Autore: Redazione
25/06/2018

Buona la performance al Festival di Cannes dell’Italia, con un palmares di 22 Lions, trainato da Publicis con Diesel. L’ultimo bronzo a DDB Group per Ikea, nella categoria dedicata a “Sustainable Development Goals”

Non sono arrivati Grand Prix nell’ultima giornata, venerdì scorso, ma è un risultato positivo per la creatività nostrana, che “resiste” al clima incerto della kermesse che, quest’anno, si è completamente rinnovata

Buona la performance al Festival di Cannes dell’Italia, con un palmares di 22 Lions, trainato da Publicis con Diesel. L’ultimo bronzo a DDB Group per Ikea, nella categoria dedicata a “Sustainable Development Goals”

dai nostri inviati a CANNES, Anna Maria Ciardullo e Francesco Lattanzio

Le luci del Palais si sono spente, i party in spiaggia a base di rosé sono finiti e gli yacht brandizzati hanno lasciato il porto di Cannes. Anche quest’anno, ha chiuso i battenti venerdì scorso (con la nuova formula, un giorno prima del non più tradizionale e festaiolo sabato) il Festival Internazionale della Creatività Cannes Lions. La partecipazione è diminuita del 20-25%, secondo le prime stime della stampa internazionale, forse proporzionalmente al ridotto numero di complessivo di entries iscritte, cosa che, del resto, era stata ampiamente prevista. Un calo abbastanza evidente tra i corridoi del Palais, meno affollati e caotici rispetto allo scorso anno. Di contro, è cresciuta a due cifre (84%) la presenza di marketer e consulenti, il che fa sperare in un rinnovato interesse verso la qualità creativa nelle menti dei brand.

Le performance italiane

In questo scenario così nuovo per il Festival, che ha affrontato un cambiamento radicale, l’Italia ha tenuto botta, portando a casa ben 22 Lions su 448 lavori iscritti, contro i 20 totalizzati l’anno scorso con la vecchia formula su 660 entries, seppur senza poter festeggiare un Grand Prix. Con le dovute limitazioni, la ristrutturazione dei premi, la chiusura di alcuni Lions, la rimozione di molte sottocategorie e l’assenza, formale, di Publicis Groupe, la performance nostrana complessiva è in linea con quella dell’anno scorso, anzi in leggero rialzo, grazie all’incetta di premi che proprio Publicis Italia ha collezionato in moltissime categorie con le campagne realizzate per Diesel. Il 22esimo Lion, di color bronzo, se l’è aggiudicato DDB Group in una delle nuove categorie che hanno debuttato quest’anno, “Sustainable Development Goal”, che celebra il problem solving creativo per lo sviluppo sostenibile delle persone, del pianeta e della prosperità. La campagna è ancora “The Room”, già premiata con un bronzo in “Radio&Audio”. Il Grand Prix per la sostenibilità va, invece a “Palau Pledge”, entry realizzata per il Palau Legacy Project a sostegno dell’ambiente dell’arcipelago di Palau nel Pacifico, da Host/Havas Sidney, che ne aveva già incassato uno per il “Direct”. Si tratta di un timbro ufficiale da apportare sul passaporto dei turisti, per siglare il loro impegno per la salvaguardia del luogo.

