Autore: Redazione
26/04/2018

Vincent Bolloré ascoltato dai giudici francesi per le presunte attività illecite africane, in Guinea e Togo

Anche gli azionisti di Telecom Italia si dicono “preoccupati” dalle accuse di corruzione del suo azionista di riferimento

Vincent Bolloré ascoltato dai giudici francesi per le presunte attività illecite africane, in Guinea e Togo

Proprio nel giorno dell’assemblea di Telecom Italia, martedì scorso, è giunta dalla Francia la notizia che il finanziere Vincent Bolloré, a capo dell’omonimo Gruppo di famiglia principale azionista di Vivendi con il 23%, è in stato di fermo con l’accusa di corruzione di funzionari pubblici stranieri in una vicenda legata a concessioni portuali in Togo e Guinea. La notizia è stata subito sottolineata dai piccoli azionisti presenti all’assemblea della compagnia di tlc. Vivendi, infatti, è infatti il primo socio di Telecom Italia, con una quota del 23,94% del capitale sociale. Alle spalle si posiziona il finanziere Paul Singer, che attraverso il suo fondo Elliott detiene l’8,85% del capitale. La battaglia per il controllo della compagnia, vedrà il suo momento cruciale il 4 maggio, giorno in cui verrà discussa e approvata la composizione del board, con Elliott e Vivendi che si confronteranno con due liste di maggioranza concorrenti. Il vicepresidente, Franco Bernabé, alle critiche provenienti da diversi piccoli soci nei confronti della sua stretta vicinanza a Vivendi, ha precisato: “Non tengo le parti di nessuno, faccio gli interessi di tutti gli azionisti”.

La smentita

Nel frattempo, il gruppo Bolloré ha “smentito formalmente” di aver commesso “irregolarità” in Africa attraverso la sua filiale africana SDV Afrique: è quanto si legge in un comunicato diffuso dal gruppo a Parigi. Le prestazioni oggetto dell’inchiesta della giustizia francese sono state “realizzate in completa trasparenza” e l’odierna audizione di Vincent Bolloré “permetterà di chiarire in modo utile alla giustizia queste questioni già oggetto di una expertise indipendente che ha concluso la perfetta regolarità delle operazioni”. La vicenda riguarda le concessioni di ottenimento della gestione dei terminal di navi container. I giudici si chiedono se il gruppo Bolloré non abbia usato Havas, la sua holding pubblicitaria, per ottenere nel 2010 la gestione dei porti di Conakry, in Guinea, e Lomé, in Togo. L’ipotesi è che Havas abbia fornito consulenze e consigli per sostenere l’arrivo al potere di alcuni dirigenti africani in cambio delle concessioni sui porti. Già nel 2016, la sede del gruppo Bolloré Africa Logistics era stata oggetto di una perquisizione nell’ambito dell’inchiesta aperta nel luglio 2012.