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IAB Forum: la pubblicità online cresce ancora e raggiunge i 3.3 miliardi di euro di raccolta, +9% rispetto al 2018

Autore:

Carlo Noseda


Il digitale è sempre più importante nel panorama media nostrano con una quota del 40%, secondo solo alla tv (44%); guida la crescita il dominio delle OTT che si accaparrano oltre il 76% degli investimenti complessivi. Un resoconto della prima giornata, che disegna l’agenda futura del settore e le sfide con le quali misurarsi per competere

IAB Forum 2019, evento di riferimento per il settore digitale in Italia, ha tracciato come ogni anno l’andamento e l’agenda futura di una industry, quella del digitale, divenuta protagonista del business contemporaneo. Oggi, il ruolo dell’uomo all’interno della trasformazione in atto, ha raggiunto una maturità tale, che permette di fare delle riflessioni relative a come plasmare il digitale, entità tutt’altro che intangibile, ma concreta più che mai e oggetto di una “rivoluzione” che non accenna a finire. Un mercato che cresce nel nostro Paese del +9% rispetto al 2018, dove il formato video “is the king” (oltre 1 miliardo di raccolta) e l’audio “the new queen”, e che ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi di euro (su 8 totali) attestandosi, con una quota del 40% (37% nel 2018) di raccolta, secondo solo alla televisione, che detiene il 44% (46% nel 2018). Una crescita condizionata soprattutto dagli OTT, che si accaparrano oltre il 76% degli investimenti complessivi (75% nel 2018). Ma quali sono le sfide che il settore deve affrontare per dare “forma alla rivoluzione” che si sta verificando? Questa la domanda a cui hanno provato a rispondere gli oltre 30 speaker italiani e internazionali intervenuti in questa edizione dell’evento il cui tema è: Shaping The Revolution.

Il settore in numeri

Il digitale è sempre più importante per lo sviluppo dell’economia italiana con il comparto della pubblicità online che cresce per l’undicesimo anno consecutivo, e IAB forum si tiene a fine anno proprio per tirare le somme di quanto accaduto in termini tanto di novità, quanto di numeri. Per questo, il primo intervento ha tracciato una panoramica su dati e trend del mercato pubblicitario in Italia, presentati da Andrea Lamperti, Direttore Osservatorio Internet e Media del Politecnico di Milano. Nel giro di 12 anni, la quota internet è passata dal 10% del 2008 al 40% attuale, con una crescita molto forte della raccolta pubblicitaria online e un conseguente contenimento di quella su tutti gli altri mezzi. Il mercato italiano registra una percentuale digitale di circa il 33,7%  nel media mix, una cifra nella media europea, ma ancora frenata da un’importanza forte del mezzo televisivo e lontana dal livello UK, dove il mezzo digitale è passato ormai ufficialmente dalla parte del leone. Una crescita, quella del digitale, che si caratterizza per essere guidata da pochi player, i cosiddetti OTT che, come già anticipato, raccolgono da soli una fetta sempre più sostanziosa del mercato.

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Andrea Lamperti

 

Il modello “internet” per formati

In relazione ai singoli formati pubblicitari online, sempre secondo le stime degli Osservatori del Politecnico di Milano, rimane dominante la display (che raccoglie al suo interno i banner tradizionali, i video, i diversi spazi all’interno dei social network e i nuovi formati native) che vale il 63% dell’intero mercato. La sua crescita è dovuta soprattutto ai formati video (soprattutto outstream), ampiamente diffusi anche sulle piattaforme social, che crescono del 20% rispetto all’anno scorso e anche alla raccolta derivante dai diversi formati native, che cresce oltre il 50%. Secondo posto per la search (rappresenta il 28% del totale investimenti in internet advertising) che fa segnare per il 2019 una crescita stimata del 6%. Molto bene la raccolta derivante dal classified & ecommerce advertising, ossia l’acquisto di visibilità per annunci su siti di compravendita o directory online, che segna un +14%. Lamperti ha concluso dando un accenno a quali saranno i maggiori sviluppi nel prossimo futuro: «Sicuramente, tutto il mondo del digital audio avrà un’importanza cruciale per creare nuovi spazi pubblicitari da veicolare attraverso gli smart speaker; il mondo delle addressable TV potrà portare grandi investimenti se si riuscirà a comprendere come sfruttare al meglio le potenzialità del mezzo, e ancora, tutto l’universo del DOOH, grazie alla capillare diffusione di schermi digitali, utilizzabili anche in logica programmatica, vedrà senza dubbio un’ulteriore impennata».

Il rinascimento dell’audio

Se nel 2019 il digital audio advertising si stima raccolga in Europa, investimenti per 471 milioni di euro, IAB Europe prevede che questo valore triplicherà entro il 2023, raggiungendo quota 1.5 miliardi di euro. Il mercato tradizionale della pubblicità radio, da solo, vale 6 miliardi di euro in Europa ed è destinato a digitalizzarsi grazie a nuove opzioni audio – dalla radio IP ai sevizi di streaming musicale, ai podcast. Le suddivisioni tra i diversi formati, mezzi e canali, non sono più così netti come un tempo. Il modello ‘internet’ si sta affermando anche al di fuori dell’online, andandosi a sovrapporre a quei media che noi reputiamo più tradizionali. Va letta in questo senso l’evoluzione del mondo audio, che oggi grazie all’innovazione tecnologica, alla penetrazione di Internet, all’importanza culturale assunta dallo streaming musicale e la diffusione di dispositivi per la smart home, è in grado di promuovere messaggi pubblicitari digitali a un perimetro molto più ampio. Oggi, in Italia, il podcast conta su una penetrazione di ascolto regolare pari a circa il 26% della popolazione online italiana over 16 anni. Quest’esplosione di contenuti mostra pochi segni di rallentamento, a dimostrazione del fatto che i consumatori odierni prediligono sempre di più ambienti ‘audio-first’. Che si tratti di auto collegate, applicazioni radio negli smart speaker o altre tecnologie, le opportunità per gli inserzionisti di raggiungere gli ascoltatori sono sempre più ampie. Secondo Kantar infatti, il 63%4 dei marketer investirà in modo rilevante sui podcast nel 2020.