P&G da Grand Prix

Nessun premio, invece, per l’Italia, nella categoria più “classica”, quella dei “Film”, che ha premiato con ben due statuette ruggenti Procter&Gamble. La prima alla popolarissima e divertente campagna realizzata per il Super Bowl da Procter& Gamble Cincinnati e Saatchi&Saatchi New York, divisa in quattro episodi: “It’s another Tide Ad”, “It’s A Tide Ad”, “It’s yet another Tide Ad” e “It’s yet another Tide Adagain”, tra le favorite anche dai pronostici. La formula è semplice e mette simpaticamente in ridicolo gli stereotipi delle pubblicità di birre, bagnoschiuma, auto, rasoi, profumi e altri prodotti dalla multinazionale. Nel film, infatti, il protagonista, David Harbor, l’attore della serie “Stranger Things”, interpreta alcuni degli spot più conosciuti di P&G per poi interromperne il flusso ripetendo “no, non è la pubblicità che pensi tu, ma è quella del Tide”, un detersivo molto noto all’estero. Si può dire che in questo lavoro scorra anche un po’ di sangue italiano: infatti, il copy è un nostro connazionale e si chiama Jacopo Biorcio. Il secondo “Grand Prix” e anche un Gold Lion sono, invece, andati al controverso “The Talk” di BBDO New York, che come Mark Pritchard stesso ha dichiarato durante il Festival, usa la voce di P&G per promuovere cause di rilevanza sociale, come la gender equality. La campagna digitale, di branding e non di prodotto, molto incentrata sugli States, affronta il tema della conversazione che gli afroamericani in un momento o l’altro devono intavolare con i loro figli sul razzismo e lo fa proprio mostrando alcuni di questi ipotetici dialoghi. P&G è, infatti, “proud sponsor” delle mamme e delle donne Afro Americane. «Un lavoro di grande intensità, che offre un’opportunità unica al pubblico per riflettere», commenta il brasiliano Luiz Sanches, presidente di giuria e Partner & Chief Creative Officer di AlmapBBDO.

Titanium e Creative Effectiveness

Nessuna entry italiana ha partecipato, invece, alla gara per le categorie “Titanium” e “Creative Effectiveness”. Per la prima, è stata premiata, facendo tripletta di Grand Prix, ancora “Palau Pledge”. «Non mi stupisce che abbia ottenuto 1,7 miliardi di impression sui media e una così ampia partecipazione in tutto il mondo; lancia un messaggio semplice, ma capace di aprire le menti, cambiare il comportamento, responsabilizzare le persone che firmano, mettendo il proprio nome in gioco per l’impegno verso la salvaguardia dell’ambiente. Ogni luogo dovrebbe avere un timbro sul passaporto come questo», ha commentato il presidente di giuria Colleen DeCourcy, Chief Creative Officer di Wieden+Kennedy. Per l’efficacia creativa, premiata, invece, una “campagna non-campagna”, come l’ha definita il presidente dei giurati Fernando Machado, Global Chief Marketing Officer di Burger King, ma un servizio capace di risolvere in modo geniale un vero problema. I bambini, in India, hanno spesso infezioni causate dalla mancanza di igiene e allo scarso utilizzo del sapone. Soprattutto, quando mangiano. Per portare la buona abitudine di lavarsi le mani a scuola, Savlon e Ogilvy Mumbai, hanno creato “Savlon Healty Hands Chalk Sticks”: si tratta di gessetti, che i bambini indiani usano per scrivere sulle loro lavagne nelle scuole, che macchiano le mani di polverina, la quale, però, una volta a contatto con l’acqua, si trasforma magicamente in sapone.

Grand Prix benefici

Un tema inusuale è, poi, protagonista della campagna premiata con il Grand Prix per la categoria “Glass Lion: The Lion For Change”, che celebra le creatività capaci di scuotere e creare uno shift nella cultura: “Blood Normal” di AMVBBDO London per Bodyform (in Italia Nuvenia), marchio di assorbenti che ha deciso di mettersi dalla parte delle donne. La campagna mira a rompere i tabù che girano intorno al ciclo mestruale, perché sono ancora molti i Paesi nel mondo in cui le donne subiscono vessazioni e discriminazioni quando hanno il ciclo, arrivando persino a essere rinchiuse, perché considerate infette. La stessa Madonna Badger, presidente di giuria e Founder e Chief Creative Officer di Badger & Winters, ha sottolineato l’importanza di aprirsi a questa condizione femminile trattandola per quello che è, non qualcosa di sporco e imbarazzante, ma di assolutamente normale. Il Grand Prix For Good, infine, è andato a “Project Revoice” di BWM Dentsu Sydney per The Als Association, un’iniziativa senza scopo di lucro con l’obiettivo finale di garantire che nessuno affetto da Sla debba essere derubato della propria voce. Nessuna menzione per l’Italia anche in queste categorie.