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Netcomm Forum 2019: l’ecommerce cresce del 7%, ma l’Italia ha bisogno di un redesign complessivo

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La prima giornata dell’appuntamento in corso a Milano ha messo in evidenza un quadro positivo, ma ancora troppo lontano dalla media europea: bisogna investire in tecnologia, expertise, relazione con il consumatore e promuovere il gioco di squadra tra pubblico e privato. Dai 27,5 miliardi spesi in prodotti e servizi lo scorso anno, si stima una crescita nel 2019 a 31,5 miliardi, oltre il 15%

Le aziende sono di fronte a una nuova era del retail: non si tratta più di ecommerce o di omnicanalità, ma di un nuovo modo di creare relazioni appaganti e durature con il consumatore digitale utilizzando le tecnologie e i loro ambiti di applicazione in continuo divenire. Dall’interazione tra la disruption tecnologica e il nuovo consumatore nascono così nuovi stimoli per la business innovation. In questo scenario competitivo in profonda trasformazione, vinceranno le imprese che sapranno essere più adattive ai cambiamenti tecnologici e di mercato, mantenendosi tuttavia focalizzate su un unico obiettivo: la relazione con il consumatore. Questi gli spunti di discussione forniti dal NetComm Forum 2019 il cui tema di quest’anno è “Re-Design, Re-Commerce, Re-Business: Retail”, la due giorni iniziata oggi a Milano che mette in contatto il mondo del digitale, per esplorare le sorti di un settore, quello dell’ecommerce, che in Italia sta diventando sempre più rilevante. Un punto di partenza, tuttavia, per aprire un dibattito più ampio, che interessa tutto il mondo del digitale. Ecco alcune evidenze emerse durante la prima plenaria dell’evento, moderata da Andrea Cabrini Managing Editor, ClassCnbc.

Redesign complessivo

Il mondo del digitale e del retail sono settori che giocano un ruolo contestuale e convergente dove le competenze e le tecnologie rappresentano i pilastri di una rivoluzione che quest’anno ha subìto un ulteriore accelerazione. Da qui, la necessità di un redesign complessivo a partire dalla digitalizzazione delle PA e delle PMI, importante per creare efficienza, e continuando con l’educazione digitale del nuovo cittadino, per fornigli gli elementi necessari per affrontare l’impatto di un settore in rapido fermento e scongiurare gli effetti negativi del digital divide.

L’Italia deve fare squadra

•          Luca Attias Commissario straordinario del Governo per l’attuazione dell’agenda digitale, Team per la trasformazione digitale - Presidenza del Consiglio dei Ministri, è il primo relatore dell’edizione 2019, e con il suo intervento dal titolo “il digitale al servizio dell’etica pubblica, l’etica al servizio del digitale pubblico” ha analizzato lo stato attuale dell’agenda digitale nel nostro Paese. «L’Italia è una nazione “Lost in digitalization” - spiega, paragonando il Belpaese al noto film di Sofia Coppola -. Siamo persi in una dimensione di grande individualismo, che provoca una grave frammentazione delle PA, con conseguenze spreco di denaro, inefficienza e divisioni in silos», (tra gli esempi citati: i data center delle PA italiane sono più numerosi di tutti quelli del resto del pianeta e non dotati di sistemi efficaci di protezione, 5.8 miliardi vengono investiti in PA ogni anno di cui almeno due sprecati). Alla base, una grave mancanza di competenze digitali, nonostante una catena del valore ampissima, ma per lo più composta da figure obsolete. Secondo Attias, «il futuro delle PA, oltre al rinnovamento delle figure professionali, risiede nella relazione e collaborazione continua con il privato. Il processo di digitalizzazione, poi - sottolinea - è importante anche come deterrente alla lotta contro la corruzione, potenzialità ostacolata proprio dalle suddette inefficienze. Un’agenda digitale più sviluppata, l’uso di tecnologie come la blockchain, per esempio, sarebbe direttamente proporzionale a un sistema meno corrotto prima ancora che più efficiente, statistiche mondiali alla mano. Puntare sull’etica ripaga sempre e bisogna giocare come una squadra per raggiungere l’obiettivo, mettendo a frutto le grandi potenzialità che l’Italia ha, ma non ha ancora messo a sistema», conclude.

Digital Retail e nuovi paradigmi di sviluppo

Roberto Liscia Presidente, Netcomm e Executive Board Member, Ecommerce Europe, come di consueto, nel suo intervento introduttivo, ha evidenziato alcuni dei trend più caldi del momento dalla platform economy all’artificial intelligence. «L’ecommerce a livello mondo cresce e non è destinato a fermarsi, in quanto, la trasformazione in atto coglie tutti i processi in essere e tutti i settori dal prodotto al consumatore. La Cina è il Paese che raggiunge i migliori risultati in termini di volumi, crescita e fatturato e ha surclassato già l’America posizionandosi in un percorso che può solo crescere ulteriormente. Il 44% degli Italiani utilizza abitualmente l’ecommerce per i suoi acquisti, ma il numero è ancora lontano dalla media mondiale, che si attesta intorno all’80%. Esiste, infatti, un rapporto diretto tra le competenze del Paese e lo sviluppo di un’offerta ecommerce sviluppata dalle PMI, e l’Italia è agli ultimi posti insieme alla Grecia, elemento che mette inevitabilmente in luce la scarsità delle competenze nel nostro Paese e che si riflette anche in un’altra tendenza: gli acquisti cross boarder. Gli italiani comprano più all’estero che in Italia. I Paesi come USA, Cina e UK, che hanno una più alta penetrazione dell’ecommerce sono, infatti, anche quelli dove si investe di più in tecnologia, come l’AI. Il retail è il settore che attualmente sta subendo più di altri la disruption tecnologica, viaggiando verso elementi come la smart supply chain, prodotti e servizi altamente personalizzati, dove ogni cliente diventa un mercato a sé e non è più sufficiente inserirlo in un cluster, ma va trattato come una singola identità sulla base della quale disegnare le esperienze. Tecnologie intelligenti permettono, dunque, la creazione di modelli di prediction, l’automazione dei processi, l’ottimizzazione dinamica delle offerte, factory on demand, dove la parola d’ordine è personalizzazione estrema».

