Autore: Redazione
14/11/2017

Webranking: migliora la comuncazione corporate delle aziende quotate in Italia

Snam, Eni e Gruppo Hera si riconfermano al vertice anche in questa 16esima edizione. Terna è “best improver”

Webranking: migliora la comuncazione corporate delle aziende quotate in Italia

L’ingresso di azionisti esteri e la trasformazione dei business spingono la trasparenza sul digitale delle imprese italiane. Questo è emerso dalla 16esima edizione della ricerca Webranking pubblicata nella giornata di ieri. Dall’avvio dell’indagine italiana abbiamo assistito a un aumento della trasparenza e degli investimenti nella comunicazione corporate digitale. Questo maggiore livello di apertura è collegato alle evoluzioni del mercato dei capitali e alla crescente competizione a livello internazionale. Webranking è realizzata da Lundquist in collaborazione con la società svedese Comprend. Quest’anno sono state considerate 112 grandi aziende quotate in Italia (erano 70 lo scorso anno). A livello internazionale sono state valutate oltre 800 imprese. Snam al vertice, Terna “best improver” Nelle prime posizioni si riconfermano Snam, Eni e Gruppo Hera. Terna è la società “best improver” che ha aumentato maggiormente il proprio punteggio rispetto allo scorso anno. Per arrivare all’eccellenza è necessario un lavoro lungo e costante, come dimostra la grande stabilità tra le “best in class” della ricerca. Nella top 10 della ricerca e tra le società best improver troviamo proprio aziende che stanno trasformando il proprio business o che assumono un ruolo ancora più chiaro rispetto ai cambiamenti globali. È il caso, ad esempio, di Snam, Eni, Terna, Erg che stanno vivendo la trasformazione del settore energetico e che hanno investito notevolmente nella trasparenza digitale negli ultimi anni. In un contesto sempre più competitivo e in trasformazione, la trasparenza sul digitale diventa per le aziende un’arma vincente per guadagnare fiducia verso gli stakeholder e riuscire a raccontare come affrontano le sfide del mercato”, Joakim Lundquist, ceo Lundquist e responsabile Webranking Italia, Svizzera e Austria. Migliorano le performance La ricerca definisce le informazioni di base che le aziende quotate devono presentare per soddisfare queste richieste, per questo si comporta come uno “stress test”. Rispetto allo scorso anno non solo sono aumentate le società promosse che ottengono almeno la metà del punteggio massimo (il 28% contro il 23% del 2016) ma soprattutto sono fortemente diminuite le bocciate che non soddisfano i requisiti minimi (43% contro il 52%, contando anche le società che erano state escluse dalla classifica perché presentavano un punteggio troppo basso). Cambio di passo anche tra i “best improver” Anche guardando ai best improver, vale a dire alle società che hanno aumentato maggiormente il proprio punteggio, notiamo un cambio di passo. Il punteggio di ben dodici aziende è salito di oltre 10 punti (una sola nel 2016). Tra queste Terna, Brembo, Leonardo, A2A e Banca Ifis. Tra le società neo-quotate il punteggio più alto spetta a Italgas, unica matricola promossa. A livello di settore sia in Italia sia in Europa si confermano ai primi posti le realtà industriali e in particolare il settore Oil&Gas che ottiene il punteggio medio più alto. Una comunicazione corporate più efficace e narrativa Molte aziende italiane stanno ripensando la propria strategia, investendo in nuovi mercati o rami di business. Per questo, hanno necessità di raccontare in modo chiaro e coinvolgente le evoluzioni strategiche, fornire dettagli sui vari rami di attività, spiegare come l’azienda evolverà nel prossimo futuro. In breve, comunicare le trasformazioni del business dandone una chiave di lettura Sostenibilità e governance: la sfida è distinguersi e guadagnare la fiducia La disclosure delle informazioni non finanziarie è il tema caldo dell’anno. Nonostante l’obbligo di legge, notiamo che le società italiane hanno ampi margini di miglioramento: meno della metà delle aziende considerate pubblica un bilancio di sostenibilità. Quanto alla governance, molte società italiane comunicano prevalentemente in un’ottica di compliance - spesso con un linguaggio arido e tecnico - senza cercare di comunicare cosa distingue ciascun approccio. “Per la sostenibilità, il digitale non è più un semplice canale tra i tanti, spesso secondario, ma la leva strategica per il dialogo e il confronto con il mondo esterno. Per questo si stanno fondendo categorie tradizionali di sostenibilità quali reportistica, stakeholder engagement e comunicazione di sostenibilità”, James Osborne, head of sustainability di Lundquist. Comunicazione digitale, una chiave per attrarre l’attenzione del pubblico Il mondo digitale è alle prese con una overdose di informazioni. Per aumentare la loro visibilità e credibilità, le aziende devono sapersi distinguere: dati e informazioni devono essere contestualizzati e narrati sfruttando gli strumenti digitali. La comunicazione online non può più prescindere dalla qualità della comunicazione visuale e dalla facilità di utilizzo del sito. “Sempre più aziende dicono di “fare storytelling” ma ancora poche riescono a raccontare storie rilevanti e raggiungere il proprio pubblico”, conclude Sara Rusconi, content strategist e partner Lundquist. <