Autore: Redazione
11/01/2017

WeChat sfida l’App Store con il lancio dei “miniprograms”

L’applicazione di proprietà di Tencent presenta una iniziativa volta a coinvolgere attivamente terze parti per offrire un vasto assortimento di servizi. E la Mela è sempre più minacciata in Cina

WeChat sfida l’App Store con il lancio dei “miniprograms”

Nel giorno del decimo anniversario della nascita di iPhone, il colosso cinese Tencent ha deciso di lanciare un’iniziativa in diretta concorrenza con l’App Store. WeChat, l’applicazione di messaggistica leader in Cina e nel sud-est asiatico, controllata proprio da Tencent, ha cominciato a offrire dei “miniprograms” di terze parti all’interno della piattaforma. A parlarne è il Financial Times, che segnala come a partire da oggi sia possibile prenotare una corsa con Didi (l’Uber cinese), ordinare un regalo su JD.com o compiere numerose attività senza uscire da WeChat, un walled garden dalle sembianze asiatiche. La tesi del Financial Times è che queste funzionalità siano quanto di più simile esista all’App Store, vero e proprio centro di smistamento dei dispositivi iOS. E anche il timing del lancio non è casuale: Tencent ha detto di voler omaggiare Steve Jobs, quasi un avvertimento alle compagnie americane presenti nel Paese che la Cina fa sul serio. Settimana scorsa la Mela ha dovuto rimuovere l’app del New York Times dall’App Store cinese, piegandosi alla censura di Pechino e facendo emergere ancora una volta il problema della presenza dell’hi tech americano nel Paese. Inoltre la Cina, terra di crescita smisurata per la società californiana, è un mercato ormaii saturo, dove profitti e ricavi viaggiano a ritmi altalenanti. Apple, “miniprograms” non sono app Apple ha minimizzato il lancio di WeChat: per Cupertino i “miniprograms” non possono essere definiti “app”. A dirlo è Pony Ma, amministratore delegato di Tencent. In ogni caso in “miniprograms” si avviano istantaneamente, nonostante siano meno completi rispetto alle app originarie. Caratteristica che giustifica la tattica della prima azienda al mondo. Il vero punto di forza di WeChat rispetto all’App Store risiede nel rapporto con gli sviluppatori. Secondo Matthew Brennan, co-founder di ChinaChannel, i developer cinesi non versano denaro a WeChat mentre Apple trattiene il 30% da ogni acquisto concluso sull’App Store. E i “miniprograms” non dipendono da alcun device ma sono applicabili su qualsiasi sistema operativo, sia Android che iOS. Ideare, sviluppare e realizzare piattaforme in-app è un business in espansione e attrattivo agli occhi degli sviluppatori, i quali beneficiano dei flussi di navigazione, dei pagamenti e dei dati raccolti. La taglia di WeChat è l’elemento finale per comprendere perché una applicazione di questo tipo abbia grandi potenzialità di mercato. WeChat, leadership in territorio Cinese La piattaforma, dati QuestMobile, assorbe il 35% del tempo speso su mobile in Cina. Uno stato con 1,3 miliardi di abitanti sempre più connessi, una audience enorme: oltre 750 milioni si connettono all’app ogni giorno, numeri che fanno spavento anche a WhatsApp e Messenger, usate da più di 1 miliardo di persone al mese. La sentenza di Brennan non sorprende: “Tencent sta vincendo la guerra sul mobile. I minirograms avranno un impatto materiale sulle entrate dell’App Store; circa il 15%del mercato mobile cinese è costituito da utenti iOS. Tencent è la prima risorsa di utili per l’App Store, a livello globale. E gli acquisti effettuati attraverso WeChat vengono finalizzati con i sistemi di pagamento di Tencent.