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Digitale italiano: + 2,8% l’anno sino al 2021, ma sotto le potenzialità

Autore: Redazione


Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform: “La politica economica ancora sottovaluta la portata della trasformazione digitale e non affronta il problema di un sistema a due velocità

Si parla di mercato digitale e non si può non considerarlo in crescita. È un qualcosa di naturale, è nell’ordine delle cose, come si suol dire. Ma c’è sempre un ‘ma’: non tutto procede in maniera agevole, i rallentamenti sono dietro gli angoli, magari mimetizzati a sgambetti non proprio inaspettati. Ma procediamo con ordine: il mercato digitale italiano (informatica, telecomunicazioni, contenuti digitali ed elettronica di consumo) crescerà nel triennio 2019-2021 a un tasso medio annuo del 2,8%, risultante da incrementi del 2,5% a 72.223 milioni di euro nel 2019, del 2,8% a 74.254 milioni nel 2020 e del 3,1% a 76.536 milioni nel 2021. La proiezione segue a un 2018 già chiuso in crescita del 2,5% e già quarto anno consecutivo di ripresa del mercato.

Un Paese con troppe entità

Si accentuerà lo scarto fra le dinamiche delle componenti più consolidate e più innovative, con le seconde stimate crescere da qui al 2021 e nell’insieme a tassi 10 volte più elevati. Le stime scontano però la continuità degli investimenti in reti di comunicazione ad alta capacità, dei programmi Impresa 4.0 e dei programmi di ammodernamento della PA (nuovo Piano Triennale); e, pur dando conto di una trasformazione digitale avviata, evidenziano ancora il profilo di un Paese con troppe entità, soprattutto di minori dimensioni e in molti settori, ancora ai margini di un ammodernamento necessario per continuare a creare valore e occupazione. Emerge così anche l’urgenza di provvedimenti che rendano l’innovazione digitale più diffusa e che, al contempo, permettano al settore ICT di rafforzarsi ed esprimere con ancora maggiore efficacia il ruolo strategico che gli compete.

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Anitec-Assinform

È questo il quadro emerso dall’edizione 2019 del rapporto Il Digitale in Italia, presentato da Anitec-Assinform, l’Associazione delle imprese dell’ICT aderente a Confindustria in collaborazione con NetConsulting cube nel corso del Convegno “Digitale per Crescere - Innovazione, Crescita, Trasformazione”, con il supporto di 4.Manager, AlmavivA, DXC Technology, Facebook, NFON Italia e Philip Morris Italia.

Progressione, tutti i comparti interessati

“Si è innescato un processo virtuoso. La spinta delle compenti più innovative si autoalimenta sulla base di risultati concreti e si trasmette all’intero mercato, a partire dal software ai servizi. In tutti i settori le medie e grandi imprese investono nel digitale, visto non più solo come fattore di efficienza, ma come leva strategica per innovare prodotti, servizi, modelli di business. E i dati presentati oggi lo confermano - ha commentato Marco Gay, Presidente di Anitec-Assinform. E infatti, a parte i servizi di rete, per il quali si attende la spinta del 5G, la progressione attesa per il medio termine è trasversale a tutti i comparti. Tra il 2019 e il 2021, Dispositivi e Sistemi cresceranno a un tasso medio annuo dell’1,9% (da circa 19.100 milioni nel 2019 a 19.900 nel 2021); Software e Soluzioni ICT del 6,3% (da circa 7.600 milioni nel 2019 a 8.580 nel 2021); Servizi ICT del 6,1% (da circa 12.280 milioni nel 2019 a 13.870 nel 2021); Contenuti e Pubblicità Digitale del 7,2% (da circa 11.990 milioni nel 2019 a 13750 nel 2021”.

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Le componenti più innovative

Estraendo dai diversi comparti le componenti più innovative (dette anche Digital Enabler, per le possibilità che offrono) si ha conferma della loro crescente rilevanza. Da qui al 2021, cresceranno a tassi medi annui del 14,2% l’IoT, del 13,9% la Cybersecurity, del 22% il Cloud, del 14,7% l’ambito Big Data, dell’11,6% le Piattaforme per la gestione Web, del 9,1% il Mobile business, dell’11,8% i prodotti e le applicazioni Wearable. In fortissima crescita anche lntelligenza Artificiale e Blockchain, pur con valori di partenza contenuti. “La crescita di queste componenti, in un quadro di digitalizzazione diffusa, va sostenuta - ha aggiunto Gay -. È questa la chiave per evolvere in coerenza con le sfide di una trasformazione digitale di portata mondiale, cui si può rispondere solo con l’innovazione. Chiunque, da tutto il mondo può vendere sul nostro mercato generando valore aggiunto e occupazione nel proprio Paese. E chiunque dall’Italia, può entrare nelle filiere di produzione globali dove i processi digitalizzati contano moltissimo per far sì che creatività, qualità ed esperienza operativa del made in Italy continuino a fare la differenza”.

