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Advertiser Perceptions Report: Google Ad Manager è oggi la SSP più diffusa tra gli editori

Autore: Redazione


Stando ai risultati della ricerca condotta su 154 publisher, lo strumento di Big G è adottato dal 42% dei rispondenti. Nonostante non eccella in alcune caratteristiche fondamentali per la scelta di un partner, come la condivisione proattiva di insight e report e la disponibilità di questi ultimi

Google Ad Manager è la SSP più diffusa, stando all’Advertiser Perceptions’ 2018 Programmatic Intelligence Report. Ma i 154 editori intervistati hanno valutato anche piattaforme attive in aree come la condivisione proattiva di insight e reporting, categorie in cui Google non appare tra i competitor. “Google è chiaramente il leader, ma i publisher chiedono partner che li aiutino a trovare nuove vie per arrivare a revenue ulteriori e incrementare i loro margini”, spiega Kevin Mannion, chief strategy officer di Advertiser Perceptions. Quali elementi considerano i publisher? Gli editori vogliono lavorare con SSP che siano di supporto nelle loro decisioni, condividendo proattivamente insight e report. I publisher hanno individuato proprio questo come criterio principale nella scelta di una partnership, e nella lista delle strutture più considerate nella specifica caratteristica Google è solo settima, dietro a AppNexus, PubMatic, Yahoo, Rubicon, OpenX e MoPub. “Le SSP che stanno guadagnando terreno o tornando tra le prime scelte sono attive nell’offerta di queste possibilità”, spiega Mannion. Google occupa il settimo posto anche nella classifica delle preferenze riferita alla disponibilità dei suoi report, per cui sono stati tenuti in conto la frequenza misurata e la quantità dei report corrisposti. In questo ranking è MoPub a dominare. Ma Big G si piazza bene quando si tratta di protezione verso bot, ad fraud e bad ads. È seconda dietro, ancora una volta, a MoPub. Quando gli editori valutano le capacità di una SSP, le prime due caratteristiche che considerano sono la “visibilità accurata all’interno delle inventory disponibili” e le opzioni del PMP. Per quanto riguarda la prima voce, i favori degli editori vanno a MoPub, Yahoo e Google Ad Manager, mentre per ciò che concerne il private marketplace, PubMatic e Yahoo sono le piattaforme migliori. Nonosante le più basse posizioni di classifica occupate da Google Ad Manager in alcune categorie principali, è ancora quest’ultima la migliore SSP, con un net promoter score di 52. Pubmatic, AppNexus e Yahoo seguono con una valutazione superiore a 40, mentre OpenX e MoPub si aggirano attorno a uno score di 30. Un editore su quattro, se dovesse scegliere una sola SSP, propenderebbe per Google. Quali SSP utilizzano i publisher? In media, gli editori utilizzano 2,7 SSP a testa e hanno intenzione di alzare il numero fino a 3,3 nel prossimo futuro. Questa cifra è molto più bassa rispetto al recente benchmark proposto da STAQ ed effettuato su 22 publisher. Nonostante il gruppo di indagine fosse molto contenuto, i risultati hanno evidenziato una media di 14,5 programmatic partner. Per quanto riguarda le piattaforme più utilizzate, secondo l’Advertiser Perceptions, il 42% degli editori si affida a Google Ad Manager, il 31% a Yahoo for Publisher, il 30% a OpenX, il 23% a AppNexus, il 21% a MoPub, il 20% a PubMatic e il 19% a Rubicon Project. Ultimo in classifica Index Exchange, con 6 punti percentuali. “Mi ha sorpreso il risultato di Index Exchange. Non è la prima volta che la struttura finisce tra i player di seconda fascia”, commenta Mannion. Un’altra sorpresa riguarda la posizione di Yahoo, dato che l’11% dei rispondenti ha dichiarato di aver usato One by AOL negli ultimi dodici mesi. “Pensiamo ci sia un po’ di confusione nel marketplace riguardo alle property di Oath, e questo fa parte della loro sfida”, aggiunge Mannion. Un po’ di confusione, ecco perché... Il tipo di risorse che ha risposto al sondaggio può avere influito sui risultati, perché potrebbero aver avuto una visibilità differente rispetto alle strutture pubblicitarie o alla percezione dei partner per il programmatic. Il 45% del campione proveniva dal reparto operations, il 55% dai sales. Mannion ha affermato che i risultati differivano in base al ruolo. IL 62% degli intervistati erano VP level, mentre il restante 38% ricopriva ruoli di direttori o supervisor.

