Autore: Redazione
30/03/2020

Assirm Innovation Index, -0,1 per i progetti di Ricerca e Sviluppo in Italia nell’ultimo trimestre del 2019

Frenata dell’indice che misura la propensione a sostenere progetti di innovazione e ricerca: dissipato in parte il margine che il nostro Paese aveva guadagnato, a fatica, nei due quarter precedenti

Assirm Innovation Index, -0,1 per i progetti di Ricerca e Sviluppo in Italia nell’ultimo trimestre del 2019

Matteo Lucchi

Ancora riscontri poco incoraggianti per l’Italia dal fronte dell’innovazione. L’Assirm Innovation Index (AII), l’indicatore che fotografa la capacità di un Paese di promuovere innovazione attraverso l’attivazione di progetti di Ricerca e Sviluppo, ha infatti evidenziato un risultato negativo (-0,1) nell’ultimo trimestre del 2019. Ideato da Assirm, l’associazione delle aziende di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale, Assirm Innovation Index è il primo indicatore made in Italy che misura la capacità di un Paese di promuovere e generare innovazione.

Posizione di retroguardia

L’arretramento del periodo provoca la dispersione di un vantaggio che il nostro Paese aveva guadagnato fino al 2017, quando si erano raggiunti livelli pre-crisi 2008, e che fa ripiombare la penisola verso le posizioni di retroguardia di una classifica a 10 che vede il predominio della Svezia, seguita a ruota da Paesi Bassi e, appaiati al terzo posto, Repubblica Ceca e Regno Unito. Un posizionamento che mette a nudo la difficoltà che l’Italia incontra nel mettere a sistema una serie di eccellenze, che pure costellano l’universo della ricerca nel nostro Paese, sprecando un consistente potenziale di competenze che pure non mancano. I contraccolpi sulla crescita economica e sulla competitività sono sotto gli occhi di tutti. La frenata degli ultimi tre mesi ha riportato il dato italiano a quota 8, dopo un trend positivo che aveva contrassegnato i primi mesi del 2019. Nel nostro Paese permane una grave carenza di investimenti se si pensa che la spesa italiana in R&D resta al di sotto della media Ue: l’1,29% del Pil contro il 2,03% degli standard europei. L’equivalente di 21,6 miliardi di euro, contro i più di 92 miliardi messi sul piatto dalla Germania (Eurostat, 2018).

Il resto d’Europa

L’Assirm Innovation Index (AII) mette a confronto la capacità di 10 paesi europei nel promuovere e generare innovazione. L’indicatore parte dall’assunto che l’Innovazione in un Paese sia collegata direttamente alla mole di investimenti in R&D e non solo delle sue condizioni macroeconomiche o psico-sociali. La distanza rispetto al resto dei Paesi sottoposti a monitoraggio da parte di Assirm diventa per l’Italia un fattore di forte svantaggio competitivo. La Svezia consolida la sua posizione di testa potendo vantare un trend 2010-2019 che registra un indice pari a 22,2, seguita dai Paesi Bassi (2°_20,5) e, a pari merito, da Repubblica Ceca e Regno Unito (3°_19,6). Anche i diretti rivali del Portogallo accelerano il passo rispetto al nostro Paese chiudendo il 2019 a quota 9,8.

Il commento

“La drammaticità della crisi sanitaria di questi giorni che ha reso manifesta, a tutta l’opinione pubblica, l’importanza della tecnologia per poter semplicemente continuare a lavorare o apprendere – ha rimarcato Matteo Lucchi, Presidente di Assirm –, ha messo in evidenza tutte le nostre carenze infrastrutturali e mentali in questo ambito. Mai come in questo frangente ci rendiamo conto che innovazione non significa soltanto maggiori profitti ma anche progresso umano e sociale. Un Paese deve predisporsi ad affrontare il futuro con i mezzi più avanzati per venire incontro alle esigenze di una collettività che chiede servizi all’altezza delle nuove esigenze di comunicazione e trasparenza. Mi sembra – conclude Lucchi - che non occorrano altre evidenze per decidere fermamente di cambiare rotta. Il nostro Paese non può più permettersi ritardi tanto manifesti quanto pregiudizievoli. Si tratta di mettere insieme le forze positive del Paese, rivedere la catena di comando e ridefinire processi e dinamiche economiche per compiere quel salto di qualità che a questo punto si presenta come inderogabile”.