Le due società hanno presentato martedì l’Osservatorio Influencer Marketing, da cui è emerso che i canali più battuti per questo tipo di iniziative sono, nell’ordine, Instagram, Facebook e Youube. Questo tipo di collaborazioni principalmente sono temporanee, e solo un’azienda su 5 agisce in autonomia
Ben 9 aziende su 10 dichiarano di aver coinvolto almeno un influencer nel proprio piano di comunicazione, su Instagram in primis seguito da Facebook e da YouTube. L’Osservatorio Influencer Marketing (OIM), sviluppato da Ipsos e FLU, si è proposto di intercettare il ruolo che i marketer assegnano alle nuove personalità del mondo social ed ha evidenziato un utilizzo sempre maggiore dei social da parte delle aziende, che sta diventando più frequente al crescere del fenomeno degli influencer, scelti dalle aziende per accrescere e diversificare i contenuti interessanti per il proprio target di riferimento.
I brand e la scelta degli influencer
Secondo quanto rilevato dall’osservatorio OIM la prima ragione che spinge le aziende a coinvolgere gli influencer, coerenti con i valori del proprio brand, è la necessità di raggiungere il proprio target di riferimento entrandovi così in contatto diretto (secondo quanto dichiarato dall’88% degli intervistati); la seconda ragione è la necessità di fare brand awareness (secondo l’85% degli intervistati) seguita al terzo posto dal bisogno di migliorare il percepito della marca verso il target di riferimento (76%). Oltre la metà degli influencer selezionati come brand ambassador per promuovere i propri servizi e prodotti non sono personaggi famosi ma persone specializzate in tematiche specifiche e note quindi all’interno di community di riferimento rispetto alle quali godono di molta credibilità, tanto da essere spesso dei veri modelli per chi li segue come, già, emerso anche nel primo osservatorio OIM nel quale proprio gli utenti dichiaravano di seguire con maggiore fiducia i consigli di quelle personalità social esperte nei temi a loro più cari preferendoli ai volti più noti.
Le collaborazioni e la loro durata
Le collaborazioni con gli influencer nella maggior parte dei casi non sono continuative ma temporanee. Il 66% degli intervistati dichiara, infatti, di attivare la collaborazione con uno o più influencer solo in occasione di eventi o iniziative speciali; è solo il 34% dichiara di avvalersi di questo strumento in modo continuativo, come parte integrante della strategia di comunicazione. Sono 4 su 5 le aziende che dichiarano di avvalersi del supporto sia di specialisti del marketing interni alle aziende sia di realtà esterne esperte specializzate in ambito influencer marketing (42%). Solo un’azienda su cinque dichiara di realizzare tutto internamente.
Metriche e valutazioni
Oggi le aziende si affidano ancora prevalentemente alle cosiddette vanity metrics, per validare la bontà della scelta di un influencer rispetto ad un altro, e cioè all’Engagement che i contenuti condivisi e il profilo nel suo complesso sono in grado di generare (numero di like, numero di commenti, recensioni e altre interazioni). A seguire i brand valutano i Contatti (reach, true reach e il numero di visualizzazioni) per avere un’idea della quantità di persone con le quali può entrare in contatto grazie a quell’influencer. Da ultimo viene osservato il Sentiment (sentiment dei post, brand associations, aggettivi dei tag) generato.
Le finalità dell’influencer marketing
“Questo secondo report conferma ulteriormente quanto sia d’impatto l’influencer marketing sul mercato. Come mostrano i dati, per le aziende il coinvolgimento di un influencer in una campagna pubblicitaria è diventato fondamentale, non solo per esprimere al meglio i propri valori e mostrarsi vicini al proprio target di riferimento, ma anche per creare un rapporto di fiducia e rispetto reciproco con i propri follower così profondo da poter agire sui processi di acquisto del consumatore. Le aziende si stanno sempre più strutturando per una maggiore consapevolezza sul reale valore di questo nuovo media: un’impresa su 3 utilizza questo asset in maniera continuativa, un grande risultato se si pensa che fino allo scorso anno solo il 10% dei brand coinvolgeva gli influencer in strategie di comunicazione di lungo periodo, per veicolare in modo più efficace i propri valori e costruire una brand awareness sempre più forte”, afferma Rosario Magro, Partner e Marketing Director di Flu.