Come raccontare la solidarietà e conquistare l’animo di un utente distratto o poco interessato? In che modo sostenere e portare avanti l’attività delle ONG? Ce lo spiega il CEO Alessandro Volpi
Comunicare a livello pubblicitario sembra facile, grazie all’immensa enciclopedia maturata nel corso dei decenni. In realtà si tratta di un’impressione fallace. Come non risultare ripetitivi, vuoti, stanchi, poco funzionali? Ecco, adesso provate a pensare alla comunicazione legata al cosiddetto Terzo Settore, il complesso degli enti privati senza scopo di lucro che promuovono e realizzano attività civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante forme di azione volontaria e gratuita. Beneficienza? Proprio lei. Rebold Antevenio, azienda multinazionale focalizzata su performance marketing, consulenza strategica, content e tecnologia proprietaria, ha creato una divisione dedicata, Rebold Antevenio Fundraising, attraverso la quale ha cominciato a muoversi nell’ambito. Curiosi di capirne e carpirne i risvolti, i segreti e il successo delle varie iniziative, abbiamo chiesto lumi al CEO Alessandro Volpi.
Quello della divisione Fundraising è un mercato differente: in cosa consiste il vostro operato?
«Ci muoviamo su due versanti: attivazione della campagne di brand e consulenze mirate sulle singole attività di comunicazione, con l’obiettivo di incrementarne la forza e, di conseguenza, il parco donatori».
A occhio non si tratta di un lavoro semplice…
«Niente affatto. In qualche modo, ci siamo tutti trovati di fronte a una ONG, il cui compito è cercare donatori, descrivere un’attività che non vediamo, non sentiamo, che pare lontana dal nostro vivere giornaliero. È un qualcosa che può dare fastidio, che da molti viene vista come un disturbo. Ed è qui che arriviamo noi con Fundraising, nel tentativo di raccontare, di spiegare, di avvicinare. E quindi di convincere. Ogni organizzazione non governativa ha un suo focus, i più comuni sono i bimbi, le donne, le guerre. La sfida è non inciampare nelle formule standardizzate e nei luoghi comuni. Occorre sempre una differente caratterizzazione».
Da quanto siete attivi e con chi lavorate?
«Sono circa tre anni che Rebold Antevenio Fundraising opera nel settore e oggi appoggiamo una decina di associazioni: Save The Children, UNHCR, Unicef, WeWorld, Amref, e altri ancora.
Come attirare l’attenzione senza disturbare?
«Per esempio sviluppando campagne unbranded, che non partono dal sito e dalle properties social della singola ONG, bensì da un tema specifico, il che tocca le sensibilità degli utenti e crea attenzione e coinvolgimento».
Un esempio concreto?
«Con WeWorld lavoriamo sui diritti dei bambini e delle donne. Attiviamo petizioni online per individuare i target sensibili alla causa e trasformarli in donatori attraverso chiamate telefoniche. Abbiamo poi ideato campagne di brand awareness, che grazie al retargeting hanno supportato anche l’attività di acquisizione di contatti, e pagine movement alimentate da contenuti realizzati ad hoc, su cui inseriamo contenuti sponsorizzati con riferimento diretto alla ONG, creando così un legame immediato tra la causa e il brand. Ci muoviamo anche attraverso campagne cross country, confrontandoci con benchmark differenti».
Cosa ha comportato questo anno di emergenza, con tanto di lockdown?
«Una crescita della sensibilità. Qualche organizzazione ha congelato le attività, ma altre hanno visto aumentare i loro donatori. Con il supporto di Rebold Antevenio Fundraising, la stessa WeWorld ha incrementato le attività digital per sostituire il classico Face to Face, ed è riuscita ad accrescere i suoi donatori regolari».
Le prossime mosse?
«Accogliere nuove organizzazioni, continuare a crescere e sperimentare sempre nuove modalità di racconto».