Settori

Guardando ai settori d’utenza, sempre in termini crescite medie annue da qui al 2021, si conferma il ruolo trainante di Banche (+4,8%), Industria (+5,2%), Distribuzione (+5,1%) e Utility 5,1%), cui si aggiungono anche Assicurazioni (+5,1%) e Trasporti (+3,9%).  Ed è stimato anche migliorare il trend del settore pubblico (+ 0,6% per la PA Centrale, + 1,3% per la PA Locale), scontando l’attuazione del Piano Triennale per l’Informatica nella PA 2019-2021.

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Il ritardo delle Pmi

Sul fronte dell’innovazione diffusa molto resta però da fare. Fatto 100 il solo mercato business, il 2018 ha visto le grandi imprese (oltre 250 addetti) esprimere ben il 58,7% degli investimenti ICT, contro il 18,7% delle medie (50-249 addetti) e solo il 22,6% delle piccole (1-49 addetti), che hanno un peso in termini di occupazione e Pil proporzionalmente più elevato. Il quadro al 2021 lascia intravedere un’accentuazione dello scarto. “Per gli investimenti digitali sono previsti incrementi medi annui del 4,7% per le grandi imprese, del 3,8% nelle medie e del 2,1% nelle piccole - ha precisato Gay - e quest’ultimo dato è da correggere al rialzo con pragmatismo, con incentivi centrati non solo sulla bassa taglia dimensionale o la localizzazione, ma anche indirizzati ai progetti delle grandi aziende che puntano a integrare le piccole in ecosistemi collaborativi. Il ruolo guida dei capo filiera è fondamentale”.

Non rimettere in discussione tutto

Emerge così anche l’urgenza di provvedimenti per rendere l’innovazione digitale più diffusa e che, al contempo, permettano al settore ICT di rafforzarsi ed evolvere per esprimere con ancora maggiore efficacia il ruolo strategico che gli compete. Su primo fronte si guarda al rinnovo dei programmi Impresa 4.0, che a condizioni costanti promettono di far crescere gli investimenti innovativi in sistemi industriali e sistemi ICT da qui al 2021 a un tasso medio annuo del 15,5% (da oltre 3030 milioni nel 2019 a circa 4000 milioni nel 2021), mantenendo la quota della componente ICT attorno al 56-57%. “I risultati attesi sono importanti, soprattutto per un sistema produttivo come il nostro, che sino a due anni fa accusava investimenti fermi, se non in calo; e confermano i risultati conseguibili con provvedimenti che meritano di non essere rimessi in discussione ogni anno, ma di essere rinnovati su una base triennale stabile, come già dal Mise è stato proposto”.

Scarsità di competenze

Sul secondo fronte, quello del rafforzamento del settore, si tratta di favorire una crescita già in atto e che genera valore e occupazione - tra il 2015 e il 2018 il numero di imprese è cresciuto da 107.340 a 112.340 e quello degli addetti da 477.850 a 512.400 - e di farlo rimuovendo gli ostacoli all’evoluzione verso le tecnologie e le applicazioni più innovative e i modelli di business centrati sul supporto e il know-how realizzativo. “Gli imprenditori del settore - ha aggiunto Gay - devono fare la loro parte. Ma non si può continuare rimandare la soluzione di due problemi che condizionano le prospettive del settore e che sono materia di intervento delle Istituzioni: la scarsità di competenze digitali e un finanziamento pubblico alla R&D nell’ICT marginale e non comparabile con quello dei paesi guida dell’Europa. “A fronte di una occupazione ICT in crescita annua del 2,4%, la forbice domanda-offerta di competenze digitali continua infatti ad allargarsi e mancano 12.000 laureati. A fronte di oltre 10.000 Startup Innovative, per più della metà appartenenti al settore ICT, da circa un decennio la spesa R&S del settore ICT in Italia, attorno ai 2,2 miliardi di euro l’anno, è per oltre l’80% autofinanziato dalle imprese, per il 13% circa dal resto del mondo e solo per il 6% dal settore pubblico”. “A sette mesi dai primi annunci, si va solo ora profilando l’operatività al Fondo per l’Innovazione, essenziale per dare una marcia in più anche alla R&D di un settore, quello dell’ICT, che è strategico per spingere l’innovazione in tutti i settori e territori”.

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La politica dia un segnale

“Quello del Fondo per l’innovazione è solo un esempio di come anche le buone idee rischino ritardi e incertezze che poco hanno a che fare con le prassi di un Paese proiettato al futuro. Chiediamo al Governo in carica di tenerne conto. Perché in Italia la dinamica dell’innovazione digitale potrebbe essere ancora più viva se solo si iniziasse a dare un segnale più netto sulla volontà di creare un ecosistema più favorevole agli investimenti innovativi, tramite una maggiore stabilità fiscale e normativa per chi investe nel cambiamento e una PA con meno vincoli culturali e organizzativi“.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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