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incarichi e gare

Autore: Redazione - 24/04/2024


KFC Italia sceglie KIWI come nuovo partner per la gestione dei social

Si arricchisce di una collaborazione di grande valore il 2024 di KIWI che, a partire da questo mese, è ufficialmente il nuovo partner per la gestione dei canali social di Kentucky Fried Chicken Italia, l’iconica e leggendaria catena di fast food specializzata in pollo fritto. La unit di Uniting Group, scelta da KFC a seguito di una gara, assume l’ownership dei canali Meta (Facebook e Instagram, con l’obiettivo di aprire anche Threads), LinkedIn e TikTok del brand. “La vittoria parte innanzitutto da una ricerca approfondita sul tone of voice. Abbiamo identificato nell’autenticità, nella schiettezza e nella boldness, che da sempre appartengono al brand, degli ottimi punti di partenza per rivolgerci alla GenZ e ai Millennial che sono il pubblico per eccellenza di KFC. Si tratta di un brand unico e amatissimo in tutto il mondo, con un prodotto e degli asset di comunicazione inconfondibili e potenzialità social ancora parzialmente inespresse in Italia”, afferma Andrea Stanich, Direttore Creativo Esecutivo di KIWI, Part of Uniting Group.  La strategia L’attenzione di KIWI sarà molto concentrata sulla crescita e sul coinvolgimento sempre maggiore della community. Anche i lanci, le promo, le aperture, i servizi e le innovazioni tecnologiche saranno comunicate senza perdere di vista l’intrattenimento. Una gestione del community management informale e diretta contribuirà ad alimentare il dialogo quotidiano con gli utenti. “Una parte rilevante del piano social di KFC - prosegue Federica Pasqual, COO di KIWI e Freshhh, Part of Uniting Group - sarà costituita da contenuti video originali agili e veloci, che ci piace definire ‘snackable’. Oggi più che mai è fondamentale affiancare i nostri brand partner intercettando le opportunità di comunicazione e i trend in modo istantaneo; questo, nel day by day, viene facilitato dalla collaborazione con la unit Freshhh, nata inizialmente come spin-off di KIWI, realtà che può contare, dall’ultimo quarter del 2023, su uno spazio produttivo dedicato”.  Dieci anni di pollo fritto in Italia KFC, società del gruppo Yum! Brands, è leader mondiale nel settore dei ristoranti che servono pollo fritto. Nato oltre 70 anni fa e presente in Italia da 10 anni, il brand ha avuto nel nostro Paese una crescita che l’ha portato oggi a 87 ristoranti in 15 regioni, con l’obiettivo di arrivare a 100 locali entro la fine dell’anno. Il gusto unico del pollo fritto di KFC si deve al Colonnello Sanders, fondatore del brand e inventore dell’Original Recipe, la ricetta che contiene un inimitabile mix segreto di erbe e spezie e che ancora oggi viene preparata come una volta nei ristoranti di Kentucky Fried Chicken. “Cercare ogni giorno di costruire una relazione sincera e coinvolgente con il nostro target di riferimento rappresenta uno degli obiettivi principali per i prossimi anni, forse la chiamerei una missione. La GenZ è la nostra audience, vogliamo rivolgerci loro in maniera diretta e convincente - afferma Marzia Farè, Chief Marketing Officer di KFC in Italia -. La scelta dei temi, dei canali, del linguaggio e il tono di voce da adottare diventano pertanto ogni giorno più cruciali; vorremmo esser riconosciuti come contemporanei e autentici e credo che la collaborazione con KIWI possa davvero esser l’occasione giusta per far un passo ulteriore di crescita in questa direzione. Il team KIWI che ci affiancherà è pieno di energia e voglia di fare, abbiamo le premesse migliori per far bene e divertirci”.