L’era delle piattaforme

«La platform economy - continua Liscia -, è uno dei trend che sta maggiormente entrando in moltissimi settori, non solo nell’ecommerce ovviamente, un fenomeno che vede le piattaforme come attori di intermediazione importantissimi tra brand e consumatori, necessari per mettere a fattor comune risorse, prodotti e servizi in modelli plug and play sempre più veloci ed efficaci. Non a caso, i player che crescono maggiormente sono le piattaforme tecnologiche, le più famose come Google, Apple, Amazon e Facebook, ma non solo, sono oltre 400 le imprese che attualmente stanno puntando su questi pilastri, e tutte procedono nel loro percorso in forte crescita». A rappresentare questo mondo sul palco dell’evento è salito anche Karunesh Pandey Senior Sales Lead Retail, Fashion and Finance di Google che ha confermato i trend emersi. «Le aspettative dei consumatori per il futuro si plasmeranno intorno alle tecnologie più innovative (come gli assistenti vocali), le persone hanno bisogno di essere ispirate, vivere esperienze fluide, senza avvertire alcuna differenza tra online e offline. Le tecnologie hanno, dunque, un ruolo chiave. La stessa fluidità, non bisogna dimenticare, però, che interessa tanto il consumatore quanto i business stessi».

L’era dell’assistance

Tra i trend illustrati da Liscia, non è mancato quello che ci vede nell’era dell’”assistance” e il consumatore è sempre più alla ricerca di informazioni e punti di contatto, cosa che ancora una volta richiede di ripensare i modelli di business, di investire in tecnologie e competenze ma anche in pagamenti, logistica, delivery e packaging come importanti leve del marketing (una ricerca di NetComm ha rilevato oltre 35 canali e oltre 7000 tecnologie di martech esistenti) settore che si è evoluto diventando un elemento imprescindibile per il successo di ogni business. L’ultimo trend è quello della e-regulation, fattore chiave per lo sviluppo armonico del settore (GDPR, Consumer Law, e-privacy, Digital service tax, open banking e così via), l’economia digitale ha bisogno di soluzioni transazionali che possano garantire la salute del settore.

Ecommerce B2c in Italia: le prime evidenze per il 2019

Alessandro Perego Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation, Politecnico di Milano, dal palco del Netcomm, disegna un quadro ottimistico per l’Italia, dove «il canale ecommerce - spiega - impatta ormai in modo positivo su tutto il retail. L’ecommerce in Italia sta diventando, nonostante tutto, più rilevante e ha raggiunto una percentuale di penetrazione del 7%, chiudendo il 2018 con 27,5 miliardi spesi in prodotti e servizi. Si stima che questa cifra arriverà nel 2019 a 31,5 miliardi, con una crescita di oltre il 15%. Il peso del prodotto si assesta al 60% sulla domanda complessiva la fetta restante è invece quella di servizio. I settori maggiormente in crescita sono Informatica ed Elettronica, Abbigliamento, Arredamento e Living e cresce anche la grande scommessa del settore: il Food & Grocery. L’ecommerce, dunque, incide significamente sul retail, che vale 6.5 miliardi in Italia, con una percentuale di oltre il 60% sulla crescita complessiva del settore. L’ecommerce, oltre a essere più rilevante, è sempre più mobile (il 50% degli acquisti avviene tramite dispositivo mobile). Entro il 2021 ci si aspetta, infatti, definitivamente, il sorpasso del canale mobile sul desktop. Ecommerce vuol dire, poi, sempre di più strategie omnicanale. Solo il 37% delle aziende tradizionali vende online contro il 63% che si potrebbe definire “dot com”, ossia quelle aziende che non possono essere più chiamate pure player digitali, perché si muovono ormai in logica multicanale e stanno approcciando il canale fisico, soprattutto i marketplace, che rappresentano il 34% (apertura negozi, showroom, pop up store, punti di ritiro e così via). Le aziende tradizionali che, invece, hanno approcciato anche il canale online sono 216 nel nostro Paese, in crescita rispetto agli anni precedenti. L’ecommerce, infine - sottolinea Perego -, è da considerare come fonte di innovazione assoluta, altro aspetto che conferma la sua rilevanza sul mercato per generare bisogno, vendita e assistenza, migliorare la logistica e pensare nuovi elementi di experience per i consumatori».

Spazio alle aziende

Hanno concluso, infine, la prima sessione plenaria, alcuni rappresentanti di aziende che hanno portato le proprie case history di eccellenza. Nexi ha affrontato il tema dei pagamenti digitali, che rappresentano un elemento abilitante centrale per l’intero segmento del digitale. Oggi, sono tre le tecnologie che stanno abilitando migliori esperienze rispetto al passato: la componente contactless (che già rappresenta il 50% delle transazioni) l’avvento del mobile payment e transazioni più veloci grazie a connettività broadband capaci di ridurre la permanenza alle casse. De' Longhi Group ha illustrato le proprie strategie di personalizzazione della customer experience e l’approccio del brand al settore dello IoT, infine, Poste Italiane, ha approfondito il tema della logistica che insieme all’evoluzione dei sistemi di pagamento, rappresenta un fattore chiave per migliorare l’esperienza del consumatore.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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