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Un gruppo di avvocati punta il dito contro IAB Europe: l’Open RTB sarebbe incompatibile col GDPR

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Non ci sarebbero controlli tecnici che impediscano alle migliaia di company che ricevono dati di monitorare i comportamenti online degli utenti. IAB smentisce: «i nostri strumenti sono perfettamente a norma, la legge non richiede di impedire che siano usati male», spiega a DailyNet Giordano Buttazzo, A.D Tech Manager di IAB Italia

Durante la scorsa settimana, un gruppo di avvocati ha puntato il dito contro IAB Europe, accusandolo di sapere già prima dell’entrata in vigore del GDPR che il real time bidding non avrebbe potuto soddisfarne i requisiti. Fosse vero, cosa che lo stesso IAB nega con forza, sarebbe una contraddizione piuttosto limpida, dato che il bureau è lo stesso organismo ad aver lanciato sul mercato il Transparency & Consent Framework (TCF) - considerato come standard della industry per la collezione e trasmissione dei consensi in conformità con il GDPR - e l’Open RTB, il protocollo di IAB Tech Lab attraverso cui gli advertiser piazzano i bid per acquistare le inventory. 

La tesi degli avvocati

Johnny Ryan, chief policy & industry relations officer for open-source browser Brave, insieme a un gruppo internazionale di attivisti dediti alla causa della privacy, ha portato nuove evidenze alle autorità che vigilano sui dati in UK e in Irlanda. Secondo loro, il materiale prova che IAB abbia sostenuto il real time bidding, nonostante sapesse della sua incompatibilità con i consensi richiesti dal GDPR. Un elemento chiave per la tesi del gruppo è un estratto della lettera scritta da IAB Europe nel 2017, in cui si legge: “Dal momento che è tecnicamente impossibile per l’utente avere informazioni su tutti i dati prodotti dai controllori coinvolti nello scenario del bidding in RTB, l’area a più veloce crescita del panorama della pubblicità digitale sembrerebbe, a prima vista, incompatibile con il consenso ai sensi del GDPR”. “La nuova prova, presa dai documenti di Google e IAB, ha mostrato che il sistema di aste online consegna dati altamente sensibili sugli utenti web. Questo succede centinaia di miliardi di volte al giorno. Non ci sono controlli tecnici che impediscano alle migliaia di company che ricevono dati, di monitorare cosa legga, guardi e ascolti ogni persona che va online”, denuncia il gruppo degli avvocati.

La risposta di IAB

“Non son solo notizie false, ma che danneggiano intenzionalmente l’intera industria della pubblicità digitale e tutti i media europei che dipendono dalla pubblicità, in quanto loro principale fonte di ricavi”, spiega Helen Mussard, marketing & business strategy director di IAB Europe. “Le denunce esposte contro Open RTB e TCF, e contro la compatibilità di quest’ultimo con il regolamento, derivano da un’ipotetica possibilità che i dati personali vengano processati illegalmente nel corso dei processi del programmatic. Questa ipotesi è dovuta al fatto che nessuno dei due protocolli sia in grado di impedire fisicamente alle aziende di elaborare illecitamente i dati personali. Ma la legge non lo richiede”, continua. In effetti il TFC «è stato introdotto a seguito dell’entrata in vigore del GDPR per dare ad advertiser ed editori la possibilità di dichiarare che nelle loro pagine web sono inclusi tag di soggetti che raccolgono dati per fini pubblicitari e chiedere agli utenti il consenso a consegnarglieli». L’Open RTB, invece, «è il protocollo su cui avvengono le aste per l’acquisto delle inventory. Le informazioni raccolte, successivamente al consenso, vengono trasmesse nell’ambito del protocollo RTB, pratica assolutamente a rigor di legge. Il regolamento specifica che i dati non devono essere trasmessi solo quando a chi li ha raccolti non ha ottenuto il consenso. Se poi qualche operatore utilizza gli strumenti in modo improprio, o per attività al di fuori dalle indicazioni del GDPR, non è più un problema di piattaforme o di framework ma di utilizzo degli stessi», spiega Giordano Buttazzo, ad tech manager di IAB Italia. 

 


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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