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Deloitte Digital e Adobe: una vetrina per l’experience marketing

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Le due società hanno portato dati e strumenti per raccontare lo stretto rapporto tra la user experience, le nuove mansioni del CMO e le implicazioni della digital transformation

L’alleanza tra Deloitte Digital e Adobe si è tradotta, per la prima volta in Italia, in un evento congiunto che ha approfondito il nuovo marketing dell’esperienza tendendo la mano ai CMO. La comunicazione è entrata nella nuova era segnata dalla user experience e da utenti sempre più esigenti, dove lo strumento più efficace per stabilirci un contatto è l’offerta di un occasione di divertimento o di un servizio dall’utilizzo immediato e intuitivo. Bisogna puntare a cambiare il mondo attraverso la digital experience, che va perseguita a costo di cambiare modello di business.

Come cambia il mercato

Il mercato tecnologico vale in Italia 22,8 miliardi di euro e segna una crescita dell’1,6% sul 2017, un trend che nel 2019 porterà a segnare un +2,3%. Guidano la tendenza i segmenti dell’intelligenza artificiale (+31% yoy), di big data e analytics (+26%), del cloud (+25%), e dell’IoT (+18%). «L’80% delle company ha individuato le esperienze come una delle priorità più urgenti, e il 15% delle aziende italiane ha sviluppato progetti di experience marketing dopo aver analizzato i risultati di test pilota. In Europa il numero raggiunge il 32%», spiega Federico Tota, Adobe Italy Country Manager.

Il ruolo del CMO

In questo momento di grande fermento, anche le figure professionali che lavorano nel marketing si trovano a dover gestire i cambiamenti. Nello specifico, il report “The CMO Survey: Fall 2018” mostra come «il CMO, oggi, ha una capacità di spesa nell’ambito tecnologico più alta rispetto al CIO», racconta Gianluca Loparco, partner, Digital Transformation Leader di Deloitte Digital. Ma lamenta un deterioramento del rapporto con le agenzie e l’insicurezza rispetto alle vie per coinvolgere i consumatori in un mondo sempre più interconnesso. Allo stesso tempo, però, aumentano gli investimenti nella customer experience. La strada da imboccare porterebbe all’esplorazione di nuovi mercati o segmenti, a un supporto nel monitoring e nell’accrescimento delle performance e alla ricostruzione aziendale in un ottica più incline al digital. «Il CMO ora è un growth driver, deve essere il motore di crescita dell’organizzazione, ma per farlo deve tenere conto di tutto il ciclo di vita del cliente. Quindi il suo operato deve sconfinare nelle aree vendite e nel customer service», continua Loparco. E dunque quali sono i nuovi obiettivi del CMO? «Il CMO deve lavorare per creare un’organizzazione incentrata sul cliente, che non vuol dire solo monitorare la customer experience, ma anche influenzarne il risultato. Inoltre, uno dei suoi compiti è individuare i nuovi modelli di business abilitati dalle nuove tecnologie e saper quantificare i risultati di busines. Questo significa saper pesare le idee e portarle a scala, misurandone i progressi», conlcude.

La digital transformation

Se le esperienze sono diventate il nuovo terreno di gioco, l’interconnessione dei media diventa un punto cardine per la ricerca della qualità. La coerenza tra le proposte sui diversi mezzi di comunicazione diventa il marchio di fabbrica, ciò che da un’identità al brand. Ma perché tutto sia coordinato, e perché sia coordinato con le aspettative dei consumatori, è necessario un impianto dati condiviso e fluido. Che a volte significa rivoluzionare il flusso aziendale. «Le aziende con cui abbiamo lavorato hanno fatto fatica a interpretare il significato di digital transformation. Ma siamo ad un punto in cui stanno iniziando a capirne i vantaggi. Tipicamente il percorso inizia dal CIO, poi si sposta sul front office e sul CRM. Stiamo attraversando una nuova ondata di aspettative: l’experience business. Tutto è disponibile e dev’esserlo subito. La tecnologia deve anche essere in grado di decidere da sé. Ma perché  questo impianto funzioni sono necessari tanti cambiamenti. Il comune denominatore è l’offerta di una grande user experience, con il cliente al centro. Le aspettative degli utenti non sono mai state così alte, e le loro richieste ci sono la personalizzazione, la fruizione live e una sempre più corta distanza tra fisico-virtuale», spiega Jaime Brighton, Head of Product & Industry Marketing Adobe Experience Cloud EMEA e APAC. I dati rappresentano uno degli impacci nell’offerta di una customer experience soddisfacente. Non è più un problema di scarsità, quanto di abbondanza e difficoltà nel capirne il valore. «Il 60% dei marketer dice di essere in possesso di troppi dati provenienti da troppe fonti, il 56% dichiara di non essere in grado di processarli abbastanza velocemente, il 51% ha problemi con la struttura e l’integrazione dei dati in maniera efficace, il 48% invece dice che i dati sono conservati in troppi sistemi differenti», continua Brighton.

Le soluzioni

La comunicazione tra diversi sistemi diventa un elemento fondamentale, capace di abilitare i 5 pillar del customer experience management: il primo è un profilo aperto, real time e unificato, il secondo riguarda la velocità con cui vengono proposti contenuti, il terzo è la dimensione cross-channel, il quarto riguarda l’artificial intelligence – «che sblocca il potenziale di dati e contenuti» - , l’ultimo prende in considerazione l’ecosistema – «ogni investimento deve avvenire in piattaforme con interoperabilità con tutti i canali». Per andare incontro alle necessità aziendali, allora, Microsoft, Sap e Adobe hanno messo in campo una partnership con lo scopo di condividere il data model i modo da rendere più veloce ed efficace il flusso delle informazioni tra i tre sistemi.

La pratica: il caso Amplifon

Tradizionalmente, Amplifon ha avuto nella televisione e nella capillarità dei punti vendita i suoi maggiori punti di forza. Ma poi l’utilizzo del digitale da parte dei consumatori - anche del target “senior”, raramente trattato dalle ricerche sul comportamento online - si è insinuato come una possibile minaccia al business. «In Amplifon abbiamo portato il marketing nella strategia aziendale generale, lavorare nell’upper funnel è fondamentale per segmentare meglio gli utenti e valutare gli investimenti», dichiara Cristiano Grassini Grimaldi, Global Digital Transformation Director Amplifon. La società ha deciso di spingere sul marketing focalizzandosi sull’upper funnel, sul media buying, sulla marketing automation , sulla digital experience e sulla customer excellence, ovvero la creazione di un ecosistema per accompagnare il prospect attraverso l’intero user journey. Per sostenere queste attività è stato proposto un riassetto delle figure marketing, con la creazione di un center of excellence in grado di garantire qualità nei team locali. Da questa rivoluzione interna la società si aspetta eccellenti standard di servizio per ogni country, l’attrazione di talenti digitali, la creazione di opportunità per sinergie per migliorare le risorse locali su CRM e prodotto.


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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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