Autore: Redazione
20/06/2017

Festival di Cannes 2017, per Dentsu i brand devono entrare nelle logiche della digital economy. Lo chiedono i consumatori

Nigel Morris, Ceo di Dentsu Aegis Network Americas, è convinto che questo sia l’unico modo per non arrivare a un punto di flessione e guidare la industry a un’ulteriore crescita. Ci sono alcune barriere specialmente per i grandi brand, che sono anche i meno agili, ma bisogna evitare “la mano mortale del conservativismo”

Festival di Cannes 2017, per Dentsu i brand devono entrare nelle logiche della digital economy. Lo chiedono i consumatori

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Nigel Morris

«L’industry del digital advertising sta arrivando a un punto di flessione - debutta Nigel Morris, ceo of Dentsu Aegis Network Americas, sulla spiaggia di YouTube a Cannes». Per evitare che questa flessione si concretizzi bisogna analizzare il concetto di diversità, legato a doppio filo a quello di opportunità.

«Il mondo sta cambiando e i brand devono farlo con lui. Bisogna ambire a trasformarsi in digital economy business al 100%, perché sono i consumatori che lo richiedono», continua. Le aziende più grandi sono anche le meno agili, e quindi incontrano le maggiori difficoltà. Ma oltre a quelle, ci sono anche “barriere ulteriori”. Per superarle «bisogna comprendere la società in cui viviamo, l’influenza delle nuove tecnologie - come VR, AR, AI - nel mondo contemporaneo. Queste si riflettono nell’economia, nella politica e nell’educazione. Le esperienze delle persone sono sempre più immersive, avvengono in tempo reale. Tecnologie come l’Artificial Intelligence vengono spesso demonizzate, ma se utilizzate in modo collaborativo dall’uomo possono essere un supporto molto potente. Sono uno strumento che aggiunge agilità, flessibilità, cultura della collaborazione e responsiveness».

Il problema appare molto chiaro: «si sovrastima l’impatto a breve termine e si sottostima quello a lungo termine», dice Morris. «L’opportunità che abbiamo risiede nei giovani, e questi vogliono capire perchè le organizzazioni fanno quello che fanno, a livello di impegno sociale. Attraverso questo canale ne guadagnano di credibilità. Bisogna però chiedersi: possono avere fiducia nel mio brand?», continua. Qualche accorgimento è possibile metterlo in pratica, per esempio: «inserire nel team risorse che condividono l’idea che si vuole esprimere, oppure formare un gruppo di lavoro composto da persone con competenze molto diverse, in modo da renderlo disruptive».

L’approccio di Dentsu

L’approccio di Dentsu è deciso, «abbiamo una visione e cerchiamo di metterla in campo». Questo avviene attraverso una filosofia chiara, come chiari dono gli obiettivi che la società comunica agli stakeholder, e si riflette sulle risorse interne, «a cui diamo grande potere e supportiamo la scalabilità delle grandi idee che partoriscono». Le iniziative che riflettono questa visione sono diverse: The Code, lanciata in America Latina, «è dedicata all’educazione digitale, e non si ferma nella consegna degli strumenti per lavorare nella industry, ma rende i nuovi lavoratori competitivi a livello globale»; The Den insegna le skill digitali alle no-profit «per migliorare il loro operato»; Fortysix, lanciata in UK, «assume solo risorse provenienti da minoranze etniche, per dargli l’opportunità di lavorare nel settore».

Il futuro e il progresso

«Il progresso futuro deve fondarsi sulle partnership, sul lavorare insieme. Bisogna guidare il progresso come industry, attraverso azioni positive che si rifletteranno in un futuro altrettanto positivo. Bisogna avere il coraggio e la voglia di superare le barriere. Questo è l’unico modo per avere successo», spiega Morris. Prima di chiudere il suo intervento, il ceo mette in guarda dalla “mano mortale del conservativismo“: «Nell’industry creativa, generalmente è la passione a guidare le risorse. Una volta raggiunto il successo però ci si inizia a chiedere: perché dovrei cambiare? È così che si finisce per fallire. Tutte le organizzazioni devono prendere il successo come stimolo a cambiare ancora».