di azione a tutto l’intrattenimento. A quel punto abbiamo avuto la necessità di andare ulteriormente oltre. Abbiamo inaugurato Helloservice, il cuore creativo della società. Da qui è nata l’idea di un ulteriore passo che abbiamo chiamato Bloomind. La casa di produzione nasce invece dalle evidenze: si tratta di attività che rappresentano voci di costo, che vengono richieste, e allora è opportuno racchiuderle all’interno di una struttura dedicata e venderle».
Quali sono i servizi offerti?
«Con Bloomind, la creatività e la capacità di generare numeri. Siamo riconosciuti come una struttura abile nel costruire strategie particolari, caratteristiche, anche irriverenti, che poi cerchiamo di condensare in un progetto che abbia il conforto della matematica. Ci muoviamo all’interno delle campagne digital, alla creazione di contenuti, alle azioni di brand identity, al controllo dell’ambito social. Con RedFir, al netto dell’eventistica, al momento non attiva per casa di forza maggiore, in qualsiasi momento ci sia bisogno di una telecamera, di un obiettivo, ci siamo noi, e questo comprende anche i format tv, le produzioni di serie sui canali digital, la realizzazione di cartoon in animazione e motion graphics. Un esempio, concretizzatosi poco prima dell’emergenza sanitaria, è stato “Becoming Referee”, un progetto legato al mondo degli arbitri di calcio, con il patrocinio di FGCI e AIA, andato in onda proprio sui canali social della Federazione Gioco Calcio».
Non dimentichiamo però le vostre origini: come sta andando il mercato influencer/talent?
«Procede verso una selezione naturale: se prima c’era spazio per tutti, almeno nelle intenzioni, ora non basta più avere milioni di follower, occorre avere una propria voce, serve poterla adattare. E così, a fatturare saranno sempre più in pochi. Le stesse aziende focalizzano i budget su nomi sicuri, magari anche non grandissimi, in termini numerici, ma con una fan base precisa, ben definita, affidabile, con elementi caratteristici, unici».
Alla fine ne rimarranno pochi, sembra quasi un monito. Non si rischia l’inflazione del singolo personaggio?
«Il rischio c’è e non tarderà a d arrivare. Ecco perché occorre essere abili: il talent di turno e la sua capacità di rinnovarsi, senza perdere di identità, noi, come agenzia, nel cercare sempre un pubblico appropriato e un terreno di gioco adatto. Un esempio: gli Autogoal, divenuti celebri su Facebook, sono sbarcati su Twitch con ottime performance e senza snaturarsi in alcun modo».
Chi sono i vostri clienti, cosa cercano?
«Cercano e trovano una voce autorevole nel campo digital, influencer, talent, soprattutto in ambito sportivo. Con Bloomind, lavoriamo in ambito food, beverage, entertainment, tecnologico, con ClasseViva, per fare un esempio, l’app scolastica di registro elettronico. In molti hanno capito quanto sia più conveniente investire sulla propria casa, quindi gli spazi proprietari, anche sui social, che non sono ovviamente del tutto nostri».
Ma c’è qualche ambito che avete solo sfiorato, immaginato?
«Negli ultimi 18 mesi abbiamo lavorato con circa 350 clienti che ci hanno dato la possibilità di operare con tutti i settori. Forse si potrebbe fare più di un pensierino su certi settori definiti di lusso, Rolex, Mercedes. Ecco che allora che, con Bloomind ci piacerebbe collaborare con marchi cosiddetti alto spendenti, ma soprattutto curare l’intera filiera digital-social di un’azienda, e quindi creare campagne, spot, contenuti, per poi distribuirli sui vari canali social e digital»
Capitolo numeri, nel senso di fatturati: come avete chiuso il 2019 e come pensate di terminare questo controverso 2020?
«Lo scorso anno è stato concluso con un fatturato di 3 milioni. Il 2020 è stato ovviamente anomalo, soprattutto per chi come noi si è sempre mosso su territori sportivi: tutte le competizioni sono state sospese, rimandate, riprese ma anche annullate, si pensi agli Europei di calcio, ri-schedulati nel 2021. Ma non abbiamo tagliato nulla del nostro Lab che, oltre a noi, comprende una serie di altre agenzie. E quindi, non cresceremo del 50% come avevamo preventivato, ma almeno confermeremo l’andamento dello scorso anno».