Autore: Redazione
29/05/2018

La Commissione UE sollecita le aziende contro le fake news: partono oggi i lavori del forum con gli OTT digitali e la WFA

Brand safety e disinformazione online sono al centro del tavolo che parte a Bruxelles con gli investitori, le principali piattaforme tra cui Google e Facebook e gli operatori di bidding advertising

La Commissione UE sollecita le aziende contro le fake news: partono oggi i lavori del forum con gli OTT digitali e la WFA

La UE promuove un “decalogo” di buone pratiche che tutelino le aziende e i marchi da investimenti pubblicitari su piattaforme digitali dai contenuti inappropriati. Il tema della brand safety entra nel percorso a tappe per sviluppare azioni di contrasto della disinformazione online, avviato dalla Commissione Europea lo scorso gennaio con uno studio affidato a un “think tank” di esperti UE denominato “High Level Group”, scaturito in un report presentato lo scorso aprile; e che oggi riparte a Bruxelles, con l’apertura di un forum dedicato a pubblicità e fake news. Al tavolo partecipano gli over the top del digitale come Facebook e Google, ma anche Twitter, il motore di ricerca Mozilla, Wikipedia, i rappresentanti degli investitori pubblicitari della World Federation of Advertisers, e le associazioni degli operatori ad exchange, vale a dire le piattaforme di programmatic. Sono invitate anche altre piattaforme digitali che vogliano partecipare al dibattito. I punti sul tavolo sono due: indurre gli operatori del programmatic advertising a garantire la qualità dei siti gestiti; e la trasparenza delle sponsorizzazioni politiche, sia generiche sia dirette al singolo utente. Lo ha spiegato Paolo Cesarini, responsabile del dipartimento sulla media convergence e social media della direzione generale Communication Networks, Content and Technology presso la Commissione Europea, intervenuto ieri a un convegno sui temi della disinformazione e delle fake news promosso dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia e dalla Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” dell’Università Statale di Milano. I tagli dell’adv sui siti che fanno disinformazione Un altro punto sul tavolo è discutere con le aziende in merito al taglio degli investimenti su siti e piattaforme dubbi, o che sistematicamente veicolano disinformazione. «Un obiettivo raggiungibile», sostiene Cesarini. In Italia, l’associazione degli utenti pubblicitari UPA se ne è occupata nel proprio Libro Bianco sulla comunicazione digitale, sollecitando gli aderenti a garantire che non pianificheranno siti illegali – tra cui pedopornografici, scommesse clandestine, che incitano all’odio -, menzionando esplicitamente siti che propongono notizie false su dati e fatti manifestamente infondati o falsi. Gli investitori pubblicitari italiani sono anche invitati a predisporre documenti di brand policy che indichino esplicitamente blacklist di siti dove non vogliono apparire, e whitelist dove vogliono pianificare, mentre alle agenzie media, alle concessionarie, alle inventory media trader viene chiesto di non operare in modalità “nascosta”. In pratica, viene chiesta più trasparenza. Le “best practice” della Commissione Europea Per contrastare la disinformazione e le fake news, la Commissione Europea propone una serie di misure, quali un codice di buone pratiche sul tema della disinformazione, da mettere a punto entro luglio da parte delle piattaforme online. In primo luogo si vuole garantire la trasparenza sui contenuti sponsorizzati, soprattutto se di natura politica, e ridurre il profitto dei vettori di disinformazione. La Commissione torna sul tema degli algoritmi, il loro funzionamento e delle verifiche da parte di terzi e chiede alle piattaforme di agevolare l’accesso da parte degli utenti di fonti di informazione diverse. Si chiede di monitorare i bot automatici e chiudere gli account falsi. La Commissione sta anche avviando la costituzione di una piattaforma di esperti tra giornalisti e ricercatori dedicata al fact checking e consultabile da parte di tutti. I verificatori saranno scelti tra i membri dell’UE facenti parte della rete internazionale dei verificatori di fatti (International Fact Checking Network), che segue un rigido codice etico. Un altro impegno è verso una maggiore alfabetizzazione mediatica e lo sviluppo di occhio critico ai contenuti online. La Commissione invita anche gli Stati membri ad aumentare il loro sostegno al giornalismo di qualità, pluralistico, vario e sostenibile. Nel 2018 la Commissione lancerà un invito a presentare proposte per la produzione e la diffusione di notizie di qualità sui temi dell’UE tramite mezzi di informazione basati su dati.