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spot

Autore: V Parazzoli - 09/04/2024


Lorenzo Marini Group firma “Il divino quotidiano” di Amica Chips, con una versione più “rispettosa” in tv e una più trasgressiva sui social

È on air la nuova campagna tv Amica Chips, realizzata, dopo aver vinto la relativa gara, da Lorenzo Marini Group, che propone una comunicazione fuori dagli schemi tradizionali con un linguaggio ironico, forte e trasgressivo, destinato a colpire un target giovane non abituato a messaggi “televisivi tradizionali” ma a stilemi narrativi social. Non a caso, dello spot sono state approntate una versione più “provocante” appunto per i social e una più rispettosa di un target tradizionale per la tv, con planning sempre di Media Club. Il film Le protagoniste dello spot sono delle novizie, riprese in fila sotto al chiostro del monastero mentre si apprestano ad entrare in chiesa. In sottofondo si sente la musica dell’“Ave Maria” di Schubert, eseguita con l’organo che accompagna questo ingresso. Le novizie sono in fila verso l’altare e la prima sta per ricevere la comunione dal prete celebrante…In quel momento si sente il suono della croccantezza della patatina, un “crunch” amplificato in perfetto sincrono con il momento in cui la prima novizia ha ricevuto l’ostia. Le altre in fila, al sentire il “crunch”, sorridono divertite e guardano nella direzione da cui proviene il rumore “appetitoso e goloso” della patatina croccante. La Madre Superiora infatti è seduta in sagrestia e, rilassata in un momento di pausa, sta mangiando con gusto le Amica Chips prendendole da un sacchetto che tiene in mano. Pack shot con le patatine Amica Chips e in super appaiono logo e claim di campagna “Il divino quotidiano”. Obiettivi e target L’obiettivo principale della comunicazione è quello di riaffermare il ruolo da protagonista di Amica Chips in comunicazione, da sempre protagonista di campagne forti e distintive con un tono da leader, per aumentare la percezione del suo valore di marca e consolidare la sua brand awareness. La campagna, che vuole sottolineare l’irresistibilità del prodotto ed esaltare la sua croccantezza superiore, sarà sviluppata con un sistema di comunicazione integrato teso a massimizzare l’impatto e la copertura di un target 18–54 anni, con particolare focus per la parte più giovane (18-35) sui canali digital e social. Un target che, in chiave psicografica viene descritto come composto da persone che nella loro vita ricercano ironia, divertimento e simpatia e che hanno un atteggiamento sociale aperto ed evoluto, con una ricerca continua di uscita dagli schemi convenzionali. Il messaggio vuole esprimere, con forte ironia “british”, un contenuto di prodotto legato al momento dello snack e, attraverso una descrizione iperbolica e provocante, esprimere il valore della croccantezza irresistibile della patatina Amica Chips. Si vuole rappresentare, in modo palese e senza fraintendimenti di tipo religioso, una situazione “chiaramente teatrale e da fiction”, tratta da citazioni del mondo ecclesiastico già abbondantemente trattate nella cinematografia mondiale, nelle rappresentazioni teatrali e nella pubblicità. Lo spot 30” verrà programmato sulle reti Mediaset, Cairo e sulle CTV, oltre che sui canali digitali. Il commento «Le patatine sono una categoria mentale compensativa e divertente – spiega Marini a Dailyonline -.. Hanno bisogno di comunicazioni ironiche, giovani e impattanti. L’area semantica della serietà è noiosa, funziona per prodotti assicurativi o farmaceutici. L’area del divertimento e della giocosità si sposa benissimo invece con questo settore». Credits Direzione creativa: Lorenzo Marini Copywriter: Artemisa Sakaj  Planning strategico e direzione generale: Ezio Campellone Account service: Elma Golloshi Casa di produzione: Film Good Executive producer: Pierangelo Spina Regia: Dario Piana Direttore fotografia: Stefano Morcaldo Producer: Sara Aina Musica: “Ave Maria” di Schubert – esecuzione di Alessandro Magri  

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