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Federico Capeci

 

L’agenda del futuro

Questi alcuni spunti di riflessione emersi sul palco di IAB durante la prima giornata. Federico Capeci, CEO Kantar Italy, Greece & Israel - Insights Division, ha posto l’accento su come la spesa pro capite in advertising sia estremamente compressa nel nostro Paese (circa 150 euro pro capite contro quasi 500 in UK) e quanto bisogno ci sia oggi di integrazione per garantire che le campagne possano avere un impatto concreto,  traguardo possibile solo sfruttando i giusti insight e abbandonando una logica di “quantità” nell’uso dei mezzi, a favore di una logica basata su obiettivi, dove il media è solo una delle opportunità che il settore ha a disposizione. Constantine Kamaras, IAB Europe co-Founder & Chairman Emeritus ha fornito, invece, la sua opinione personale su alcuni topic che emergeranno nei prossimi anni. Confermando che le nuove aree di crescita saranno senza dubbio Audio e Connected TV, egli non ritiene che vedremo un’esplosione così grande, almeno in termini pubblicitari, a causa di problemi ancora difficili da superare, in termini, ad esempio, di misurazione e di inventario, che probabilmente saranno barriere all’ingresso troppo grandi perché si veda un cambiamento radicale già dal prossimo anno. Ci sarà, secondo lui, invece, molto fermento nel settore M&A con un riassetto forte sul piano di acquisizioni e fusioni, nel settore del content marketing, sul piano dell’ad-tech e dei nuovi operatori e sarà sempre più interessante osservare la crescita della Cina, ormai giunta a competere quasi alla pari con gli USA. Dove vedremo senza dubbio un’esplosione, invece, è nell’affermarsi del 5G come ha spiegato Sam Field, Head of Creative Tech EMEA, Ryot Studio, mostrando le innumerevoli possibilità che avremo nell’interagire con tecnologie quali realtà aumentata, AI e virtual reality e quante porte si apriranno per vivere esperienze sempre più immersive e sempre più in real time.

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Sfide e opportunità

Stefano Varasi, Oracle Marketing Cloud Senior Sales Manager Italy & Iberi, ha spostato la riflessione su come oggi i dati rappresentino molto più che il nuovo petrolio, ma di come si debba essere estremamente sicuri di avere le leve giuste leve per raccogliere, mettere insieme e spendere in modo produttivo tali dati, sempre rispettando le normative vigenti che, tra l’altro, sono in continua evoluzione.  Normative su cui IAB è in continuo confronto con le istituzioni, per stimolare il cambiamento, come ha sottolineato anche Aldo Agostinelli, Vice Presidente IAB Italia. Due i temi più importanti sul tavolo delle discussioni, da una parte le modifiche necessarie alla Web tax, che rischia di colpire non solo le OTT ma anche le altre aziende italiane che già pagano alte commissioni, e poi la necessità di dotarsi in Italia di un cloud pubblico, che interagisca e crei algoritmi e tecnologie, con l’aiuto di università e tecnici, che possano essere messe a disposizione delle PMI, per poter competere in un contesto che richiede investimenti in data science e alta tecnologia, non alla loro portata. 

“La crescita del predominio dei colossi della rete ha creato una situazione di mercato non più sostenibile per le aziende che rappresentiamo come associazione - ha commentato Carlo Noseda, Presidente IAB Italia. Come sollecitato in diverse occasioni, urge un intervento normativo atto a riequilibrare gli attuali assetti concorrenziali e permettere a tutti gli operatori - editori, concessionarie, agenzie specializzate e ad-tech company - di giocare alla pari con chi come Facebook e Google può avanzare tecnologicamente contando su ingenti risorse finanziarie accumulate grazie a un gettito fiscale pari a nulla. Non c’è più tempo da perdere, abbiamo bisogno di regole chiare, capaci di correggere le attuali storture, andando a colpire le posizioni di abuso e garantire l’intercettazione della reale capacità contributiva di un’azienda senza gravare sulle imprese locali”. Ma in ambiente digitale, le sfide continuano soprattutto in termini valoriali, con la necessità di garanzie quali qualità, trasparenza, durevolezza, sicurezza; e tale sfida accomuna tutti i player  legandoli a doppio filo, dalle agenzie, ai brand, fino ai publisher.  Ha chiuso i lavori di ieri lo scrittore Alessandro Baricco, che ha illustrato il suo romanzo “The Game”, dove si racconta proprio la storia dell’evoluzione del digitale e che mostra come il tavolo da gioco stia radicalmente cambiando, imponendo a chi vuole vincere in quest’era, di conoscerlo alla perfezione.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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